Tra aspettative tradite e nuove opportunità, a cura di Renata Pepicelli, Carocci editore
di Christian Elia
8 giugno 2014 – La donna e il velo islamico. Ecco, basta. Andiamo oltre, allarghiamo il nostro campo visivo, guardiamo il complesso, ragioniamo sui cambiamenti. Perché quelli ci sono, e sono profondi. Per le rivolte (che oramai di rivoluzioni è davvero difficile parlare) arabe è stato lo stesso.
Le donne nei media arabi – Tra aspettative tradite e nuove opportunità, Carocci editore, a cura di Renata Pepicelli, è un libro che ha saputo – nella raccolta dei saggi scelti – alzare lo sguardo oltre il limite dell’ovvio, dello scontato, del già raccontato. Perché da raccontare c’è molto, in un mondo che al di là degli obiettivi che le insurrezioni si prefiguravano (o si prefigurava per loro l’Occidente), ha smosso per sempre una serie di sedimenti.
La figura delle donne nei media arabi, per esempio, è stata una cartina di tornasole di questi sommovimenti. Come emerge dai saggi e dall’introduzione di Renata Pepicelli, resta molto da fare, ma tante energie sono in cammino.
Gli ambiti presi in esame sono molteplici: dalle musalsalat (le soap arabe), nel saggio di Renata Pepicelli, all’interazione tra offline/online di Cecilia Dalla Negra, dall’iconografia di graffiti e vignette, nel saggio di Azzurra Merignolo, passando per il cinema nel saggio di Carolina Popolani, si arriva alla presenza nei media in Tunisia, nei saggi di Leila El Houssi e Maryam Ben Salem e Atibel Majbri, per concludere con le telepredicatrici in Marocco di Sara Borrillo.
Un affresco a colori forti, lontano dall’orientalismo della donna araba sottomessa. I problemi sono tanti, ma sono tante anche le reazioni, come sono tante le energie che le rivolte arabe hanno comunque innescato. Rivolte nelle quali le donne hanno avuto un ruolo determinante, che ora non sono disposte a mollare senza lottare.
Godetevi questa carrellata di storie, di iniziative, di donne in movimento. Raccontate da altre donne. Leggetene e lotte e le conquiste, lasciando per sempre gli occhiali dello stereotipo, lasciandovi incuriosire dal femminile plurale che attraversa il Marocco, l’Egitto e la Tunisia. Buona lettura.