Caro presidente

Le devastanti alluvioni che hanno colpito la ex-Jugoslavia potevano essere gestite meglio dalle autorità? Una cittadina lo chiede al presidente serbo

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/05/Schermata-2014-05-27-alle-18.40.52.png[/author_image] [author_info]di Nicola Dotto, da Belgrado. Laureato in lingua e letteratura russa vive da più di 4 anni in Serbia dove insegna lingua italiana. Collabora con il quotidiano di informazione sulle politiche sociali WEST[/author_info] [/author]

28 maggio 2014  – Inondazione biblica. È l’iperbole usata dal premier serbo Vučić per definire l’eccezionalità del cataclisma naturale abbattutosi sulla Serbia durante lo scorso weekend. Le proporzioni del disastro sono in effetti enormi e basta guardare le immagini di qualsiasi tg nazionale per rendersene conto.

Alla conta dei morti, che secondo molti potrebbe addirittura arrivare ad alcune centinaia, si aggiungono decine di migliaia di sfollati, paesi spariti sommersi dall’acqua, case sradicate e trascinate via dai successivi smottamenti e coltivazioni azzerate chissà per quanto tempo.

Le operazioni di soccorso e di evacuazione dei paesi a ridosso dei fiumi continuano intanto senza sosta, mentre l’allarme “onda di piena” fa ancora paura unito al pericolo epidemie e infezioni vista la grande quantità di carcasse galleggianti. La popolazione chiede ai responsabili di governo delle risposte sulla mancanza di prevenzione e preparazione di fronte a un evento annunciatosi peraltro giorni prima, nonché sulla confusione e inadeguatezza nella successiva risposta alla tragedia.

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Le previsioni meteo di martedì 13 maggio, col senno di poi colpevolmente ignorate e declassificate a iattura, annunciano il pericolo imminente: “Forti precipitazioni nei prossimi giorni su buona parte del Paese. Si prevedono 120 litri al m2 di pioggia, la stessa quantità che in due mesi”. Errore per difetto oltretutto: ne cadranno infatti addirittura di più e cioè 170 per metro quadro.

La macchina governativa, colpevolmente, non fiuta il pericolo e non prepara una difesa e un rinforzo adeguato degli argini dei maggiori fiumi, né tantomeno dispone una preventiva evacuazione o almeno lancia un primo avvertimento ai cittadini delle città lungo i corsi d’acqua. Gli stessi, ignari di tutto ciò, continuano quindi le loro attività normali sotto una pioggia battente per ritrovarsi dalla sera alla mattina intrappolati nelle case con l’acqua che, rotti gli argini ed esondata dai fiumi, sale di ora in ora e si beve le città.

Ci mette del suo anche l’irresponsabile sindaco della vicina capitale che li invita a questo punto a non lasciare le case e a non avventurarsi in città, cosicché quando ormai il patatrac è compiuto e le strade sommerse, le famiglie non vogliono abbandonare le abitazioni e si rifiutano di salire sui mezzi anfibi che arrivano a salvarle, costringendo spesso le squadre di soccorso a caricarle di forza.

Il premier Vučić iroso parla quindi di “grande irresponsabilità” da parte dei cittadini mentre si fa vedere ancora una volta nel luogo della tragedia, pronto a salvare personalmente qualcuno tronfio nella sua presunta onnipotenza. In televisione poi la sera stessa sembra godere di tutto il suo potere e nella prima seduta straordinaria del comitato per lo stato di emergenza (aperta non a caso alle telecamere) zittisce i suoi ministri, ordina e coordina con piglio da duro tutta la macchina governativa per i soccorsi. Nonostante l’impressione effettiva di “un uomo solo al comando” a tradirlo sono la sua voce e la sua faccia che dicono tutto sulla gravità della situazione.

Ormai infatti è già tardi e nonostante la grande risposta della popolazione (di jugoslava memoria), che chiamata volontariamente in soccorso accorre a migliaia in tutte le zone colpite insieme all’esercito e alle squadre speciali, si cerca in queste ore per lo più di salvare il salvabile. Molte domande sono destinate a rimanere senza risposta, se ci sono dei responsabili probabilmente qualche testa nel governo cadrà nei giorni a venire, resta il fatto che i prossimi mesi saranno i più duri per un Paese che si dovrà risollevare per l’ennesima volta. Al capo in carica è rivolta questa lettera aperta di un comune cittadino che sta girando su internet in questi giorni, lettera (originale) che pone alcuni interrogativi e chiede dei chiarimenti all’uomo forte dello Stato e della quale riporto qui sotto la traduzione quasi intera.

