Viaggio negli opg

Reportage fotografico di Franco Guardascione sull’inferno degli ospedali psichiatrici giudiziari

tratto dal sito dell’autore

8 aprile 2014 – La legge 180 del 1978 sulla definitiva chiusura dei manicomi voluta da Franco Basaglia ha avuto il grosso difetto di dimenticarsi dei manicomi criminali, l’unico beneficio avuto da questi istituti in seguito a questa legge è stato la variazione del nome, trasformato in OPG (ospedale psichiatrico giudiziario ).

I manicomi criminali sono una istituzione discriminante, totale e chiusa che fa di una persona solo un semplice numero. In Italia sono presenti sei ospedali psichiatrici giudiziari e circa 1200 i malati macchiati di crimine detenuti in essi. Il più grande di questi istituti è l’ospedale lombardo di Castiglione delle Siviere che accoglie circa 300 pazienti.

Castiglione è l’unico opg con una sezione femminile. Gli altri cinque istituti sono quelli di Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto ( Messina ).

foto di Franco Guardascione – clicca sulla foto per guardare la gallery

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In ognuno di questi istituti risiedono circa 150-200 detenuti, i quali ricevono, come trattamento terapeutico, alti dosaggi di farmaci antipsicotici, la maggior parte di loro sono macchiati di reati lievi o banali. Si tratta in genere di malati psichiatrici che hanno commesso piccoli reati in casa per lo più a danno dei loro familiari o dei loro beni. Per quello che hanno commesso non sono riammessi nelle loro case, e non essendoci strutture idonee di accoglimento finirebbero in mezzo alla strada, una soluzione troppo a rischio di recidiva di reato per poter perdere quindi la posizione di persone pericolose per la società.

Questa è una cosa molto grave, perché quando si è internati in un manicomio criminale non si ha più nulla da possedere, si occupa lo spazio irrevocabile dei respinti, soffocati e sommersi da una crescente degenerazione che restituisce l’uomo alle più oscure origini della sua specie; a proposito di questo Primo Levi ha scritto nel suo libro “ Se questo è un uomo “ : Si immagini ora un uomo a cui, oltre alle persone amate, vengono tolte la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede. Sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente a chi a perso tutto di perdere se stesso.

Negli OPG si viene internati a seguito dell’applicazione della legge 222 del codice penale che dice in breve : Nel caso di proscioglimento per infermità psichica è sempre ordinato il ricovero dell’imputato in un ospedale psichiatrico giudiziario per un tempo non inferiore a due anni. Nella maggior parte dei casi questi due anni si prorogano all’infinito trasformandosi in un vero e proprio ergastolo bianco.

Questa procedura che è oramai una sorta di routine non è nient’altro che lo strascico del vecchio codice Rocco del 1930, in cui il folle era considerato incurabile, pericoloso, irresponsabile e quindi da isolare dalla società e da rinchiudere per sempre in una istituzione manicomiale. Oggi giorno questo concetto è ampliamente superato per una migliore conoscenza delle patologie psichiatriche, ed anche da una efficace farmacologia in grado di ridare al malato una responsabilità, una capacità critica e di giudizio e un comportamento adeguato alle circostanze. Tuttavia l’Italia è rimasta oggi in europa l’unica nazione dove alla diagnosi di vizio totale o parziale di mente dell’imputato, al momento in cui ha commesso il delitto, il reo rimanga ancora in un ambito penale.

Negli scantinati della società, quali possono essere gli OPG, la bonifica psicofisica del recluso ammalato è soltanto un’ ipotesi legislativa che non trova alcun riscontro obiettivo nella realtà. Non sono gli orfanotrofi, le case di rieducazione, gli ospizi per anziani o le carceri il traguardo dell’esclusione, ma bensì i cari e vecchi “ manicomi criminali “, veri luoghi di degradazione umana, dove la violenza dell’uomo sull’uomo tocca vertici abissali.

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