Otto metri quadri al secondo è il ritmo con cui viene asfaltata e cementificata l’Italia. Un libro di Domenico Finiguerra che invita alla Resistenza contro quest’aggressione silenziosa e costante.
di Alessandro Ingaria
9 maggio 2014 – “Dopo i campi di sterminio, stiamo assistendo allo sterminio dei campi.”. Con queste parole di Andrea Zanzotto, Domenico Finiguerra apre “8 mq al secondo”, un pamphlet di denuncia dell’Italia dell’asfalto e del cemento. Un testo breve e appassionato, scritto di getto da chi vive quotidianamente la battaglia contro l’emorragia di suolo.
Nell’opinione pubblica è presente una doppia associazione mentale, palesemente falsa quanto palesemente radicata:
1. i cittadini, i comitati, gli ambientalisti, gli intellettuali, gli artisti e perfino i preti che si oppongono alla devastazione del territorio (sia essa una grande opera o una speculazione edilizia) sono degli estremisti;
2. i politici delle larghe intese, quelli del fare (a modo loro) sono dei moderati responsabili.
Certezze difficili da sradicare dalla testa di amministratori locali, di piccoli e grandi imprenditori del calcestruzzo e dell’asfalto e di un popolo con il sogno ancestrale della casa di proprietà. Eppure, racconta Domenico, “il consumo di suolo (soil sealing) in Italia ha avuto accelerazioni molto significative, portando il nostro paese a percentuali di occupazione del suolo superiori al tasso medio europeo. A fronte di una media dei paesi Ue del 4,3%, in Italia abbiamo un suolo impermeabilizzato per il 7,5%.” E il problema è talmente grave da indurre l’Unione Europea a fissare l’obiettivo del consumo zero di suolo entro il 2050.
Finiguerra snocciola numeri impressionanti: seconde case, villette, condomini e alberghi hanno ormai sigillato oltre i 2/3 della costa italiana. La fascia costiera adriatica misura 1472 km, da Trieste a Santa Maria di Leuca. Nel 1950 era libera per 944 km; oggi rimane non urbanizzata per soli 466 km.
Forse, penserà qualcuno, si tratta di argomenti già trattati, già detti, già visti. I soliti ecologisti, i soliti verdi che osteggiano i progetti di sviluppo. A torto o a ragione, quest’accusa ha disinnescato decenni di lotta ambientalista. I tempi sono cambiati e i numeri parlano chiaro. Nel 1991 l’Italia aveva un’autonomia alimentare che superava il 92 percento del fabbisogno. Nel 2010 questa quota era solo più dell’ottanta percento. Oggi il grado di autoapprovvigionamento è sceso sotto i quattro quinti delle necessità alimentari del Paese. L’Italia è la quinta nazione al mondo nella poco invidiabile classifica del deficit di suolo. Non solo carenza agricola, ma anche un’insufficiente area biologicamente in grado di assorbire i rifiuti prodotti. In altre parole, la necessità di trasferire i rifiuti italiani all’estero sarà sempre maggiore.
Mentre i politici e gli amministratori pubblici si disinteressano del suolo agricolo, le imprese italiane sono invece al secondo posto tra quelle europee per “attività d’investimento in suolo agricolo all’estero” dopo il Regno Unito. Eni, Maccaferri, Benetton, Assicurazioni Generali, Unicredit, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena più una quantità rilevante di piccole e medie imprese stanno acquistando enormi appezzamenti in Paesi esteri. Chiaro sintomo di prospettive di business?
Il pamphlet di Finiguerra pone il dito in una piaga che affligge la politica italiana: la certezza che l’unico strumento per lo sviluppo del territorio e dell’economia è l’edilizia. Dal film di Francesco Rosi “Le mani sulla città” del 1963 al libro “8 mq al secondo” sono trascorsi 51 anni. Eppure la formula italiana del progresso è sempre la stessa: costruire e costruire. Regolarmente e abusivamente, come dimostrano le 150mila unità abitative irregolari in Sicilia, le 85mila in Piemonte, le 70mila in Emilia Romagna, le 58mila in Lombardia. Ma occorre non cadere nell’errore di addebitare il problema al solo abusivismo. Il problema è culturale, profondo.
Oggi, come ricorda Finiguerra, le vertenze e le battaglie per salvare un parco, un bosco, una valle, una falda acquifera non sono più banalizzabili in “scaramucce dei soliti verdi”, ma confronti autenticamente politici che stabiliranno in quale polis vivranno i cittadini e quale equilibrio sociale, economico e, naturalmente, ambientale troveranno nei prossimi decenni. Una battaglia per il futuro.
L’autore è stato sindaco di Cassinetta di Lugagnano, primo comune italiano ad adottare un piano regolatore a crescita zero, prevedendo la sospensione dell’espansione urbanistica a favore di un recupero del patrimonio esistente e di una tutela di suoli agricoli e naturali. E da allora fa parte di una comunità diffusa e sparpagliata che resiste ai nuovi barbari del cemento. Dopo averli conosciuti in lungo e in largo per l’Italia, Finiguerra osserva che i comitati di difesa del territorio sono quasi ovunque molto più preparati degli assessori e dei consiglieri che alzano le mani nei consigli comunali. Ma anche i sindaci e amministratori che intendono perseguire lo stop al consumo di territorio aumentano di giorno in giorno. La battaglia è lunga, ma è una lotta vitale.
Il libro non vuole essere di sola critica e denuncia, ma anche propositivo di una nuova linea politica per l’edilizia:
1. Puntando sul recupero e il restauro dei centri storici che stanno cadendo a pezzi e dei borghi antichi abbandonati […].
2. Abbandonando il mito delle Grandi Opere (e delle devastazioni che si portano dietro) e passando a un più pratico Grande Piano di Piccole Opere, interventi di messa in sicurezza del territorio e di cura del dissesto idrogeologico, di abbattimento delle barriere architettoniche, di realizzazione di marciapiedi e piste ciclabili.
3. Investendo realmente nell’efficienza energetica degli immobili esistenti che divorano KW e drenano risorse dalle tasche dei cittadini, garantendo certezza e chiarezza dei finanziamenti e degli incentivi, senza gli appesantimenti burocratici che fanno desistere i piccoli proprietari.
Finiguerra chiude con l’auspicio della nascita di un movimento politico d’opinione, che sappia misurarsi anche nell’arena politica, coltivando il consenso necessario, lavorando affinché, come direbbe Alex Langer, il cambiamento e la conversione ecologica divengano un desiderio dei cittadini, un’esigenza sociale collettiva.
“8 mq al secondo” edizione Emi di Domenico Finiguerra verrà presentato il 14 maggio 2014 alle ore 18 al Q Code Cafè Letterario alla Fabbrica del Vapore di Milano, in Via Giulio Procaccini n. 4