[note color=”000000″]
Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile. [/note]
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]
Ho sempre pensato che “Ritorno al futuro” fosse un gran bel titolo, oltre che un gran bel film. La sua eloquenza mi ha sempre spiazzato, con gusto e divertimento. Tornare al futuro, come se ci si fosse già stati, usciva dagli schemi della mia logica, seppur fantascientifica.
Ad oggi, questo titolo non è più solo il simbolo di uno dei film più spassosi della storia del cinema. Classe 1985, Ritorno al Futuro ha fatto ridere, gasare e fantasticare intere generazioni. Ha dettato lo stile di un’epoca e di quelle a seguire. Ha creato miti che saranno davvero duri a morire e che, probabilmente, non lo faranno mai. Nessuno è immune al fascino della DeLorean. Nessuno non sa a cosa ci si riferisce quando si esclama “Grande Giove!”.
Ma ad oggi, ritornare al futuro è anche e prima di tutto una speranza.
Ed è proprio per questo, forse per esorcismo, forse perché è meno doloroso, forse per affetto, come se fosse il mio buon augurio, o un modo inconscio di pensare positivo, che davanti a tutta questa storia della legge contro l’aborto in Spagna mi è venuto da pensare a Doc e Marty. Perché loro al futuro ci sono tornati. Tornati veramente. E anche a me piacerebbe farlo.
Se un anno fa mi avessero detto che in uno qualsiasi dei Paesi dell’Unione Europea sarebbero tornati a vietare l’aborto, avrei solidamente pensato che si trattava di una cazzata.
Non mi sarebbe proprio sembrato plausibile, ma solo vagamente immaginabile, che una nazione “avanzata”, nel pieno del “progresso” e dello “sviluppo”, fosse potuta tornare a livelli tanto inetti, barbari e fondamentalmente ottusi. Non mi sarebbe sembrata plausibile nemmeno la più semplice contemplazione di tale ipotesi.
Vietare l’aborto è una pratica aberrante. Una schiavitù re-imposta. La negazione che la maternità, o meglio, la genitorialità, sia una scelta da compiere con il cuore e con la consapevolezza, riducendola nuovamente a un mero atto pratico, meccanico, assolutamente slegato da qualsiasi responsabilità umana o sociale. Implica l’onnipotenza che nega l’errore, l’intransigenza che affoga le sfumature che tingono il mondo e che noi, in quanto esseri umani limitati e finiti, non possiamo controllare. Ma soprattutto, il divieto di aborto è la privazione di un diritto. E tanto basta.
Dunque purtroppo ci ritroviamo, ancora una volta, davanti a termini fraintesi, corrotti, violati. Sviluppo, progresso, avanzamento, futuro. Dove giacciono ormai i loro veri significati, non è più dato saperlo. E per coloro che ancora hanno dubbi, mi chiedo se si tratti davvero di progresso impedire a qualcuno di scegliere quando diventare genitore. Ma soprattutto se diventarlo, a seconda delle proprie possibilità, che non sono solo sentimentali e psicologiche ma, oggi più che mai, economiche e lavorative.
Tanto si parla di decrescita felice. Io non voglio decrescere. Io voglio crescere. E voglio farlo bene. Voglio progredire e pretendo che si tratti di un reale miglioramento. Vorrei un futuro che si possa definire tale, con tutte le magiche, avveniristiche e positive accezioni che questa parola contiene. Una parola che voglio sia una promessa, non una minaccia.
Viviamo nel passato. Nel senso che siamo oggi il risultato di ciò che è stato fatto ieri. Ogni giorno conviviamo con le conseguenze, positive o negative che siano, di noi stessi. E oggi, come ogni giorno, certo non abbiamo la possibilità di tornare indietro e modificare gli accaduti, ma possiamo evitare che si ripetano di nuovo. Possiamo riviverli per evitarli. Possiamo cambiare il passato di domani. E possiamo farlo subito.
Non so quando esattamente il genere umano abbia smesso di andare verso il futuro. Quand’è che l’ha corrotto. Ma la mia speranza di tornarci è tanta, come hanno fatto Marty e Doc, che hanno vissuto il loro passato per poter avere davvero un futuro.
Nel mentre, YO DECIDO!