EZLN e zapatisti subiscono aggressione da paramilitari: tensione in Chiapas
di Andrea Cegna – blog 20zln.noblogs.org
15 maggio 2014 – La guerra contro il neoliberismo e per il riconoscimento dello status di indigeni degli Zapatisti non si è mai fermata in questi venti anni. Dal fuoco si è passati alla parola, dalla parola all’autonomia.
Il governo messicano, strumento come tanti governi dello sviluppo delle politiche del capitale neoliberale, non ha mai smesso di fare la guerra all’EZLN e agli zapatisti.
In questi venti anni tante sono state le tattiche e le teorie. Prima i militari, poi i paramilitari, poi le politiche di contro-insurgencia, poi la repressione giustificata dalla guerra al narcotraffico, poi i programmi di sviluppo per le comunità non zapatiste.
Le guerre non finite e continuative portano a scontri continui. Era anni, però, che le cronache non ci raccontavano di morti, agguati e aggressioni.
Gli zapatisti tante volte ci hanno raccontato che calendari e geografie non sono un valore universale, ci sono calendari e geografie di chi comanda, di chi opprime. Ma ci sono anche geografie e calendari di chi resiste e crea un mondo migliore, un mondo per tutti, un mondo che contiene tanti mondi e rifiuta razzismo e politiche escludenti.
In Europa chi disegna questo mondo diverso per esempio dice che l’Europa non è quella confinata dell’Unione Europea, è uno spazio più ampio che va dall’Islanda a tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, che va dal Portogallo all’est Europa passando per i paesi balcanici.
Il 2 maggio scorso il calendario degli oppressori e degli oppressi si sono incontrati: Un’infame imboscata perpetrata da paramilitari appartenenti alla Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H), al Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM) ed al Partito Azione Nazionale (PAN), contro le basi di appoggio dell’EZLN nella giunta del buon governo Hacia la Esperanza, caracol Madre de los Caracoles del Mar de Nuestros Sueños ed in cui viene “Galeano”, uno zapatista.
Per capire la dinamica completa dell’accaduto occorre leggere il comunicato del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomè De Las Casas. Erano diversi anni che non succedeva una cosa così grave, negli stessi anni tanti scontri ci sono stati. Gli zapatisti hanno smesso di sparare dopo pochi giorni dall’inizio della guerra nel 1994 prendendosi la grande responsabilità etico-politica di non permettere lo scontro tra indigeni. Lo Stato messicano non ha mai smesso.
“Altro P.S.- Se mi chiedete di riassumere il nostro faticoso cammino in poche parole, queste sarebbero: i nostri sforzi sono per la pace, i loro sforzi sono per la guerra.” Questa è la frase finale con cui si chiude l’ultimo comunicato del Subcomandante Marcos e dell’EZLN.
Riassunto perfetto di quel che accade nel sud-est messicano.
Nelle prime righe dello stesso testo leggiamo “Furono il dolore e la rabbia che ci spinsero a sfidare tutto e tutti 20 anni fa.
E sono il dolore e la rabbia che ora ci fanno indossare di nuovo gli stivali, mettere l’uniforme, infilare la pistola e coprirci il volto.
E rimettermi il vecchio e logoro berretto con le 3 stelle rosse a cinque punte. Sono il dolore e la rabbia che hanno portato i nostri passi fino alla Realidad.”
Dopo anni di processo di pace, dopo anni di costruzione dell’autonomia zapatista e di tentativo di mettere da parte la linea delle armi e far emergere il lato politico e sociale della lotta delle comunità indigene in resistenza il grave attacco paramilitare di inizio maggio cambia le carte in tavola.
Un passaggio tutt’altro che semplice. L’EZLN prima di tutto “ha deciso di sospendere a tempo indefinito la riunione e la condivisione con i popoli originari e le loro organizzazioni nel Congresso Nazionale Indigeno. Ed ha deciso di sospendere anche l’omaggio che avevamo preparato per il nostro compagno scomparso Don Luis Villoro Toranzo, così come sospendere la nostra partecipazione al Seminario “L’Etica di fronte alla Spoliazione” organizzato da compagni artisti ed intellettuali del Messico e del Mondo” .
Questo cambio di rotta dell’EZLN, cambio di rotta richiesto dalle comunità indigene stesse, fa intuire che si tratta di un episodio che porterà ad una discontinuità sia nel complesso processo conflittuale tra Zapatisti, governo e Neoliberismo, così come nel processo di costruzione dell’autonomia politica e sociale dei municipi autonomi ribelli zapatisti.
Oggi più che mai è necessario mostrare pubblicamente la vicinanza alla lotta dell’EZLN. La solidarietà è un’arma molto potente, arma capace di superare velocemente le distanze e portare una ventata di freschezza a chi si trova in difficoltà.
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