Un progetto multimediale di Legambiente, che mette assieme architetti, costruttori ed enti locali per mappare il territorio e i suoi problemi
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/Andrea-Cardoni.jpg[/author_image] [author_info] video di Andrea Cardoni. Andrea Cardoni ha pensato e raccontato, con video, foto e cose scritte, storie e tante care cose dei villaggi rurali della Tanzania, dei terremoti dall’Aquila all’Emilia, di un partigiano che ha più di 100 anni che si chiama Garibaldo e di suo nonno Remo.[/author_info] [/author]
11 febbraio 2014 – Finisce il trailer di Dissesto Italia e quando si sono riaccese le luci al tempio di Adriano, nel primo giorno di sole a Roma che già quello era un evento, per un attimo c’è stato il silenzio.
L’applauso, che in genere si fa quando c’è una “prima”, ci mette quel tanto a riempirlo che basta per capire che, visto che non c’è stato subito, le cose che sono state viste e sentite del documentario hanno avuto l’effetto di tutte quelle cose che si vedono in televisione o che si leggono sui giornali e che, come tutte le cose che poi alla fine si sanno, lasciano in silenzio per un attimo.
Che dalle nostre parti ci sia il dissesto idrogeologico un po’ si sa. Magari non si sa che l’82% dei comuni esposto a rischio idrogeologico e che tra il 2002 e il 2014 ci sono stati 293 morti per il dissesto, però si sa che ogni tanto queste cose dalle nostre parti succedono e fanno male. Però visto così, al buio, come stare al cinema e sentire le parole di chi quelle cose le ha vissute fa restare in silenzio un po’ di più prima che poi venga fuori l’indignazione che però, come dice Marco Paolini in uno dei suoi spettacoli, «A noi italiani l’indignazione dura meno dell’orgasmo, e dopo viene sonno».
Al tempio di Adriano, a Roma, è stato presentato “Dissesto Italia“, un documentario multimediale sul rischio idrogeologico fatto con 50 video, infografiche, animazioni 3d e fotografie e che è durato tre mesi e racconta il dissesto idrogeologico in Italia. Un lavoro nato dall’incontro tra l’Associazione dei costruttori edili, Legambiente, l’Ordine degli architetti e quello dei geologi e realizzato da Next New Media.
Durante la presentazione, dove c’erano giornalisti, i rappresentanti degli enti che hanno fatto questo progetto, il sindaco di Pavia Cattaneo (che il piano comunale di protezione civile ce l’ha) e hanno raccontato dei problemi seri che hanno provocato il dissesto che sono il patto di stabilità, i soldi europei, la desertificazione culturale, i conflitti di competenze, l’abusivismo, la mancanza pianificazione, la burocrazia, la cementificazione, il cambiamento climatico, i condoni.
Tra gli elementi più interessanti emersi dalla serata, emerge quanto detto dal presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dessa: “Non è vero che non si spendono soldi sul dissesto idrogeologico: se ne spendono tantissimi, ma per riparare i danni abbiamo speso 800mila euro al giorno da Giampilieri (2011 ndr) a oggi pari a circa un miliardo e cento milioni. E purtroppo questi soldi non sono neanche vincolati per evitare che si ricostruisca nei luoghi in cui è avvenuto il dramma per cui si ricostruiscono strutture esattamente la dove sono andate giù”.
E poi se oggi avessero fatto vedere qualche altro video, come quello di Aulla dove, dice il presidente di Legambiente, il comune stesso ha ricostruito una scuola materia nella zona rossa. Ecco, allora magari scambiamo il tempo del sonno dopo l’indignazione con qualche cosa da rimettere a posto, partendo dall’alleggerire le mensole di casa se siamo in zona sismica, dall’ancorare l’armadio al muro, dal tetto da risistemare, etc etc e magari viene meno sonno.