Pubblichiamo in quattro puntate un adattamento per bambini del testo originale della Carta di Lampedusa, realizzato da Elisa Marini (www.retesenzaconfini.it)
Preambolo
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Sulla Terra vivono moltissimi uomini, donne, bambini e bambine, anziani e anziane.
Sono tutti esseri umani, ma sono anche tutti diversi: abitano in luoghi diversi e hanno modi di vivere diversi.
C’è chi vive dove fa freddo, al Polo Nord; c’è chi vive dove fa caldo, nei deserti; c’è chi vive in città e chi in campagna; chi al mare e chi in montagna.
C’è chi ha la pelle scura e chi chiara; chi è alto e chi è basso; chi ama cantare e chi sa curare le piante o aggiustare le auto… ognuno ha le sue capacità, diverse dagli altri.
Gli esseri umani, però, sono tutti fratelli: perché tutti vivono sulla Terra.
Ora, se qualcuno vive dove c’è la guerra, cosa deve fare? E se non c’è più da mangiare in un paese, come si fa a vivere? Ci sono luoghi dove è molto difficile essere curati quando si sta male. Ci sono bambini-bambine che non possono andare a scuola e bambini-bambine che non possono giocare.
C’è anche chi non ha più la casa, chi non ha il lavoro e chi ha perso la propriafamiglia e resta solo-sola. Non si può vivere così!
Molto spesso, allora, queste persone si spostano: lasciano i loro parenti, i loro amici, il loro paese e fuggono. Così cercano un posto senza guerra e senza fame, dove sia possibile vivere agendo per il proprio benessere, la propria gioia di essere con le persone a cui si vuole bene.
Lo spazio della Terra, però, è diviso in Stati, Nazioni, Regioni, Province.Il territorio di uno Stato è circondato da confini; ogni Stato ha le sue leggi e decide chi deve uscire e chi deve entrare nei suoi confini.
E’ possibile viaggiare liberamente da una parte all’altra della Terra? No, non è possibile!
Facciamo un esempio. Scoppia una guerra. Le famiglie di un villaggio scappano per salvare la propria vita. Magari nonsono d’accordo con chi ha dichiarato la guerra e sta uccidendo, ma non possono protestare (si dice: sono dissidenti). Non hanno altra scelta che fuggire.
Si spostano di notte, per non essere scoperti. Incontrano molti pericoli e rischiano di perdere la vita durante il loro triste viaggio.
Poche persone li aiutano.
Incontrano, invece, molte altre che possono fare del male.
Come si può fare del male a chi cerca un luogo sicuro sulla Terra per vivere?
Purtroppo, ci sono molti modi:
– c’è chi chiede molti soldi promettendo a chi scappa un mezzo di trasporto (un furgone, una barca, un gommone, …) e poi abbandona le povere persone a se stesse prima ancora di arrivare a destinazione, senza cibo, senza acqua;
– c’è chi si presenta gentile e disposto ad aiutare ma, appena iniziato il viaggio, diventa violento. Con le minacce costringe tutti, soprattutto le donne e i giovani, ad obbedire agli ordini. Le persone diventano come schiave: sono costrette a lavorare moltissimo, a fare lavori che non vorrebbero mai fare, vengono maltrattate (si dice: vengono sfruttate);
– c’è chi ruba i documenti di identità.
E perché?
Perché il documento di identità (carta di identità – passaporto – ecc.) sono quelle carte dove c’è scritto il proprio nome e cognome, quando siamo nati, dove viviamo e altre informazioni. Se questi documenti vengono rubati, le persone non possono più dimostrare chi sono, dove vivono e cosa fanno.
Così, per chi ruba i documenti, è più facile rendere schiavo chi non può più nemmeno dimostrare come si chiama!
Immaginiamo ora che le persone che stanno scappando siano riuscite a superare tutti i pericoli e siano vicine ai confini del nuovo Stato.
Allora possono finalmente entrare e sono salve?
No, molte volte, prima di passare i confini, incontrano ostacoli naturali: alte montagne, fiumi pericolosi, mare in tempesta. Oppure incontrano ostacoli costruiti dall’uomo: alti muri, reti metalliche, controlli con agenti armati (si dice: posti di blocco).
