Un fumetto per raccontarla

Si chiama “The Displaced” la nuova creazione di Andy Warner: in una serie di tavole a colori, pubblicate sul giornale on line Slate Magazine, torna ad occuparsi della crisi siriana. “Un abitante su quattro è diventato profugo”

 di Paolo Giovannelli, da Redattore Sociale

26 marzo 2014 – L’arte del fumetto è sempre più utilizzata per raccontare le tragedie del mondo, i percorsi degli ultimi, di chi è stato costretto con la forza ad abbandonare la propria terra, la propria casa e i propri affetti. Slate Magazine è un giornale on line nato nel 1996, che recentemente ha pubblicato un nuovo lavoro, “The Displaced” (Gli sfollati) sulla crisi umanitaria e sulla fuga della popolazione siriana. Lo ha fatto nella sezione Non fiction, ossia in quella della (cruda) realtà. L’autore delle tavole a colori è Andy Warner, non nuovo a trattare temi sociali fra i quali la povertà, lo sfruttamento sessuale, l’inquinamento e il bisogno energetico, i problemi delle carceri, il diritto di voto. Warner si era già occupato della questione siriana in due precedenti occasioni, con i fumetti “A secret plot in Syria” (Complotto segreto in Siria, sull’ammissione da parte della Cia, dopo 65 anni, delle sue responsabilità nell’aver creato una situazione politica instabile con un colpo di stato) e “Syria’s First Family” (La prima famiglia della Syria, una vera e propria guida illustrata sul clan Assad e sulla loro ascesa al potere, con tanto di albero genealogico).

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“The Displaced” evidenzia anche i dati della diaspora siriana verso i paesi arabi limitrofi, anche alla luce del fatto che la Siria si trovava in una condizione di pieno boom demografico appena prima della guerra. Alle stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) viene dedicata una tavola che riporta le seguenti cifre: 197.301 persone in Iraq, 545.035 in Giordania, 125.962 in Egitto, 793.615 in Libano, 504491 in Turchia. Il messaggio inviato dall’autore è che, fino ad oggi, in Siria una persona su quattro è diventato un profugo; ma, alla fine del 2014, tale dato cambierà drammaticamente in uno su due e il numero dei profughi supererà i 5 milioni di persone.

«Attraverso l’arte figurativa», spiega Warner, «cerco di rendere noto al pubblico la situazione di povertà e di pericolo in cui versano i siriani travolti dalla guerra. Essi non devono essere considerati dei numeri, ma occorre pensarli come persone che hanno perso le loro case, i loro cari e tutto ciò che amavano». Warner ricorda al mondo anche l’attenzione riservata all’arsenale chimico della Siria e che afferma che quella sul dramma umanitario in corso dovrebbe essere ancora maggiore, poiché sono coinvolti molti minori (oltre la metà dei profughi ha meno di 18 anni).

Anche la difficoltà delle Nazioni unite è posta sotto il riflettore del fumettista: «Si erano prefissati di raccogliere almeno 5 milioni di dollari, ma l’azione di fundraising non è arrivata nemmeno alla metà della cifra e anche questo la dice lunga sulla difficoltà di aiutare una situazione che, probabilmente, è la peggiore delle crisi umanitarie dai tempi della guerra in Ruanda», dice Warner. Poi il fumetto informa sul fatto che la maggioranza degli sfollati è attualmente dislocato nei campi libanesi e giordani, dove tuttavia si sentono abbandonati, nonostante le numerose promesse di aiuto arrivate dalle istituzioni e dalla comunità internazionale.

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