Se il Libano ha appena bocciato una legge contro la violenza domestica, in alcune zone dell’Iraq le donne sono il vero fulcro della famiglia. Sono le mille sfaccettature di una terra piena di contraddizioni ed eccessi
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/FacebookHomescreenImage.jpg[/author_image] [author_info]di Susanna Allegra Azzaro. Amo definirmi “cittadina del Mediterraneo”. Le mie origini si perdono tra Sardegna, Genova, Sicilia e Nord Africa, ma è a Roma che sono (casualmente) nata. Lavorare nella cooperazione internazionale mi ha dato la possibilità di vivere un po’ in giro nel mondo; la curiosità, invece, mi ha spinta a cercare di imparare il più possibile dalle culture con cui sono venuta a contatto. Tra il 2008 e il 2009 il lavoro mi porta in Medio Oriente e da allora esso continua ad essere una presenza costante nella mia vita. Recentemente vi sono tornata per approfondire i miei studi della lingua araba colloquiale “levantina”.[/author_info] [/author]
12 maggio 2014 – Il parlamento di Beirut ha recentemente approvato, per la prima volta nella sua storia, una legge a tutela delle donne vittime di violenza domestica. Sembrerebbe una buona notizia ma, leggendo attentamente il testo, ci sono troppe lacune legislative per definirla tale. Sono evidenti la mancanza di una definizione esaustiva di “violenza” e, cosa ancor più grave, non viene menzionato lo stupro tra le mura domestiche.
Così facendo, si riconosce di fatto al marito il diritto di esigere dalla propria moglie un rapporto sessuale a prescindere dal suo consenso.
La Ong locale Kafa, promotrice della legge, ha pubblicamente manifestato il suo disappunto, accusando il parlamento di non aver avuto il coraggio di approvare la legge come inizialmente concepita.
Dei 71 parlamentari che avevano garantito a Kafa il proprio appoggio, nessuno ha mantenuto la parola data. D’altronde le autorità religiose, sia sunnite che sciite, hanno da sempre dimostrato la loro contrarietà alla penalizzazione del cosiddetto “diritto maritale” e non hanno esitato ad esercitare la loro influenza affinché si cancellasse questo punto dalla legge.
È un dato di fatto che la violenza di genere non rientri ancora tra le priorità di molti governi, in Medio Oriente e non solo. È un tema scomodo, delicato e pericolosamente connesso a certi aspetti culturali e religiosi. Il tanto “aperto” Libano non ha avuto il coraggio di andare oltre, di emulare, questa volta nel bene, quei Paesi occidentali a cui tanto aspira ad assomigliare.
Un’occasione persa, ma che segna comunque l’inizio di una presa di coscienza, a livello sociale, su un tema rimasto tabù per troppo a lungo. Leggere questa notizia mi ha automaticamente portato indietro ad alcuni avvenimenti accaduti quando lavoravo ad un progetto cui uno degli obiettivi era, tra gli altri, quello di sostenere donne vittime di violenza. Fin dalle prime investigazioni in loco, nel sud dell’Iraq, capimmo che sarebbe stato molto difficile cavare qualche dato attendibile a riguardo.
Di fatto ottenemmo ben poco e dopo parecchi mesi di indagini snervanti accadde un fatto a dir poco illuminante. Scrivemmo un breve questionario rivolto a quelle che erano considerate le figure più rilevanti di una comunità rurale. Una delle prime domande che rivolgemmo agli intervistati era se, a loro parere, fosse giusto l’uso delle maniere forti con la propria moglie nel caso in cui questa, erroneamente, bruciasse la loro cena.
Il 70 per cento dei 50 e più intervistati rispose in maniera positiva, ma affermarono anche che la violenza di genere non rappresentava un problema nella loro comunità e che non erano a conoscenza di nessun caso di violenza all’interno della loro comunità.
Malmenare le proprie mogli non era considerato atto di violenza, ma un fatto assolutamente normale, accettabile, un diritto che si acquisiva con la firma del contratto matrimoniale.
Avevamo per mesi cercato di parlare di violenza contro le donne in un Paese dove la violenza faceva parte di ogni aspetto della vita quotidiana.
Avevamo cercato di trovare il modo per parlare del tema assolutamente tabù della violenza sessuale e pensavamo di poter passare attraverso quel muro di gomma che sono l’omertà e la paura.
È evidente che sin dall’inizio avevamo commesso un grande errore: avevamo dato per scontato che la nostra definizione di violenza fosse universale e valida in ogni angolo del pianeta.
Non vorrei si pensasse che in tutto l’Iraq la situazione sia quella appena descritta. L’Iraq è un Paese enormemente frammentato a livello sociale ed economico, e tra le aree rurali e quelle urbane esistono ancora delle differenza abissali.
Fare di tutta l’erba un fascio sarebbe come sempre un errore e il Medio Oriente è talmente vario e esteso da non ammettere considerazioni generali e universali.
In quanto donna ho avuto modo di accedere più facilmente a confidenze e discorsi che in presenza di uomini sarebbero impensabili.
La mia condizione lavorativa e sociale ha fatto sì che frequentassi soprattutto donne che avevano avuto le mie stesse possibilità di studiare e viaggiare, lontane anni luce dalla condizione misera delle zone rurali dell’Iraq.
Nella mia vita di tutti i giorni ero circondata da donne forti, indipendenti e combattive che avevano un ruolo dominante anche tra le mura domestiche. A loro spettavano la gestione dei figli, della casa e della gran parte delle risorse economiche.
Dentro di me si è andata rafforzando l’idea che il Medio Oriente è, più di ogni altro luogo al mondo, terra di contraddizioni ed eccessi. Qui è vero tutto e il contrario di tutto. Se alcune donne sono costrette a coprirsi dalla testa ai piedi, altre sfoggiano minigonne e scollature da casinò di Las Vegas. Ci sono donne in carriera e quelle a cui è precluso il diritto di istruirsi.
Mogli alla mercé dei propri mariti e donne che non rinunciano alla propria libertà. Ho capito molto tempo fa che sarebbe stato inutile cercare di definire il Medio Oriente. Ogni qualvolta penso di essere convinta di qualcosa, un nuovo evento mi fa cambiare opinione. Non è per eccessiva volubilità o mancanza di carattere.
Il Medio Oriente ti sconcerta e destabilizza in continuazione, ti fa illudere di averci capito qualcosa e poi ti riporta alla tua condizione di osservatore ignorante.
Per questo in ogni post di questo blog mi limito a parlare di quelle che sono state le mie esperienze personali o dei fatti riportati dai media, cercando di non sentenziare o esprimere giudizi in merito.
Ad ognuno di noi poi è concesso il sacrosanto diritto di arrivare alle conclusioni che più ci soddisfano.
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