Q Code Mag affronta il giorno della Liberazione con uno speciale che animerà le pagine del nostro magazine online. E con un gioco di accenti
di Angelo Miotto
24 aprile 2014 – Liberati. È la parola chiave che in redazione è stata scelta e condivisa per gli articoli che animeranno le nostre pagine da oggi e fino al 26 aprile. C’è un piccolo, ma significativo gioco in questa parola scelta; sta nell’accento che ognuno di noi potrà leggere lanciando il primo sguardo sulla parola stessa.
Liberàti: il 25 aprile come memoria di quella che fu la rimozione di una tragica e drammatica cappa che opprimeva non solo l’Italia, ma gli equilibri del mondo intero e l’umanità stessa. Una data che ci riporta al sacrificio, al corpo in primo luogo, di chi ha sofferto e combattuto e – grazie a questo oggi possimao scriverlo- permesso di arrivare a un cammino difficile, ma entusiasmante di quella che fu la scrittura di una nuova Costituzione, la mediazione alta su principi che attingevano e dovrebbero ancora attingere a valori universali indicatori di una concezione del mondo. La nuova Repubblica, i nostri diritti, la nostra matrice che prima di tutto risiede in una parola, antifascismo. Una condizione irrinunciabile per partire, per esplorare, per tornare a vedere la luce di nuove albe.
Lìberati: un imperativo che si colma di significati grazie all’altra parola, resistenza, che travalica dal suo storico incastro. Liberarsi dai gioghi, e sono molti, che assillano il nostro vivere quotidiano. Liberiamoci dai rigurgiti delle destre estreme che oggi prosperano come un virus pericoloso, contro il quale gli anticorpi si scontrano in una sofferenza costante e progressiva di una memoria che rischia di offuscarsi. Perché il tempo passa, perché le sfumature ambigue prosperano e vengono utilizzate da bocche incaute, troppo spesso nei palazzi della politica. Concessioni e legittimazioni che hanno travalicato un limite, quello netto, tagliato con l’accetta, che deve innervare la nostra coscienza democratica. Dire no in questi casi non è un’offesa alla democraticità o all’espressione libera del pensiero da tutelare, semmai il contrario, è preservare quella stessa libertà che ci permette di esprimerci liberamente.
Lìberati: imperativo soggettivo, che ognuno di noi può arricchire in nome di una sofferenza che ci attanaglia sul lavoro, nelle relazioni, nella difesa dei diritti che sbiadiscono nel nome di una nuova società geotecnologica che si propone affascinante e seducente a nuove generazioni che, anche qui troppo spesso, hanno perso quei paletti fondamentali e rigidi che aiutano a non vacillare nell’individuazione di un sentiero comune.
In un saggio sull’età ibrida, quella che si prospetta di fronte a noi, dove la geopolitica ha lasciato prima il posto alla geoeconomia e ora alla geotecnologia, i fratelli Khanna scrivono delle diverse generazioni che si stanno succedendo: la generazione X, di chi vi scrive, che lascia il posto alla generazione Y, i millennials. Infine chi si affaccia ora sul pianeta: la generazione Z, i nativi digitali.
Il rischio, scrivono gli autori, è che gli ultimi arrivati soccombano di fronte alle seduzioni della tecnologia che vanno ben oltre le doverose narrazioni storiche del passato. Di qui l’avvertimento dei Khanna: sarebbe un paradosso beffardo se l’ansia di futuro portasse a un analfabetismo del passato che in fin dei conti può addirittura condurre – qui sta il paradosso – a ripetere in futuro gli errori evidenziati dalla Storia.
Un passaggio che ben si adatta alla memoria rispetto al 25 aprile e a tutto quel che significa, un allarme che si attiva ogni volta che ognuno di noi si fermi a riflettere sulle soglie di conoscenza e attenzione che le nostre società propinano nel grande circo dei messaggi che vengono veicolati con sempre maggiore frequenza e con tempi di produzione/diffusione/assorbimento che sono di per se stessi il principale ostacolo a un attento omaggio alle nostre radici comuni.
Liberàti, Lìberati. Il nostro ruolo sta anche qui, nel proporre materiale, densità e continuo stimolo a recuperare, senza perdere la contemporaneità di formati e tecniche, dell’informazione, laddove ‘dare una forma’ alle proprie menti significa creare le condizioni per la libera espressione di un giudizio.
E allora come se fosse un ciclostilato di altri tempi lasciatemi concludere così:
Viva la Resistenza! Buona festa della Liberazione! Viva il 25 aprile!
.
.
Sosteneteci. Come? Cliccate qui!
.
.