Il premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka su Boko Haram e una lotta per il potere che fa uso della religione
[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]
22 maggio 2014 – In Nigeria la sfida continua. Boko Haram sta tenendo in scacco il governo federale di Goodlook Jonathan, l’esercito, la polizia, le forze speciali. Ieri un disastroso attacco a Jos, capitale dello stato di Plateau, ha fatto oltre cento morti. Colpiti luoghi frequentati dalle classi popolari, da donne e bambini come i mercati e le stazioni degli autobus. Tutto questo avviene mentre questo famigerato gruppo tiene sequestrate oltre duecento liceali rapite a metà aprile nello stato del Borno.
Riflessioni interessanti sulla Nigeria, sul sequestro delle ragazze e sulla religione sono state fatte in queste giorni da Wole Soyinka in una intervista al Corriere della Sera nei giorni scorsi. Il premio nobel per la letteratura ha detto una grande verità. Quella di Boko Haram è una lotta per il potere che fa uso della religione.
Soyinka è stato tra gli ispiratori della campagna per la liberazione delle studentesse. Lo slogan, che ha ormai fatto il giro del mondo, “Bring Back Our Girls” è una trasposizione da un’altro slogan, sempre del premio Nobel per la Letteratura, “Bring Back the Book” nato per incoraggiare i ragazzi nigeriani alla lettura.
“I miliziani di Boko Haram” – dice Soynka – sono vittime di indottrinamento. Il loro fanatismo è il risultato di un lavaggio del cervello. Urge mettere in campo una azione di prevenzione a più livelli per evitare che il gruppo si rafforzi. Occorre preservare i giovani più a rischio e un modo è la lettura, l’educazione, l’istruzione”.
Soynka poi spiega che la drammatica situazione del Nord della Nigeria viene da scelte politiche e da “non” risposte del potere centrale che non sono poi così lontane nel tempo. Nel duemila infatti nel nord fu introdotta la sharia, cioè la legge islamica. Lo scrittore nigeriano afferma che ci sarebbe dovuta essere una reazione. Era anche quella una scelta politica. Anzi un uso politico della religione. Fu trovata anche una ignara donna, Safiya, che Soyinka cita, che fu condannata alla lapidazione per adulterio. La storia di Safyia diventò un libro che oggi è disponibile in e-book.
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