Due libri per viaggiare fuori dal campo di calcio, tra politica e letteratura
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di Christian Elia
“Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato,
lo stopperei di petto senza pensarci”
[Diego Armando Maradona]
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29 marzo 2014 – Questa puntata del blog è dedicata a due libri. Entrambi parlano di calcio, ma lo fanno partendo da storie molto differenti. Perché il primo parla di calciatori e politica, il più spinoso dei temi, mentre il secondo è una dichiarazione di amore-odio per un calciatore.
Come si tengono assieme le due cose? Come si tiene assieme tutto il calcio, dove le passioni devono essere forti, pena lo scivolamento nella zona grigia dell’hobby. Devi amare e odiare i tuoi idoli, saresti pronto a seguirli all’inferno, magari solo per ricordargli una grande rete realizzata o una facile sbagliata.
Un potere enorme, che molti di loro usano solo per aumentare gli ingaggi derivanti dagli sponsor. Altri no, hanno provato a fare un uso migliore del carisma conquista inseguendo un pallone
Alcuni tra loro li racconta Quique Peinado, giornalista e scrittore spagnolo, appassionato di calcio e pallacanestro. Il libro, ISBN edizioni, ha un titolo molto chiaro: Calciatori di sinistra. Sembra semplice, ma non è così. Basta leggerlo per trovarvi la dittatura argentina e quella cilena, il Brasile del golpe e la guerra civile spagnola, il Kgb e il Partito Comunista Italiano.
Un viaggio dall’Italia alla Spagna, dall’America Latina andata e ritorno. Perché, come ha spiegato l’autore in alcune interviste, alla fine è dove batte forte il sole che le passioni ardono furiose. Come quelle di Socrates, già raccontato in questo blog, fino agli operai di Zampagna e Sollier, il Livorno di Lucarelli, i minatori di David Villa, l’antirazzismo di Thuram.
Le storie sono tante, ma una citazione a parte merita Carlos Humberto Caszely, bomber cileno, che si rifiutò sempre di stringere la mano a Pinochet. Con conseguenze dolorosa per la sua famiglia. Ma come spiega sempre Caszely, se aveva un senso essere un idolo, ra quello di raccontare cosa accadeva nel suo Paese.
Perché quella del campione è una voce che parla a cuori che tanti discorsi e tanti articoli non smuovono. Passione, questo è. Se quest’uomo mi fa sognare, devo ascoltarlo. O odiarlo.
Il secondo libro è Voglio la testa di Ryan Giggs (66thand2nd edizioni), immenso fenomeno del Manchester United. Un’ala vecchia maniera, che partendo dalla fascia sinistra si è infilata nella storia di uno dei club più prestigiosi al mondo.
L’autore, Rodge Glass, tifoso sfegatato dei Red Devils, nomignolo dei giocatori del Manchester United, è un ricercatore universitario nato a Manchester. Il protagonista del romanzo è Mickey Wilson, talento che il mitico allenatore dei Reds, Alex Ferguson, seleziona per la prima squadra. Anzi, si reca di persona a prenderlo a casa, onore toccato prima di lui solo a Ryan Giggs.
Mickey comincia a giocare nella Primavera dei Red Devils, tentando di dare il meglio tra aspettative e paure, e alla fine merita la convocazione in prima squadra. Al debutto all’Old Trafford, lo stadio del Manchester United, però, la favola si trasforma in tragedia.
Dopo centotrentuno secondi, complice un assist sbagliato proprio dal grande Giggs, Mickey si procura un brutto infortunio che mette fine alla sua promettente carriera.
Quindici anni più tardi, nel 2008, i ragazzi di Sir Alex hanno conquistato il mondo del calcio, mentre Mickey, alcolizzato e senza lavoro, continua a seguire i loro trionfi con un misto di rabbia e malinconia.
Tra una partita in tv e una visita al blog ufficiale di Giggs, in lui matura una pericolosa fissazione nei confronti del suo ex idolo. E così decide di incontrarlo di persona allo stadio di Mosca, dove il Manchester affronta il Chelsea in finale di Champions League. Per fare i conti con la storia, con le passioni e con quegli idoli che – pochi ed eletti – finiscono per nascondere la storia di milioni di campioni mancati. Buona lettura.
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