Nei posti di blocco, gli agenti armati (la polizia, l’esercito, … si dice anche “le forze dell’ordine”) fermano queste persone e le rimandano indietro. Si dice: le respingono.
Perché le respingono?
Perché, come abbiamo detto, ogni Stato ha le sue leggi e ogni Stato stabilisce chi può entrare e chi può uscire dai suoi confini.
E cioè?
Ad esempio, chi è senza documenti (ricordi?, così non può dimostrare veramente chi è!) oppure chi non ha casa e non ha un lavoro difficilmente può entrare nei confini di un nuovo Stato.
Ma chi sta scappando, di certo non ha già un lavoro o una casa da un’altra parte sulla terra!
Non solo: le persone che fuggono dalla guerra o dalla fame, oppure da paesi dove non è possibile vivere liberamente (ricordi?, sono i dissidenti) non possono tornare indietro! Se tornano indietro, rischiano di morire!!
Queste persone, allora, cercano di entrare lo stesso e quando sono nel nuovo Stato, chiedono di restare come rifugiati, cioè chiedono un “rifugio” – chiedono di essere protetti dalla violenza, chiedono un posto per vivere lavorando o andando a scuola. Si dice anche: chiedono asilo.
Attenzione! Quando finalmente riescono ad entrare nel nuovo Stato, sperano di poter trovare un po’ di pace, un luogo dove vivere meglio. Sono molto stanchi, alcuni possono anche essere ammalati o feriti, ci sono anche donne e bambini- bambine che hanno bisogno di essere accolti e curati.
E cosa succede?
Queste persone, che possiamo chiamare immigrati-immigrate, vengono raccolti tutti insieme e messi in luoghi che in Italia vengono chiamati Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E.).
E cosa sono questi “cie”?
Perché vengono messi tutti lì dentro?
Ci sono solo in Italia?
Cerchiamo di rispondere con ordine! Questi centri ci sono anche in altri paesi, in Europa e in altre parti del mondo.
Vengono messe in questi centri tutte le persone che non possono restare in uno Stato e sono in attesa di essere rimandate nel paese dove sono nate (si dice: espulsione).
Vengono messe le persone che devono essere controllate perché non si sa se raccontano la verità o delle bugie (si dice: identificazione). Ad esempio: chi sono veramente? – da dove vengono? – vengono proprio da un paese dove c’è la guerra o la fame?
Le leggi del nuovo Stato, infatti, non permettono a queste persone, molte appena arrivate, di muoversi liberamente, di cercare una casa e un lavoro, di andare a scuola o di farsi curare come gli altri. Non permettono neppure di spostarsi per andare in altri Stati dove, magari, ci sono dei parenti che li aspettano.
Ma perché non possono fare tutto questo?
Perché lo Stato deve prima dare a loro il permesso per restare dentro i nuovi confini. Si chiama: permesso di soggiorno.
E per dare questo permesso speciale, il permesso di soggiorno, deve controllare se la persona che chiede di restare dice la verità.
E quanto tempo le persone devono restare nei “cie”?
Tanto, troppo tempo! Giorni, settimane, mesi…
Devi sapere anche che questi centri sono come delle prigioni: alcuni sono proprio delle caserme o dei capannoni non più usati.
Le persone sono tantissime e lo spazio è poco, è difficile mantenere la pulizia, c’è troppo caldo in estate e troppo freddo in inverno, è difficile farsi curare se ci si ammala (si dice: le condizioni igieniche non sono adeguate)… insomma, è bruttissimo vivere lì. E soprattutto non si può uscire: ripetiamo, sono come delle prigioni!
In prigione anche se non hanno fatto nulla di male?
Sì, non è giusto!
Ma non è finita! Lo Stato decide: – sì, tu puoi restare qui; – no, tu devi ritornare. Così, dopo un viaggio molto lungo e pericoloso, dopo molto tempo rinchiusi inqueste prigioni, molte di queste persone sono costrette a tornare indietro!
E se scappano da lì?
Sai, qualche immigrato o immigrata appena arrivato-arrivata nel nuovo Stato riesce anche a nascondersi per non essere fermato-fermata e portato-portata in questi centri.
