Le misure del governo di Teheran per contrastare un fenomeno che il mistero dell’aereo malese ha riportato sotto i riflettori
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/1011723_10151970663739115_31057545_n.jpg[/author_image] [author_info]di Tiziana Ciavardini, da Teheran. È antropologa culturale e giornalista. Ha trascorso gli ultimi vent’anni nel Sud Est Asiatico, Estremo e Medio Oriente. Laureata presso La Sapienza, dal 2002 è stata ricercatrice presso il Dipartimento di Antropologia dell’Università Cinese di Hong Kong (CUHK). È Presidente dell’Associazione Ancis Anthropology Forum, Centro Internazionale di Studi, con sede a Roma. Negli ultimi dieci anni si é interessata alle cerimonie rituali iraniane e alla cultura persiana. Ha collaborato con il centro Dialogue Among Civilizations (dialogo tra le civiltà) promosso dell’ex presidente iraniano Khathami. Ha organizzato convegni presso il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati di Roma con incontri dedicati al pluralismo religioso. Ha partecipato a molteplici congressi nazionali e internazionali sul dialogo interreligioso e interculturale; è autrice di articoli divulgativi volti alla conoscenza delle culture e delle religioni. [/author_info] [/author]
18 marzo 2014 – Il mistero della scomparsa del Boing 777 della Malaysia Airlines MH370 con a bordo 239 persone ha portato involontariamente alla luce il fenomeno della tratta degli esseri umani.
Benché non vi sia ancora oggi alcuna prova certa, l’Interpol (l’organizzazione internazionale di polizia criminale) dopo aver confermato la presenza di due iraniani a bordo non ha esitato a tirare in ballo la possibilitá di motivazioni terroristiche nonché quelle legate al traffico di esseri umani. Il motivo di tale sospetto deriva dai dati inquietanti che spesso giungono dalle zone mediorientali. Il governo iraniano non si è ancora pronunciato sulle dichiarazioni dell’Interpol malgrado già da tempo nel Paese siano in atto misure forti per contrastare il traffico di persone.
L’Iran crocevia nel medio oriente
L’Iran è un importante crocevia nel mondo del traffico di esseri umani, che coinvolge prostituzione, droga e lavoro forzato. Nella relazione annuale del dipartimento di Stato degli Usa relativo al traffico di persone, l’Iran viene definito quale “Paese, presumibilmente, di origine, transito e destinazione per uomini, donne e bambini soggetti al traffico sessuale e al lavoro forzato”. Ancora oggi l’Iran per la sua posizione geografica funge da chiave della tratta di esseri umani tra il Pakistan, l’Afghanistan e gli Stati del Golfo. Una tratta che non si riduce solo alla prostituzione, ma comprende le adozioni illegali, il traffico di organi e tutti i lavori umilianti o illegali. Il traffico di persone rappresenta, dopo quello delle armi e di droga, il mercato più redditizio per le organizzazioni criminali.
La compravendita di organi legale in Iran
Il traffico di esseri umani è spesso associato al traffico di organi. In Iran la compravendita di organi quali il rene è legale. I pazienti, che non possono trovare un donatore deceduto o un donatore vivo nell’ambito della famiglia, possono iscriversi presso un organismo, che identifica i potenziali donatori. Stime recenti riportano che circa 1.200 dollari vengono offerti al donatore da parte del governo iraniano con un’assicurazione di circa un anno. I riceventi pagano, egualmente, dai 2.300 e ai 4.500 dollari ai donatori. Seppure sotto il controllo dello stato la compravendita dei reni in Iran viene gestita da organizzazioni no-profit. La loro funzione è quella di garantire logiche di commercio equo solidale e facilitare i contatti tra colui che dona e colui che riceve l’organo.
Per alcuni analisti la legalizzazione del commercio dei reni serve ad arginare i trapianti illegali. Il fatto però che sia legale non esclude che le fasce più povere della società possano organizzarsi illegalmente nella compravendita non solo degli organi vitali ma dell’essere umano.
Le imponenti misure del governo iraniano
Il governo iraniano sostiene che sta lavorando per fermare il flusso di traffico di minori e il traffico di esseri umani. Il governo vieta tutte le forme di tratta di persone attraverso una legge del 2004, che prevede pene severe per i trafficanti, spesso quella di morte. Lo scorso maggio 2013 Gholam-Hossein Dehqani, ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, come riportato dalla Press TV, ha invitato la comunità internazionale ad adottare misure efficaci contro diversi tipi di traffico, in particolare il traffico di esseri umani. Dehqani ha affermato che la povertà, la disoccupazione, la discriminazione, la mancanza di opportunità sociali ed economiche e la crisi finanziaria globale sono tra i fattori che rendono le persone vulnerabili alla tratta di esseri umani. Il diplomatico ha inoltre sottolineato le imponenti misure adottate dall’Iran nella lotta contro questo tipo di fenomeno confermando l’impegno della polizia nello smantellare le bande internazionali dedite al traffico.
Iraniani sempre sospettati di terrorismo
Dalle indagini in corso i due ragazzi iraniani che presumibilmente si sono imbarcati sul volo malese, Pouria Nour Mohammad Mehrdad, di 18 anni e il ventinovenne Delavar Seyed Mohammadreza, sembrano non appartenere a reti terroristiche e non si ha alcuna prova, almeno fino ad ora, di attivitá illecite riconducibili alla tratta di esseri umani. Il danno portato all’immagine dell’Iran quale esportatore di terroristi e trafficanti di vite umane ancora una volta genera dal pregiudizio latente nei confronti della Repubblica Islamica. Malgrado questo spiacevole episodio, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Marziyeh Afkham ha affermato che l’ambasciata iraniana in Malaysia è pronta a offrire tutto l’aiuto possibile alle indagini volte a ritrovare l’aereo scomparso.