La morte di diciassette migranti a largo delle coste libiche ha evidenziato ancora una volta il fallimento del sistema d’accoglienza comunitario. E ora si teme un’affermazione delle forze di destra alle elezioni di fine mese
tratto da Diritti e Frontere, blog di Fulvio Vassallo Paleologo
13 maggio 2014 – Sono anni che la fortezza Europa sbarra gli accessi anche nei confronti dei potenziali richiedenti asilo che ottengono uno status se sopravvivono alle traversate ed agli abusi nei paesi di transito, ma ai quali non si garantisce alcuna possibilità di ingresso protetto nella legalità attraverso canali umanitari.
La Commissione Europea ed il Consiglio hanno gravissime responsabilità perché dopo le tragedie del 3 e dell’11 ottobre 2013 non sono state capaci di lanciare iniziative concrete di interposizione nella crisi siriana, di assistenza e soccorso ai migranti in fuga ammassati nei paesi confinanti, non hanno mosso un dito per pacificare la Libia, hanno continuato ad avere normali rapporti diplomatici con paesi dittatoriali come l’Eritrea e hanno persino ritenuto vicino il momento della normalizzazione in Somalia.
Per non parlare della concentrazione di tutte le iniziative sul fronte della sicurezza e della totale negazione della libertà di circolazione nei confronti delle persone meritevoli di protezione internazionale.
Non sono stati neppure capaci di andare oltre un brutto compromesso sulle linee operative di Frontex che prevedono anche lo sbarco in paesi terzi dei migranti salvati dall’agenzia.
A Bruxelles non si sono neppure avvalsi della possibilità di adottare un piano di accoglienza per la protezione temporanea come la normativa europea consentirebbe in caso di afflusso massiccio di sfollati. Le politiche di esternalizzazione dei controlli di frontiera e di criminalizzazione di qualunque movimento dei migranti in nome della sicurezza e della difesa dei confini, stanno presentando il conto. E temo che dopo le elezioni europee potrà andare ancora peggio, se vinceranno i partiti dell’egoismo e dell’esclusione.
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