Q Code Magazine è media partner della XIV edizione dello Human Rights Nights International Festival, che si svolge a Bologna dall’8 al 18 maggio 2014. Il tema di quest’anno: le Nuove Povertà. Con un ricco programma di cinema, arte, musica, sport, il festival approfondisce i temi dei diritti negati, della dignità alla vita, dei doveri e responsabilità, del benessere e felicità, del diritto alla cultura e alla cittadinanza.
di Cora Ranci
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15 maggio 2014 – Sala piena, strazeppa di persone, ieri sera all’inaugurazione ufficiale della sezione cinema dello Human Rights Nights Festival. Molti non hanno trovato posto a sedere e hanno assistito in piedi ai lati della sala alla proiezione del film “Omar” del regista palestinese Hany Abu-Assad (Palestina/2013), “Gran Premio della Giuria” al Festival di Cannes e candidato agli Oscar 2014 come Miglior Film Straniero. «Questo film sarà un pugno allo stomaco», ha avvertito Luisa Morgantini nell’introdurre la serata, alla vigilia del giorno della Nakba, “catastrofe”, giorno triste per il popolo palestinese che oggi ricorda l’esodo forzato di oltre 800mila persone avvenuto nel 1948.
E un pugno nello stomaco in effetti lo è, questo bellissimo film che parla di come l’occupazione israeliana si insinui nelle relazioni tra le persone, creando logiche di sospetto e sfiducia. Omar è un giovane fornaio palestinese, che si trova spesso a dover scavalcare il muro che divide i Territori Occupati per andare a trovare la sua amata Nadia. Ma Omar ha anche scelto di imbracciare le armi e di prendere parte alla resistenza contro l’esercito israeliano, insieme a Tarek, fratello di Nadia. Qualcuno però ha parlato: e così Omar finisce in carcere, dove si trova di fronte alla proposta di “collaborare”. Inizia così una sorta di gioco al “gatto e al topo” con la polizia israeliana, durante il quale verrà meno il rapporto di fiducia verso i compagni. E da cui non uscirà indenne nemmeno l’amore di Nadia.
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Un film drammatico, ma anche un thriller e un film d’azione, che ha il merito di tenere il contesto dell’occupazione sullo sfondo di una storia avvincente. Ma “Omar” è un film importante anche perché solleva il tema della situazione delle carceri israeliane, dove, ha ricordato Luisa Morgantini, sono attualmente rinchiusi migliaia di palestinesi in condizioni disumane, tra torture e il divieto di vedere i propri cari. Tra loro c’è Marwan Barghouti, e la proiezione è stata l’occasione di presentare alla città di Bologna la campagna per la sua liberazione e per la sua candidatura al Premio Nobel, lanciata nel 2013 a Robben Island (Sudafrica).
Quattro giorni di cinema
È iniziato con la Palestina, dunque, il film festival sui diritti umani, nel luogo dove essi vengono sistematicamente negati. Ma da oggi inizia una quattro giorni di proiezioni, tutte gratuite, con 50 film provenienti da oltre 30 Paesi. Al centro, sempre il tema delle nuove povertà, oggetto oggi di una Conferenza su diritti negati, dignità alla vita, doveri e responsabilità, diritto alla cultura e cittadinanza (ore 9.30-16 presso la biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna).
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Nella serata, le proiezioni al Cinema Lumière saranno accomunate dall’argomento della crisi economica e i diversi modi di reazione. Si inizia alle 16.30 con il cortometraggio “L’impresa” (Italia/2013) di Davide Labanti, sulla crisi delle piccole e medie aziende del nord Italia, strangolate dai debiti e dalle banche. Seguirà il documentario “L’economia della felicità” (Paesi vari/2011) della regista e attivista della “localizzazione” Helena Norberg-Hodge, sui modi di opporsi alle politiche di globalizzazione, chiedendo una nuova visione del commercio e della finanza. Alle ore 18.00 sarà la volta di “Food Savers” (Germania/2013) di Valentin Thurn, sul tema dello spreco di cibo e la storia dell’associazione “Food Battle” che cerca di opporvisi. Con “Little Land” (Grecia-Francia(2013) di Nikos Dagiadas andiamo nell’isola greca di Ikaria, dove una comunità ha scelto di basare la propria vita sull’autonomia e la cooperazione (secondo il New York Times la gente di Ikaria sarebbe la “più felice e sana del mondo”).
Alle 20.15 sarà proiettato “In grazia di Dio” (Italia/2014) di Edoardo Winspeare, uno dei film più attesi del festival: racconta la storia di quattro donne che dopo il fallimento della piccola impresa famigliare decidono di rifugiarsi in campagna, dove il lavoro della terra e il baratto dei prodotti si rivelano l’occasione per un nuovo inizio. Un film “sulla possibilità di essere felici, nonostante tutto”, girato in Salento con attori non professionisti.
In seconda serata, dalle 22.30, saranno invece proiettati i documentari “Mare chiuso” di Andrea Segre e Stefano Liberti (Italia/2012) e “Container 158” di Stefano Liberti e Enrico Parenti (Italia/2013). Il primo è stato girato nel campo profughi tunisino di Choucha, il secondo invece racconta le storie dei rom del campo romano di via del Salone.
[Continua]
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