Altre persone, ma sono poche, riescono anche a fuggire.
E poi?
Poi, per tutte queste persone, la vita diventa difficilissima.
Perché?
Perché non hanno il permesso di soggiorno, non hanno il permesso di restare in uno Stato che non è lo Stato dove sono nate.
Senza permesso di soggiorno non possono trovare lavoro, non possono trovare casa; se vengono derubate o picchiate, non possono andare dai carabinieri a fare denuncia… insomma, non possono vivere!
Vengono chiamate: clandestini o clandestine. C’è un’altra cosa che devi sapere.
Ci sono persone – lavoratori e lavoratrici, mamme e papà – che non sono cittadini italiani, ma che hanno il permesso di restare in Italia. Hanno il permesso di soggiorno perché lavorano e con i soldi guadagnati possono vivere.
Succede, però, che perdono il lavoro. Quando devono chiedere allo Stato il permesso di restare ancora (si dice: chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno), siccome non hanno più il lavoro, lo Stato risponde: no, se non trovi un nuovo lavoro, tu non puoi più stare qui, devi tornare nel paese dove sei nato-nata!
Purtroppo oggi è sempre più difficile trovare lavoro, così queste persone non riescono ad avere un nuovo permesso di soggiorno. Si dice: non viene rinnovato il permesso di soggiorno.
Allora, cosa succede?
Quel lavoratore o lavoratrice, quel papà o quella mamma, diventano clandestini.
Se un carabiniere o un poliziotto ferma un uomo o una donna clandestini, può portarli in uno di questi centri, che sono come delle prigioni.
Da lì, i clandestini vengono riportati nei paesi dove sono nati.
E se nel paese dove sono nati non hanno più la casa e non hanno più il lavoro?
Già hai ragione: come fanno a vivere?
Allora non è giusto!
Hai ancora ragione: non è giusto.
Dopo questo lungo raccontare, voglio parlarti della Carta di Lampedusa. Sai dov’è Lampedusa?
Lampedusa è un’isola a Sud della Sicilia, nel Mediterraneo (guarda la cartina dell’Italia e cercala!)
Un brutto giorno, il 3 ottobre 2013, e un secondo bruttissimo giorno, l’11 ottobre 2013, dall’Africa stavano arrivando a Lampedusa due imbarcazioni, piene di uomini, donne e bambini-bambine che scappavano dalla guerra e dalla fame.
Le loro imbarcazioni, però, hanno fatto naufragio e ben 600 persone sono annegate.
Prima di loro, altri uomini, donne e bambini-bambine sono morti nel Mar Mediterraneo. Non sono riusciti ad arrivare in Italia anche perché ci sono leggi che impediscono a chi cerca una nuova vita di muoversi in sicurezza e liberamente.
Allora, proprio a Lampedusa, tutte le persone che non vogliono più vedere la gente morire solo perché cerca una nuova vita, si sono incontrate.
Sono rimaste a Lampedusa dal 31 gennaio 2014 al 2 febbraio 2014 e hanno scritto La Carta di Lampedusa.
Cosa dice questa Carta?
La Carta di Lampedusa è un patto, un accordo che unisce tutte le persone che vogliono vivere su questa Terra proteggendo i diritti di tutti gli esseri umani, soprattutto quelli di chi viaggia e si sposta da uno Stato all’altro. Si dice: i diritti di tutti gli immigrati e di tutte le immigrate.
La Carta di Lampedusa dice che:
– Tutti gli esseri umani sono fratelli
– Ogni essere umano ha la sua ricchezza
– Ogni essere umano abita sulla Terra e la Terra tutta è un unico grande spazio da condividere.
La Carta di Lampedusa, quindi, riguarda tutta la Terra, ma in particolare il Mar Mediterraneo, perché in questo mare molte persone sono morte o sono scomparse proprio mentre cercavano di raggiungere l’Europa scappando dall’Africa o dal Medio Oriente (guarda ancora la cartina!). Non solo: nel Mar Mediterraneo, uno dei punti di arrivo più importanti per gli immigrati e le immigrate è proprio l’isola di Lampedusa. Ecco perché è su questa isola che è stata scritta la Carta.
[Continua]
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