Live in Budapest

Ungheria: 15 Marzo festa nazionale, e giorno di grande manifestazioni politiche, a tre settimane dal voto per le politiche 2014

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/1482358_10201544698914098_328256574_n.jpg[/author_image] [author_info]di Alessandro Grimaldi, da Budapest. Scrivo e mi appassiono qui, a Budapest, perchè da 150 anni è il posto dove in Europa ci si annoia meno. Tiene il blog Live in Budapest [/author_info] [/author]

17 marzo 2014 – Quando inizia a parlare Orban esce un raggio di sole, la temperatura è ancora perfetta, quei 15-20 gradi che vorremmo tutti in un luminoso sabato di metà marzo. la gente è con gli occhiali da sole e cappotti in mano.

C’è gente, ma non tantissima ai giardini del museo nazionale, dove è tradizione festeggiare il 15 marzo, qui dove salì Petofi a dire Magiaro alzati in piedi sei libero o schiavo. Arrivo un po’ in ritardo, ma ha appena iniziato a parlare, mi son perso giusto l’inno nazionale.

Ecco sul maxischermo, forse solo un po’ invecchiato, cosa rara per noi. Sarà che i nostri politici noi li abbiam visti solo da vecchi, mentre lui appare in quei fantastici video su youtube in cui un giovane teenager degli anni 80 esteuropei straparla pieno di energie, a capo dei giovani liberali.

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Parla per quelli che per me son 20 minuti, pochi applausi, vincerà alla grande le elezioni, ma almeno qui scatena applausi ma non tantissimi. Certo avrà avuto difficoltà a preparare il discorso, è la festa della lotta per la libertà contro l’oppressore asburgico, ma siamo giusto il giorno prima del referendum per l’indipendenza della Crimea e con una scelta di tempo a dir poco sfortunata l’Ungheria si è appena legata per 20 anni alla Russia con l’accordo per la costruzione dei nuovi reattori della centrale nucleare di Paks. Per di più proprio sotto al palco ci sono le bandiere dei fratelli polacchi, per la famosa amicizia polacco-magiara e perché nel ’48 combatterono insieme, tanto che il sindaco di Budapest, Tarlos Istvan, quest’anno fa il suo discorso sotto la statua di Bem Jozsef, a Buda, da dove nacque anche la manifestazione che degenerò nei fatti del ’56. Ma questo era il ‘900.

Ecco allora che Orban sfodera un metà discorso sulla rievocazione storica dei fatti, cosa vuol dire essere ungheresi, le loro lotte e la loro libertà con i loro eroi. Mi faccio largo tra la folla, ormai queta vasta folla eterogenea mi è ormai  familiare. Orban riesce a parlare di libertà, Ungheria, Polonia, Europa contro i tiranni indenne e dice che cos’è la libertà oggi: essere uniti tra le varie anime che hanno formato l’Ungheria, dagli ebrei agli svevi,libertà è pagare meno bollette (l’abolizione dell’IMU magiara elezioni 2014) , e  non essere le cose peggiori che un uomo e una nazione possano mai essere. Debole e codardo. E l’Ungheria ha dimostrato di non esserlo, anche se nessuno fuori dai nostri confini nazionali lo credeva (cercare un nemico esterno ed interno serve sempre). Siamo un Paese di gente che ci sa fare e lo abbiamo dimostrato. Siamo alle porte di una grande era.

“La festa prosegue con un corteo fino alla collina del castello e lì giochi per tutti e sfilata di soldati a cavallo”. Torno sui miei passi. Venendo avevo visto alle 11.05 già la coda dei barboni per la mensa dei poveri a Blaha che formava un gomito. È festa nazionale e oggi daranno qualche pezzo di carne in più nella zuppa ed ora la coda è visibilmente aumentata, ma io devo andare a casa.

Stamattina alle 9 ero puntuale per i discorsi e l’alzabandiera ufficiale nella rinnovata Kossuth tèr, la piazza del Parlamento. Il tempo era peggiorato, ma si manteneva sempre mite. Strade deserte anche alle 9, è proprio festa, ed è sabato, chi può è andato al paese dai suoceri. Restano le strade con le bandiere nazionali  d’ordinanza esposte e qualche scapolo che si aggira con la coccarda nazionale al petto.

