Teheran sta combattendo da anni una dura guerra al traffico di droga, sia all’interno del Paese che alle sue frontiere. L’Onu da una parte elogia l’impegno dell’Iran nella lotta al traffico, ma dall’altra ne condanna i metodi
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/1011723_10151970663739115_31057545_n.jpg[/author_image] [author_info]di Tiziana Ciavardini, da Teheran. È antropologa culturale e giornalista. Ha trascorso gli ultimi vent’anni nel Sud Est Asiatico, Estremo e Medio Oriente. Laureata presso La Sapienza, dal 2002 è stata ricercatrice presso il Dipartimento di Antropologia dell’Università Cinese di Hong Kong (CUHK). È Presidente dell’Associazione Ancis Anthropology Forum, Centro Internazionale di Studi, con sede a Roma. Negli ultimi dieci anni si é interessata alle cerimonie rituali iraniane e alla cultura persiana. Ha collaborato con il centro Dialogue Among Civilizations (dialogo tra le civiltà) promosso dell’ex presidente iraniano Khathami. Ha organizzato convegni presso il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati di Roma con incontri dedicati al pluralismo religioso. Ha partecipato a molteplici congressi nazionali e internazionali sul dialogo interreligioso e interculturale; è autrice di articoli divulgativi volti alla conoscenza delle culture e delle religioni. [/author_info] [/author]
25 marzo 2014 – Lo scorso febbraio le Nazioni Unite hanno dichiarato che almeno 80 persone, ma probabilmente sono di più, sono state giustiziate per presunti reati legati alla droga dall’inizio dell’anno. Il possesso o il trasporto di sostanze stupefacenti, anche per meno di 500 grammi, viene punito in Iran con la pena capitale.
Dall’11 ottobre 2012 al 10 ottobre 2013, più di 500 persone sono state impiccate in diverse città dell’Iran e questa cifra rappresenta un aumento del 9 per cento del numero di impiccagioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le autorità hanno dichiarato che l’80 per cento dei giustiziati erano detenuti condannati per reati connessi alla droga.
In un recente rapporto che sarà presentato all’Onu il 26 marzo prossimo, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha fortemente criticato i ‘pochi sforzi’ dell’Iran per il rispetto dei diritti umani, sottolineando un aumento delle esecuzioni capitali.
Non si è fata attendere la risposta da parte del governo iraniano che ha definito ‘vergognose’ le accuse mosse nei confronti della Repubblica Islamica suggerendo che le impiccaggioni sono legate al traffico di droga, con il quale il Paese è in guerra da anni.
Le accuse da parte delle Nazioni Unite
Nella relazione che verrá presentata all’Onu, il capo delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha accusato la nuova amministrazione iraniana di non fare abbastanza per migliorare la situazione dei diritti umani nel Paese, riconoscendo però al nuovo leader Hassan Rouhani di aver fatto alcuni lodevoli passi avanti. Nel suo ultimo rapporto del 17 marzo scorso, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, Ahmed Shaheed, ha accusato la Repubblica islamica di diversi casi di violazioni dei diritti.
La risposta dell’Iran
L’Iran ha respinto considerando ‘vergognoso’ e privo di fondamento e mancante di credibilitá giuridica il rapporto delle Nazioni Unite.
Secondo i media iraniani le accuse sarebbero rivolte in particolare alle numerose esecuzioni dii trafficanti di droga, con i quali l’Iran è in guerra da anni. La massiva campagna contro il narcotraffico ha provocato la morte di quasi 4mila agenti delle forze di polizia iraniane nel corso degli ultimi 34 anni.
L’ambasciatore dell’Iran al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (Cdu), Mohsen Naziri – Asl, ha respinto la relazione redatta da Ahmed Shaheed , dicendo che il rapporto è basato su standard occidentali e non prende in considerazione il sistema della magistratura islamica dell’Iran.
Ali Larijani, membro del Majlis iraniano (il Parlamento di Teheran) ha definito ‘vergognoso’ questo rapporto e condanna la relazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki–moon. Ali Larijani ha ricordato come non meno di un mese fa, invece, vari elogi erano arrivati alla Repubblica Islamica per le imponenti misure prese per contrastare la gravissima situazione relativa al traffico di droga. Larijani ha sottolineato inoltre che insieme ad altre nazioni musulmane, il popolo iraniano continuerà la resistenza per dare una dura risposta a questo tipo di atti criminali. Sulla questione si è espressa anche la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marzieh Afkham, che ha definitito il rapporto delle Nazioni Unite come “inaccettabile’.
Gli elogi all’Iran
Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif e il direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), Yury Fedotov, a margine di un nuovo incontro tenutosi a Vienna sui negoziati sul nucleare delle sei grandi potenze mondiali, hanno avuto uno scambio di opinioni sugli sforzi internazionali necessari per combattere la crescente minaccia del narcotraffico. Fedotov che aveva elogiato l’Iran per il suo impegno e successo della campagna anti-narcotici, ha dichiarato che l’Iran ha assunto un ruolo molto attivo e fondamentale per la lotta contro le droghe illecite; ha inoltre aggiunto che circa 390 tonnellate di oppio sono state sequestrate in Iran nel 2012, che è pari al 72 per cento di tutti i sequestri nel mondo.
Le autorità iraniane hanno sequestrato numerosi laboratori per la produzione di droghe sintetiche
Secondo i dati delle Nazioni Unite circa il 2,2 per cento degli adulti iraniani sono dipendenti da droghe: il tasso più alto al mondo. Dopo la rivoluzione del ‘79, l’Iran ha risposto con forza alla nuova emergenza, modificando la legge sulla droga e imponendo pene più severe e controlli mirati.
A preoccupare di più le autorità di Teheran non è solo il traffico di oppiacei di produzione afgana, bensì la crescente emergenza legata al fiorente mercato delle metamfetamine. Nell’ultimo anno, le autorità iraniane hanno provveduto al sequestro di laboratori per la produzione di droghe sintetiche, dislocati in tutto il Paese.
L’Iran è da sempre considerata una delle principali vie per il traffico di oppio ed eroina provenienti dall’Afghanistan che fornisce circa il 90 per cento dell’oppio mondiale. Per contrastare il fenomeno, le autorità iraniane hanno eretto negli ultimi vent’anni delle barriere anti-droga, hanno schierato al confine orientale 50 mila guardie e introdotto (2011) una nuova squadra di 40 cani antidroga.
Fino ad oggi la repubblica Islamica ha speso circa 1 miliardo di dollari per erigere muri, trincee, recinzioni, torrette di osservazione e comprare apparecchiature sofisticate e tecnologiche. Il primo muro di cinta, lungo 900 chilometri, è stato eretto al confine afgano-iraniano; mentre la costruzione del secondo muro (annunciato nell’aprile 2011) è stato progettato per proteggere il confine orientale con il Pakistan e sarà lungo 700 chilometri.