Fra pochi giorni ci sarà l’assegnazione dei webby award, premi che riguardano prodotti o idee particolarmente suggestivi sul web. E sfogliando fra i candidati ecco un classico rapporto di forza, con una interessante soluzione, che riguarda il problema numero uno del pianeta: il cambio climatico
di Angelo Miotto
23 aprile 2014 – Favorevoli, contrari, detrattori, appassionati paladini. Le sorti del pianeta Terra, legate al cambiamento climatico hanno scatenato tifoserie contrappote e grandi riunioni internazionali dove, l’esperienza di chi ne ha visti un certo numero passare sulle agenzie di stampa, non si arriva mai veramente a decisioni non dico definitive, ma significative dal punto di vista del raggiungimento dell’obbiettivo.
I Gas serra, l’inquinamento legato al Co2, lo stile di vita, ma soprattutto l’impossibilità concettuale e pratica di un sistema come quello capitalista, o turbo capitalista, di poter concepire che oltre al profitto c’è da mettere in cassaforte una cosa ben più preziosa e cioè la posisbilità per il nostro pianeta di vivere e per la specie umana di sopravvivere.
Alcuni anni fa’, mentre realizzavo un documentario sull’uranio impoverito e la salute dei soldati italiani (L’Italia chiamò, con Matteo Scanni e Leonardo Brogioni, 2008), ricordo un’appassionante intervista in cui dopo il tema centrale delle vite umane sottoposte alle radiazioni e alle polveri si finì a parlare dello stato di contaminazione per la terra, le falde, il territorio colpito dalle micidiali armi del nucleare soft. Ma l’esperto mi rispondeva che nel corso degli anni la natura avrebbe avuto la meglio, che anche nelle zone più contaminate il potere rigenerante e generatore della natura sarebbe riuscita nell’opera di cancellare le tracce di quel veleno caduto dal cielo o dentro proiettili sparati da elicotteri o da carrarmati.
Quell’intervista non torna alla memoria per dire che la terra ce la farà ugualmente, cosa che lasciamo dire agli scienziati, ma che il tema in questione è la sopravvivenza della specie. L’uomo si sta suicidando, nonostante una camoagna di informazione che – con detrattori e appassionati sostenitori – non possimao dire che sia certo nascosta, o difficile da abbordare. Districarsi fra i pro e i contro è cosa più difficile se ci si addentra nelle valutazioni di carattere scientifico, ma possiamo anche concludere senza margine di errore che lo sfruttamento delle risorse del pianeta, che è già ben oltre quello che può dare, unito alle fonti di surriscaldamento globale e al fatto che gli investimenti per uno stile di vita diverso nei Paesi ricchi e l’impossibilità di controllare la velocità e il consuo di chi era povero e ora si sta sviluppando sono sicuramente dati preoccupanti e negativi.
Ecco perché il link che ho trovato fra i candidati dei webby award mi ha colpito. Come vedrete in questo video e nel sito che lo ospita, quello di una petizione, si richiede una firma per fare in modo che gli uragani che hannod evastato e stanno devastando intere aree urbane non siano più battezzatti con nomi casuali o scovati da qualche studioso che avverte dell’arrivo della catastrofe. No, i nomi che dovranno avere gli uragani dovranno essere quelli dei politici, statunitensi in questo caso, che non solo non credono al cambiamento climatico, ma che remano contro il fatto che si debba trovare una soluzione. Parliamo di lobby potenti, che sono legate, difficile non indovinare, sicuramente a tutti quegli affari che hanno a che vedere con fonti energetiche inquinanti, o a prodotti di consumo che surriscaldano o fanno uso di liquidi o gas propulsori inquinanti.
Ribattezziamo allora le catastrofi ‘naturali’ con il nome di chi non si prende le responsabilità che sarebbero obbligatorie per un eletto con voto popolare e quindi rappresentnte dei diritti del popolo stesso. Una suggestione interessante, un ottimo strumento di propaganda positiva, una pressione ben congeniata per cercare di smuovere chi deve decidere su un capitolo così importante.
Il rapprto di forza, in questo caso, si può – piacerebbe dire si deve – ribaltare. E chi si trova a subire si trova di fronte a una possibilità non peregrina di poter avere un’arma appuntita, perché andrebbe a conficcarsi decisamente nel bersaglio.
Di petizioni ormai è ricco il web. E la fisicità dei corpi non è paragonabile a quella degli avatar digitali. Ma detto ciò, perché non provare?
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