Egregio primo ministro

…Non le voglio certo rubare del tempo, immagino ora sia molto occupato al suo lavoro, oltretutto a fare anche un lavoro che non è il suo…a proposito ma qual è il suo lavoro? Che qualifica avete? Lei è per caso specializzato nel salvataggio? Ha fatto un corso specifico? Capisco che sia una buona cosa aiutare la gente e tutti lo fanno nei limiti del possibile, ma non sareste Voi più utile alla società se faceste solo il vostro lavoro? Mi ricordo l’inverno scorso quando in elicottero siete andato a salvare un bambino sepolto dalla neve, come se non ci fosse stato nessun altro in grado di farlo…bene, su facebook ci sono delle foto nelle quali sembrate un supereroe, ma non sarebbe più utile se assicuraste invece a questi professionisti una paga sicura mensile e magari qualche nuova apparecchiatura? Chiamate a raccolta i volontari…e cosa succede, arrivano a migliaia nel luogo del disastro e mancano le pale, i sacchi e la sabbia…potevano restarsene a casa e usare facebook tutta la notte al caldo. A che pro si sono scomodati se non hanno potuto fare niente? Vedete, questo è il VOSTRO lavoro, coordinare un team di esperti che organizzi le autorità locali, le quali organizzino a loro volta i volontari. Coordinare quelli che devono assicurare le pale, gli alloggi, il cibo, l’evacuazione, i sacchi e la sabbia. Il vostro lavoro non è quello di salvare personalmente a uno a uno i bambini dalla corrente d’acqua. È uno spreco della vostra qualifica, della vostra posizione, della vostra autorità, delle vostre energie e del vostro tempo…penso che non siate coscienti del vostro ruolo né delle responsabilità che comporta. Voi non siete la persona che deve sanguinare sulla prima linea del fronte, voi dovete assicurare che nessuno sanguini su quella linea. Se voi ci andate al fronte, nessuna persona intelligente vi dirà grazie perché questo non è il vostro lavoro. Voi siete colui che deve assicurare gli stipendi e le pensioni. Voi siete un funzionario. Vostre sono cifre, regolamenti, leggi e paragrafi. Vostro compito è attenersi alla legge, assumere la catena del comando e ingaggiare persone capaci che sappiano a loro volta qual è la catena del comando e il proprio ruolo…il vostro lavoro è quello di chiudervi nel vostro ufficio e scervellarvi su come tirarci fuori dalla crisi che ci è ora davanti. Una crisi che ci accomunerà tutti tra uno o due mesi, quando i nostri mercati saranno vuoti a causa dell’inondazione e della distruzione delle colture, una crisi che ci farà importare cibo, pomodori dalla Cina o chissà da dove…una vera crisi, nella quale un uomo onesto si trasformerà in un criminale per sfamare la sua famiglia. Non è compito vostro salvare i bambini dalla corrente. Compito vostro è riunire un team di economisti, agronomi, esperti (un ufficio pieno, non credereste quante persone qualificate e intelligenti ci siano in giro) che vi aiutino, loro lo sanno fare, è il loro lavoro. Vostro compito è quello di assicurare alle persone che hanno perso le loro case, i mezzi e un lavoro per tornare velocemente alla vita di prima. Ho paura però che non ce la farete…compito vostro è quello di non far alzare i prezzi degli alimentari nel prossimo periodo…prendere per le palle il governatore della banca nazionale e non fargli destabilizzare la valuta. Compito vostro è risollevare l’economia, riattivare e supervisionare la ricostruzione delle infrastrutture ed assicurare gli investimenti nel Paese. Se due bambini sono più importanti dell’intera nazione, senza contare tutti i bambini che sono già morti o moriranno a causa della vostra negligenza o del lavoro mal fatto, allora questo sicuramente non è il lavoro che fa per Voi. È bello salvare la gente, nessuna vergogna. Ma cosa direste se entrasse nel vostro ufficio una squadra di salvataggio e con la penna rossa riscrivesse i vostri documenti, la vostra politica, la vostra economia? Che cosa gli direste? “Signori non siete qualificati per questo, fate il vostro lavoro”…Non fraintendetemi, non mi interesso di politica…non è questo il momento di occuparmi delle vostre decisioni politiche…mi preoccupo solo che non riusciate a fare il vostro lavoro mentre ora avrete una grande opportunità, era quello che desideravate vero? La Serbia è ok…non siamo deboli e resisteremo alle piogge. Non sarà la pioggia e questa alluvione di tre giorni a ucciderci. Ma ci ucciderà quello che verrà dopo. Dai, scommettiamo che già tra una settimana sui media nessuno dirà più una parola sulle persone che hanno perso la casa? E loro sono il vostro lavoro, specialmente quando non sono sui media. Che si fottano anche i media.

Con grande rispetto

Isidora Dimić

 

 

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