Una prima ricognizione sull’onda dei numeri e delle cifre che hanno ridisegnato equlibri a livello nazionale, prima ancora che europeo.
di Bruno Giorgini
26 maggio 2014.-
Adieu la France? Marine Le Pen e il FN hanno vinto (26%), la destra classica UMP sta al 20.66% , il centro simildemocristiano prende un10% inaspettato, il Front de Gauche ha il 6.6% e i verdi l’8.8%. Il PS precipita al 13.88%, il minimo storico – in due anni con la Presidenza Hollande si è sperperato il patrimonio di un PS e di una sinistra che aveva vinto tutto, comuni province regioni senato assemblea nazionale fino appunto alla presidenza. Le prime analisi dei flussi elettorali dicono che hanno votato per il FN il 38% degli impiegati, il 43% degli operai, il 30% dei minori di trentacinque anni, per il PS invece l’8% degli operai e il 16% degli impiegati. Chi pensasse che Marine Le Pen sia un un fenomeno di protesta passeggera e/o con venature fasciste, razziste e xenofobe tutto sommato marginali, curabile, per così dire, magari aprendo un po’ i cordoni della borsa, sbaglierebbe alla grande. Per un verso la forza di Le Pen sta nelle sequela impressionante di errori, promesse mancate, con vere e proprie macroscopiche imbecillaggini, nonchè inettitudini di Hollande, ma per un altro il successo di Marine Le Pen, certamente una fuoriclasse della politica, si innesta e nutre in radici nazionaliste e identitarie molto profonde e estese in Francia. Fu De Gaulle a definire l’ Europa della Nazioni, e non dei cittadini/e, e l’intera concezione politica dell’Unione Europea da destra a sinistra corre su questo filo di rasoio – il nazionalismo con condimento coloniale – se si esclude Mitterand che però fu sconfitto non riuscendo a costruire l’ Europa sociale; un filo di rasoio che al PS ha letteralmente tagliato i coglioni. Così la patria dei diritti dell’uomo con libertè egalitè fraternitè scritte su ogni stendardo, uno dei pilastri dell’Europa democratica e antifascista, si presenta oggi col volto, le idee, il successo straripante di Marine Le Pen. E’ un fatto squassante, e anche molto triste. Nessuna sottovalutazione è lecita.
Oltremanica: se non è zuppa è pan bagnato. Nei primi commenti scivola via quasi inavvertito, eppure il risultato in Gran Bretagna se non è altrettanto squassante, poco ci manca. L’UKIP (United Kingdom Indipendence Party) nazionalista, vince col 29.40%, lasciando i laburisti al 24.45% e i conservatori al 23.34%, mentre i liberali si fermano al 7.54%. L’ UKI probabilmente si offenderebbe se fosse usato nei suoi confronti l’attributo “fascista”, però quando parla di immigrazione è razzista mica poco, dello strano razzismo di derivazione coloniale proprio all’Inghilterra, per cui gli altri, gli stranieri, sono inferiori ma vanno tollerati, fin quando lavano i pavimenti, non oltre è ovvio.
L’ Europa nazional nazionalista.Abbiamo così due fondamentali stati europei, Francia e Gran Bretagna, dove la peste nazional nazionalista – costitutiva di ogni totalitarismo e fascismo fino all’antisemitismo – è diventata maggioranza, seppure relativa. Se poi ci guardiamo attorno vediamo che anche altrove la destra più o meno estrema guadagna, fino all’entrata nel Parlamento Europeo per la prima volta sia dei neonazisti dichiarati di Alba Dorata che di un rappresentante dell’NPD, il partito tedesco che si richiama esplicitamente a Hitler. Per non dire della vittoria della destra oltre il 50% in Ungheria e dell’estrema destra al 15%, Ungheria dove già molti diritti civili e politici sono in varie forme negati e/o limitati. Insomma la lotta per un’ Europa democratica basata sui diritti, l’eguaglianza e la partecipazione dei cittadini appare lunga difficile e dura.
Viva Tsipras. La vittoria di Siriza (26.7%) in Grecia, i i cinque seggi degli indignados spagnoli, la tenuta delle forze di sinistra in Germania come in Portogallo, il Sinn Fein di Gerry Adams oltre il 17% in Irlanda, sono una base di partenza a priori non scontata per affrontare il percorso e i conflitti che inevitabilmente insorgeranno in tutta Europa. Così come i verdi che sono ormai una forza europea consistente in molti paesi, esclusa, assieme ai paesi dell’ex Europa dell’Est, l’Italia.
La miracolosa lista per l’altra Europa. L’onda del PD e di Renzi arrivata oltre il 40% , un risultato storico che scaravolta il panorama politico e i rapporti di forza nell’establishment nonchè le correnti opinioni sul sentire dei concittadini e sui movimenti elettorali, poteva travolgere la lista Tsipras nata per iniziativa di un gruppo di persone, che all’inizio poteva sembrare senza arte nè parte, salvo una certa, ma ristretta cioè non televisiva, notorietà mediatica e indubbia intelligenza. Invece, seppure facendoci penare per l’intera notte, quel maledetto 4% è stato raggiunto. Sono voti raccolti quasi a uno a uno, e dati da ciascuno degli elettori e elettrici con consapevolezza, anche del rischio che si potesse pensare di gettare voti al vento. Li chiamerei voti militanti, in linea di principio disponibili all’azione politica oltre la scheda/scadenza elettorale. Sperando che vecchi modi vengano dismessi
In funzione di un programma politico e sociale ormai collocato in Europa, senza tornare a casalinghi sragionevoli litigi.