Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile
di Alice Bellini
17 maggio 2014 – La deforestazione e il commercio illegale di legname. La tratta dei rifiuti. Il bracconaggio. Il traffico illegale di oro bianco e diamanti. Quello di specie protette di animali. La pesca illegale. La produzione dei più celeberrimi gas serra. I crimini contro l’ambiente sembrano continuare ad essere sempre di più uno dei passatempi preferiti dal genere umano, attivo o passivo che sia il coinvolgimento di ogni singolo individuo.
Attivo è, sicuramente, lo scarico di responsabilità che ognuno di noi attua in merito. Passivo il modo in cui le conseguenze vengono subite, siano esse terremoti devastanti o tsunami, piogge torrenziali o un più “banale” innalzamento delle temperature. Aggiungetevi gli assurdi sbalzi meteorologici e, se volete, malattie, cancri e terreni incoltivabili a causa dell’inquinamento, più come corollario, che effettivo reclamo del Pianeta Terra per i soprusi subiti.
Ma del resto, stupido è chi lo stupido fa.
Correva l’anno 1994 quando un indimenticabile Forrest Gump lo affermava nell’omonima pellicola, emozionando l’intero pubblico mondiale con la sua ineccepibile genuinità.
E chi lo scherniva, chi gli dava del tonto, chi del pazzo, chi dello scemo, chi del ritardato. E magari non avrà mai effettivamente brillato di perspicacia, ma quello scemo sapeva cosa significasse l’amore e tanto gli bastava per trattare il mondo con purezza, seguendo quella regola aurea per cui non esiste distinzione tra capi di stato e semplici cittadini, uomini intelligenti e uomini stupidi, sogni minori o promesse trascurabili: il rispetto. Che anche le persone più intelligenti spesso trascurano, in nome del loro acume mentale. Anzi, soprattutto le più intelligenti, se a questo punto così le vogliamo chiamare.
Perché sono la semplicità di Forrest e il suo rispetto a salvare il mondo, o per lo meno a rendere le cose migliori. A ispirare Imagine di Lennon. A stemperare la guerra fredda tra Cina e USA. A portare allo scoperto lo scandalo Watergate. A ispirare cause importanti. A mantenere promesse. A tirare su figli. A rimanere fedeli e leali. Ad amare. Come a dire che sono i gesti più semplici quelli che salvano il mondo.
Così, mentre a Berlino sta per aprire il primo supermercato che vende prodotti di qualsiasi tipo esclusivamente sfusi, privi di qualsiasi tipo di inquinante e dispendioso packaging, a noi basterebbe interpretare gli oscuri codici che ci indicano in che contenitori buttare la spazzatura, riuscire nell’eroico e titanico gesto di spegnere la luce o staccare il perfido trasformatore dalla spina della corrente, immolarsi per la condivisione di un mezzo di trasporto per i propri spostamenti, oppure rischiare la vita nella sensibilizzazione all’importanza di questo tema. Mi rendo conto che è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo.
Scherzi a parte, i gesti che ci separano dal rispetto sono semplici, quanto prendere un cioccolatino da una scatola, ma la loro risonanza può essere enorme e cambiare le coordinate mondiali. Basta una stupidaggine.
Forse ha ragione la mamma di Forrest, forse ha ragione il Tenente Dan. Forse abbiamo ognuno il suo destino, forse siamo trasportati tutti in giro per caso come una brezza. A prescindere, possiamo farlo con rispetto. Con semplicità. E se non con intelligenza, almeno con amore. Ma allora, poi, chi è il vero intelligente?
E non ho altro da dire su questa faccenda.
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