[box]Q Code Magazine partecipa al progetto “Sarajevo cuore d’Europa: tre viaggi per un centenario” curato da Viaggiare i Balcani in occasione dell’anniversario dell’attentato di Sarajevo, il 28 giugno 1914. Lo fa raccontando storie, con i diari di due viaggi in bicicletta verso Sarajevo. Uno già fatto, l’altro quasi. [/box]
Racconto a puntate di un viaggio già fatto (e un altro quasi) nel centenario della Grande guerra
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di Giulia Bondi
19 aprile 2014 – C’era una volta un viaggio. Anzi, più di uno.
C’era un viaggio l’estate scorsa: due ragazzi in bicicletta che si incontrano a Trieste, dopo che non si vedono da anni.
E piano piano piano (in salita veramente pianissimo) arrivano a Sarajevo.
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E ci sarà un viaggio l’estate prossima, cioè questa che arriva, proprio all’inizio inizio dell’estate, il solstizio. Il 21 giugno insomma.
Anche qui si arriva a Sarajevo e si pedala, ma non si sa ancora chi ci sarà, o chi ci vorrà essere. Magari anche voi.
Comunque, si comincia da una città bianca, con le mura di pietra, le strade lastricate e il profumo di lavanda. Ragusa, cioè Dubrovnik.
Ci saranno anche delle bancarelle quel giorno, a dire il vero qualcosa di più delle bancarelle. Ci sarà Terra Madre: un evento di Slow Food con i produttori delle cose più buone e rare, come il formaggio nel sacco degli altipiani dell’Erzegovina e dei fagioli che si chiamano poljak. Ci sarà lo slatko di prugne, che il migliore lo fa a Gorazde una signora meravigliosa coi capelli neri, la casa circondata da frutteti e un bel po’ di spirito imprenditoriale.
Se fosse inverno, ci sarebbero anche i cavoli rastika, così gustosi che – dicono – i contadini di Trebinje si rifiutarono di venderli a Madonna. Non quella di Medjugorje, no, la cantante: venuta a esibirsi in Montenegro, voleva farne incetta e portarseli in America in aereo. E dopo noi cosa mangiamo quest’inverno, le hanno risposto sdegnati.
Insomma, sarà estate, e ci saranno dei ciclisti in Bosnia, il 21 giugno. Turisti, o magari viaggiatori. E cominceranno, piano piano ma non così piano – perché ci sarà un furgone a portare i bagagli, e senza bagagli si va più forte – a pedalare verso est. Destinazione Sarajevo.
Ci vorranno sei giorni, e certamente un po’ di sudore. E occhi buoni, per salutare il Mediterraneo e tuffarsi tra pietre e vigneti dell’Erzegovina. E fantasia, per immaginare il poeta Mak Dizdar che passeggia tra gli stecci, le pietre bianche coi bassorilievi agresti della necropoli bogumila di Stolac.
E memoria, per ricordare che ne era stato vent’anni fa del ponte di Mostar, da cui oggi di nuovo si tuffano i ragazzini, quando raccolgono abbastanza collette dai turisti. E tenacia, per quando si uscirà da Mostar e una decina di chilometri di tornanti si attorciglieranno uno dopo l’altro fino al passo Porim.
E stupore, per le acque verdi della Neretva e i boschi attorno al Boracko Jezero. E desiderio, per scivolare ancora più veloci, in discesa, fino alle porte della carsija di Sarajevo.
Intanto, per preparare questi viaggi futuri (ci sarà anche chi, a Sarajevo il 27 giugno, ci arriverà a piedi e in pullman) c’è stato un viaggio passato. Da Trieste a Sarajevo.
[Continua]
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