A Kossuth tèr, però non seguo niente, ma resto seduto sulla balaustra a smanettare col software della mia videocamera andato improvvisamente in tilt. Mentre parlavano il presidente della Repubblica, Ader Janos, e sfilavano gli ussari. Giusto. Mi sono alzato braccia incrociate dietro la schiena per l’inno nazionale, ma dopo una mezz’oretta era già tutto finito e mi sono fatto un giro. La nuova Kossuth tèr, tutto pulito, prima era più verde,  se son rose fioriranno si spera. C’è una vasca d’acqua monumentale, la tramvia ora passa sui sanpietrini, due statue su quattro son state rimosse.

Ora a fronteggiare Rakoczi a cavallo cè una statua in pietra bianca (wow) molto bella, un uomo imponente ma un po’ torvo e in un atteggiamento innaturale, come sospettoso e chiuso in se stesso, nella sua grandezza. Una targa ci spiega che è Kossuth (il grande capo politico del 48) “scolpita da xy e presente nella piazza dal 1927 al 1952, quando fu tolta dal potere comunista”.  Peccato non dica che i comunisti la sostituirono con un Kossuth più grande, in bronzo, più figo e vincente, con il braccio levato a indicar la vittoria, mentre il popolo sotto lo guarda ammirato. La statua di prima era un po’ sfigata, con Kossuth che aveva ai suoi piedi i membri del governo del ’48 (che non fecero una bella fine, al ritorno degli Asburgo).

Ci son due bambini che son saliti sul piedistallo e giocano a nascondersi, un’altro invece con il cappello rosso di cartone degli ussari che han distribuito all’inizio piange. Non so se fa i capricci o se la statua lo inquieta.

M fermo in un all-you-can-eat economicissimo sulla Kiraly, son sicuro di trovarlo aperto, è gente in gamba, han preso un vecchio supermercato l’han trasformato prima in un palacsintazo (una specie di creperia, gli ungheresei adorano le crepes), poi trattoria, poi pizzeria, finchè han trovato la formula giusta. sono in due o tre che fan tutto, le ragazze sorridono, una è zingara, giovane e sempre gentile. È questa la speranza per un Paese migliore, penso tra me.

Dalle 13 c’è Jobbik a Deak, già verso le 10 si sono iniziati a sentire i rombi dei bikers sull’Andrassy, sarà un mondo a parte, ma un biker politicamente attivo di estrema destra non lo vorrei per vicino di casa.

Mentre ormai perdo ogni speranza per la videocamera che amavo tanto (60X ottici e chi te li da piu) i vetri di casa iniziano a rimbombare, qualche bella folata di vento, questi giorni ha fatto bel tempo e a Budapest ho imparato a conoscere i vihar una specie di tempesta che specie a giugno spazza il Paese come le pulizie estive. Non mi sorprende allora che la grande manifestazione dell’opposizione venga rinviata, qualche anno fa morirono due persone il giorno di Santo Stefano, altra festa nazionale. L’anno scorso, credo, nevicata eccezionale e tutto sospeso.

Forse è meglio così, io me ne resto a casa a seguire il Torneo dei Candidati 2014 da Khanty-Mansiysk e in fondo credo sia meglio così, rifaranno la manifestazione, magari sabato prossimo, una manifestazione tutta per loro senza essere l’ombra di Orban, ma certo non suona bene che il partito di governo parli e quello d’opposizione no. Anche perchè alla fine un po’ di vento e una spruzzata di pioggia e niente di che.

Solo per curiosità mi vedo il tg delle 19.30 sulla Rai magiara. Il potere dei media è facile da smascherare (tanto la Rai magiara entra in tutte le case, ma non la guardano in molti), servizio sul palco dell’opposizione che viene smantellato e parole forti (folate di vento han divelto barriere e portato via strumenti) e molta ironia sui quattro leader dell’Unione che improvvisano una manifestazione con poche centinaia di persone, e telecamera a spalla, mentre per Orban visione di folle oceaniche dall’elicottero. E poi le interviste della gente normale: per Orban i coniugi Torok, fighi, ricchi e felici, per l’Unione pensionati malvestiti che neanche riescono a parlare.

Domani è un altro giorno e l’indipendenza e la libertà per un Paese cruciale dell'(est)Europa uscito da un lungo passato totalitario sarà non un gioco retorico o verbale, ma realtà reale. Aspettiamoci grande spettacolo in TV.



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