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Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile. [/note]
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]
Era il 1902 e l’uomo era finalmente arrivato sulla Luna. Grazie ai trucchi pirotecnici di Georges Méliès, il cinema cominciava a far sognare davvero, a raccontare storie incredibili, di gesta che ancora erano fantascienza, come il cinema stesso. Poiché tutto era ancora da scoprire e tutto era ancora da sviluppare. Il progresso cominciava a fare il suo timido capolino, durante i primi anni di un secolo che si sarebbe rivelato la delusione della sua stessa aspettativa.
Viaggio nella Luna, di Méliès, è tuttora uno dei film più emozionanti del cinema di tutti i tempi, a dimostrare che non servono effetti speciali da miliardi di dollari per poter far sognare un cuore che ha ancora voglia di fantasticare. Ispirato ai mirabolanti viaggi di Giulio Verne, Viaggio nella Luna fu realizzato con effetti speciali assolutamente innovativi per l’epoca, che un illusionista cresciuto nel teatro aveva deciso di trasportare nel mondo del cinema, sperimentando con quella lunga striscia di fotogrammi ancora tutta da scoprire che era la pellicola. Insomma, in soli 10 minuti, Georges Méliès compie uno dei più importanti progressi dell’epoca, introducendo sul grande schermo, ancora tutto da fare e perfezionare, i primi effetti speciali, illuminando non solo gli occhi di antichi spettatori increduli, ma riuscendo a stupire ancora anche noi, dall’alto del nostro 3D.
Eppure, onestà vuole che si ammetta che gli effetti speciali di Méliès non sono certo quelli di un film di ultima generazione, da Gravity a Avatar passando per The Wolf of Wall Street, l’effettistica cinematografica e il CGI (computer-generated imagery) hanno fatto passi da gigante, portando a una perfezione d’immagine e un realismo sempre più sbalorditivi. Per quanto Méliès sia ancora in grado di far teneramente e genuinamente sognare come la favola di Peter Pan, non può obiettivamente reggere il confronto con la veridicità delle pellicole degli anni Zero.
Così, per quanto geniale nel suo contesto, se erigessi oggi Méliès a grande maestro degli effetti speciali e loro sublime esempio assoluto, risulterei sicuramente un po’ ridicola. Se facessi di Viaggio nella Luna l’esempio ultimo di progresso, passerei per farneticante, oltre che anacronistica. Nello stesso modo in cui, se un regista oggi volesse utilizzare gli effetti speciali di Méliès spacciandoli per effetti speciali di ultima generazione e proclamandosi dunque un progressista, sarebbe folle e anche un po’ buffo.
Viaggio nella Luna è senz’altro un Peperone particolare, anacronistico, eppure così attuale nel suo essere teso verso il progresso, nella sua esemplare ricerca di qualcosa di nuovo, che possa migliorare, innovare, arricchire. Una tendenza che l’essere umano, in quanto specie naturale soggetta all’evoluzione, non smetterà mai di avere.
Ma a un centinaio d’anni di distanza da quei primi passi verso il fantomatico progresso, posteri di un Novecento in cui quello stesso progresso ha portato a guerre, fame, povertà, divisione, malattie, razzismo e distruzione, nasce lecita la domanda se davvero il nostro progresso non sia altro che un anacronismo, un voler riproporre Viaggio nella Luna come un film moderno, all’avanguardia, con effetti speciali di ultima generazione.
Le restrizioni sull’aborto. Quelle sull’eutanasia. La violenza sulle donne. I nazionalismi che incombono. Il divario sociale. E quello culturale. I confini sempre più chiusi e rigidi. La xenofobia dilagante. Questo è il progresso di questo 2014. Il nostro sorprendente viaggio sulla Luna.
Mi chiedo solo se Méliès, vedendo il cinema di oggi, si ostinerebbe a proporre i suoi trucchi da prestigiatore illusionista come avanguardisti, o se ammetterebbe la superiorità delle tecniche e delle pellicole moderne. Mi chiedo se gli verrebbe mai la pazza idea di riportare il cinema alle origini, di indire marce e manifestazioni in nome di un progresso che altro non sarebbe che un’involuzione.
Viaggio nella Luna segnò il suo tempo, ma non più il nostro. La paura di permettere agli uomini e alle donne del mondo di essere liberi è un sentimento paralizzante, che fa di pratiche obsolete il baluardo di un progresso che non può e non deve essere considerato tale. Oppure, sarebbe bene togliere dalle sale i nostri film e ripiazzarci Méliès e i Fratelli Lumière. Perché a quel punto, mai ci fu film più incredibile e moderno di Viaggio nella Luna, perché il progresso non sarebbe altro che un illusorio trucco da prestigiatori.
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