[note color=”000000″] Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile. [/note] [author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]
8 maggio 2014 – Ci sono gli scontri all’Olimpico di sabato sera. Gli ennesimi. Le accuse. Le condanne. Gli aggettivi. Invettive contro chi, a pochi giorni dagli applausi al Sindacato Autonomo di Polizia, indossa una maglietta che chiede la liberazione di un presunto assassino. Le forze che si fatica sempre di più a chiamare “dell’ordine”. Uno Stato che non sa più dialogare con i propri cittadini, ma un capitano di una squadra di calcio sì. Le telecamere inquadrano Renzi, chiaramente molto più importante di chiunque altro lì dentro. E la partita che viene alla fine viene giocata per non deludere gli animi di nessuno, nemmeno di quelli che sono ricoverati al pronto soccorso con il codice rosso.
Poi c’è una vignetta dei Peanuts, questa qua.
E poi c’è un film, che non è necessariamente il registicamente più artistico, o l’attorialmente più notevole. E magari anche la sceneggiatura a volte ha quelle battute vagamente smielate, che fanno arricciare il naso un po’ per tenerezza, un po’ per disappunto. Ma è un film, anzi, una saga, che ha fatto la storia del cinema come poche altre pellicole, forgiando l’immaginario collettivo e la fantasia di tutte le generazioni a venire. Un film che emoziona i grandi come se fossero ancora dei bambini. Che fa sognare i bambini con parole semplici, ma indimenticabili. Che unisce ogni anno miliardi di persone in tutto il mondo e il cui strepitoso universo non smetterà mai d’incantare.
1977. E Star Wars irrompe per sempre nella vita del cinema. Che ti pensi è un film di fantascienza, e invece scopri che è una tragedia greca nelle stelle e che pare che l’Antigone e tutti i più grandi poemi si siano trasferiti lì, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana. Scopri che i temi trattati sono i più vecchi, umani e terreni che la Storia abbia da offrire.
Perché sicuramente le spade laser e le navicelle spaziali e le creature dalle sembianze più strane nutrono quella fame di spazio e in-conosciuto che tutti noi abbiamo, soddisfano quel punto interrogativo che spontaneamente ci nasce dentro ogni volta che alziamo lo sguardo al cielo in una notte stellata e improvvisamente ci ricordiamo delle nostre vere dimensioni.
Ma tolti gli abbellimenti che lo rendono avvincente e futuristico, fantastico e fantasioso, quello che resta è la Forza. E tutti, appena la incontriamo, riusciamo a capire cos’è. Chiamatela religione, se volete. Ma anche lì, smantellati gli orpelli di divinità con vari nomi e varie cerimonie, quello che rimane è un’energia, che sta a noi stessi ascoltare e che solo noi stessi possiamo decidere come usare.
La Forza è giustizia. La Forza è energia vitale. C’è chi la chiamerebbe istinto. Chi sentimento. Si potrebbe più banalmente definirla come amore. O, al contrario, odio. La più ecclesiastica dicotomia tra Paradiso e Inferno. L’opposizione tra ciò che è giusto per il cuore e ciò che è giusto per la società.
Ma se si va a scavare e si continuano a togliere questi famosi orpelli, allora si capisce che la Forza non è altro che una scelta. E questo non ha nulla di fantascientifico.
Una scelta banale, quanto fondamentale. La scelta tra Forza e Lato Oscuro. Tra Anakin e Dart Fener. Tra Impero e Ribellione. Tra testa, cuore, sangue e giustizia. Partendo dal presupposto che ogni uomo, come Ian direbbe, è artefice del proprio destino e, in quanto tale, libero, la Forza è sempre dentro di noi. In ogni attimo. In ogni gesto. In ogni decisione. In ogni aggettivo dato. In ogni sentenza. In ogni acclamazione. In ogni presa di posizione. Perché ogni scelta ci fa prendere una direzione e ogni passo verso una meta piuttosto che un’altra determinerà il colore della nostra anima e, con essa, quello del resto del mondo. Nessun Padawan può astenersi.
Obi Wan insegna. La Forza dà al Jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci penetra e ci circonda, mantiene unita la galassia. O, al contrario, può dividerla e straziarla.
Nella coesistenza, dentro ognuno di noi, tra Anakin e Dart Fener, tra Forza e Lato Oscuro, tra Antigone e Creonte, Medea e i suoi figli, tra quello che è giusto per il cuore e quello che è giusto per la società, sta a noi decidere chi ammazzare e chi far vivere, chi tradire, chi applaudire, chi considerare un assassino, chi una vittima. Sta a noi decidere che scelta prendere, come seguire il proprio istinto e quale lato della Forza abbracciare, dove impegnarla, quella Forza. Decretare dove giaccia la giustizia. Cosa significhi “ordine”. Cosa voglia dire il termine uguaglianza. E capire che la guerra, come direbbe il saggio Yoda, non fa nessuno grande.
Cosa c’entra questo con gli scontri allo stadio Olimpico di Sabato scorso? Usate la Forza. Lo capirete.