Tristeza é só alegria

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/1015058_4778608114201_571572631_o.jpg[/author_image] [author_info]di Elena Esposto. Nata in una ridente cittadina tra i monti trentini chiamata Rovereto, scappa di casa per la prima volta di casa a sedici anni, destinazione Ungheria. Ha frequentato l’Università Cattolica a Milano e si è laureata in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Ha vissuto per nove mesi a Rio de Janeiro durante l’università per studiare le favelas, le loro dinamiche socio-economiche, il traffico di droga e le politiche di controllo alla criminalità ed è rimasta decisamente segnata dalla saudade. Folle viaggiatrice, poliglotta, bevitrice di birra, mediamente cattolica e amante del bel tempo. Attualmente fa la spola tra Rovereto e Milano[/author_info] [/author]

15 marzo 2014 – Ebbene, ci siamo: è arrivato il momento di parlare di Carnevale. Ero un po’ combattuta tra lo scrivere e no questo pezzo. Innanzitutto perché il Carnevale è finito, in secondo luogo perché è difficile scegliere di che Carnevale parlare, dal momento che ce ne sono di vari tipi. Iniziamo sfatando un mito: il carnevale non è solo a Rio. Quello della Cidade Maravilhosa è sicuramente il più famoso ma non è l’unico. Altrettanto celebri a livello nazionale sono il carnevale di Salvador, di Olinda e di São Luis. E, che ci crediate o no, anche la seria São Paulo celebra la follia.
Seconda puntualizzazione: non esiste solo il Carnevale del Sambodromo, quello dei carri allegorici e delle Scuole di Samba.

Il Carnevale invade ogni angolo del Paese attraverso i blocos de rua, bande di strada che sfilano suonando celebri marchinhas (letteralmente marcette) seguite dal popolo in festa. I blocos passano per le strade ad ogni ora del giorno (i primi partono la mattina alle 8, almeno a Rio) trascinandosi dietro chiunque incroci il loro cammino.

Per raccontarvi la folle settimana Brasiliana nella quale “si esce di casa il venerdì sera e si ritorna solo mercoledì delle ceneri” ho scelto alcune notizie bizzarre dai vari angoli del Paese e ve le voglio presentare, dopo una piccola introduzione, usando come intercalari i nomi dei blocos de rua di Rio de Janeiro (debitamente tradotti) che, essendo molto divertenti, rendono bene l’idea. (Piccola specificazione terminologica necessaria per la traduzione dei nomi dei blocos: comer, letteralmente “mangiare” in portoghese ha un secondo significato a sfondo sessuale).

image.adapt.960.high


Succede ogni anno, tra febbraio e marzo, dopo mesi di feste che ne sono il preludio. Ci si sveglia un bel giorno d’estate sentendo che qualcosa nell’aria è diverso e non si può fare a meno di pensare: Ih!É Carnaval! È Carnevale! Perché nessuno può restare indifferente al Carnevale, nel bene o nel male.
C’è chi scappa nella foresta o verso le spiagge deserte, o chi si chiude in casa e non scende per strada neanche morto perché Tá cheio de maluco aí (Lì è pieno di matti), c’è chi va in giro con curiosità Só pra ver o que vai dar (Solo per vedere cosa succede) e c’è chi si butta nella follia senza limiti perché a Carnevale É tudo ou nada (È tutto o niente).
La settimana di Carnevale inizia ufficialmente di venerdì. A Rio chi inaugura la festa è il bloco delle Carmelitas (le Carmelitane), che parte dal convento delle Carmelitane e segue un percorso per il bairro di Santa Teresa. Il martedì grasso il bloco farà il percorso contrario, simboleggiando ironicamente il ritorno delle suore al convento dopo la settimana di follie.
Il Carnevale è il punto di riferimento, di partenza e di arrivo di ogni brasiliano, più importante dell’acqua, del cibo, dell’aria. È il momento in tutto ciò che è ingiusto diventa giusto, quello che è illecito lecito, quello che è immorale morale. Il Carnevale è festa di Fogo e paixão (Fuoco e passione).
Ma iniziamo il nostro viaggio.

carnaval-de-rua-rio

La prima notizia arriva da Salvador da Bahia dove, udite udite, durante il Carnevale la birra costa meno dell’acqua; per essere precisi ben la metà (1R$ la lattina di birra contro i 2R$ della bottiglietta di acqua). È proprio vero che a Carnevale solo Quem não aguenta bebe água (chi non resiste beve acqua).
Alcol a fiumi ma nessuna pietà da parte delle autorità: a Macapà la polizia ha arrestato più di cinquanta autisti per giuda in stato di ebbrezza. Signor poliziotto, desculpa pra beber (scusami per aver bevuto).

