La ferrovia del millennio

Seicento chilometri di binari per collegare l’Africa Orientale all’Oceano Indiano. La costruiranno i cinesi e costerà quattro miliardi di dollari

[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]

13 maggio 2014 – Ecco una nuova poderosa opera cinese in Africa. Dal punto di vista dell’investimento – quasi quattro miliardi di dollari – sicuramente una delle più imponenti e ambiziose. Una linea ferroviaria che collegherà l’entroterra dell’Africa Orientale all’Oceano Indiano, cioè a quell’Oceano sulle cui sponde ci sono le più grandi potenze economiche e commerciali del pianeta.

La linea ferroviaria collegherà il porto keniano di Mombasa, che è il principale polo economico dell’Africa Orientale, con quattro paesi dell’entroterra continentale: Ruanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda. Complessivamente la ferrovia sarà lunga seicento chilometri.

 

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Una grande opera che muoverà, appunto, quasi quattro miliardi di dollari che naturalmente diventeranno molti di più ad opera finita. Sarà pronta in tre anni, dicono i firmatari dell’impresa.
L’opera, come tutte le grandi opere, ha un senso anche solo per il fatto che fa muovere investimenti. Sull’esito finale infatti non è difficile avere dubbi. Intanto i tempi: la realizzazione in tre anni è praticamente impossibile. Se non altro perché il Sud Sudan è in guerra e non è possibile escluderlo dato che il senso di questa ferrovia sono le risorse petrolifere sudsudanesi e quelle minerarie della regione dei Grandi Laghi e i suoi utilizzatori finali, cioè Ruanda e Uganda che non hanno uno sbocco al mare.

L’opera poi ha una valenza politica. Il presidente Ugandese Mussweni ha lodato la Cina che – sono parole testuali – «si concentra sulle reali questioni di sviluppo senza dare lezioni su come dirigere i governi di altri paesi», ha detto. Il riferimento ad Europa e Stati Uniti è evidente.

Ma la valenza di questa opera, al di là del fatto che verrà portata a termine o meno, è anche simbolica. È il segno che la Cina ha fatto dell’Africa il suo territorio di conquista. Si tratta di una conquista intonata ai tempi che, apparentemente, offre opere, infrastrutture, investimenti, lavoro.
In realtà Pechino sa di dover sfamare, far muovere, dissetare per il prossimo millennio oltre un miliardo e mezzo di persone. L’Africa è un grande serbatoio che ha bisogno di ferrovie, oleodotti, strade, ponti per rendere le sue risorse utilizzabili. I dirigenti di Pechino sanno bene che per loro questa è la sfida del futuro. Se non daranno cibo, energia, acqua al loro popolo verranno spazzati via.

 


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