Consci del fatto che la sbronza di fine Carnevale è una cosa seria nella città di Acopiara mercoledì delle ceneri sono stati distribuiti 50mila litri di zuppa anti sbornia. Nel Ceará siamo passati da “Tô de ressaca, quero mais amor (devo smaltire la sbornia, voglio più amore)” a “tô de ressaca quero mais sopa (devo smaltire la sbornia, voglio più zuppa)”.

Comunque non a tutti piace questa festa lasciva e immorale. In varie città del Paese, tra cui Fortaleza e Manaus gruppi cattolici hanno organizzato affollatissimi ritiri spirituali per coloro che preferiscono nutrire l’anima piuttosto che perderla nei sollazzi mondani. Pensatela come volete, basta che siate consci che O remedio é o samba.
Altri guastafeste invece hanno invece direttamente boicottato i divertimenti, come il sindaco di São José di Mipibu che ha vietato le feste appellandosi alla mancanza di sicurezza che, tra il resto, è un’area di competenza del proprio comune. Insomma, signor sindaco, Que merda é essa? (Che stronzata è mai questa?).

Dallo stato di Sergipe arriva invece una notizia di salute pubblica. L’impresa Sergipana di Turismo si è occupata di distribuire preservativi per contrastare non solo la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili ma anche per prevenire il fenomeno dei cosiddetti “Figli del carnevale”, che nascono ogni anno tra settembre e ottobre. A Carnevale tutto è permesso ma è sempre meglio essere previdenti.

A questo punto vorrei fare una piccola parentesi carioca sul Carnevale come festa del libero amore (e del sesso sfrenato). Tra i nomi dei quaranta blocos de rua che ho selezionato per questo pezzo, ben diciassette sono a sfondo sessuale. Dato che questo è un pezzo sul Carnevale e non sui costumi sessuali dei brasiliani (chissà, magari un giorno scriverò davvero qualcosa su questo argomento) non potevo usarli tutti, ma siccome mi fanno sempre ridere ve ne riporto alcuni: Empurra que entra (Spingi che entra), Se me der eu como (Se me la dai la mangio), Xupa mas não baba (Ciuccia ma non sbava, il mio preferito!), Dá cá tia (Dai qui, zia), Já comi pior pagando (Ho già mangiato di peggio pagando), Se não quiser me dar me empresta (Se non vuoi darmela prestamela), É pequeno mas vai crescer (È piccolo ma crescerà), Faça o amor não faça a barba (Fai l’amore non farti la barba, bloco di Olinda).
E visto che siamo in tema restiamo a Rio dove il Carnevale forse Espanta neném (Spaventa i bebè) ma sicuramente non espanta i vecchietti né le donne incinte. Infatti ben due passistas, delle Scuole di Samba di Salgueiro e Mangueira, hanno sfilato nel Sambodromo ostentando i loro bei pancioni da gravidanza inoltrata mentre dall’alto dei suoi 94 anni Tia Dodô ha sfilato per la Scuola di Samba da Portela.
Giunti a questo punto dobbiamo spendere almeno due parole per la Scuola di Samba Unidos da Tijuca che ha vinto il titolo di miglior scuola per il Carnevale Carioca 2014 e che ha dedicato la sua sfilata Ayrton Senna, a 20 anni dalla morte.
Con questo Último gole (Ultimo sorso) di notizie vi lascio. Spero di avervi portato una ventata di allegria carnevalesca. In caso contrario pazienza. In fondo, come si dice a Rio anche Tristeza é só alegria.

.

.



Lascia un commento