Pallonate contro un muro

Il giorno che la Germania Est, fuori casa, ha battuto la Germania Ovest

In occasione dei mondiali di calcio in Brasile, il blog ripubblicherà alcune delle puntate dello speciale di PeaceReporter Il terzo tempo (2010), confluite poi nel mio libro Storie in fuorigioco (2012), scaricabile gratuitamente in pdf, con l’introduzione di Gianni Mura. Il calcio quando esce dagli stretti confini delle linee di fondo.


di Christian Elia, tratto da PeaceReporter
@eliachr

 

14 giugno 2014 – Qualcuno sperava, dalla parte orientale del Muro di Berlino, che l’estate 1974 non finisse mai.
Già la primavera si era annunciata con colori brillanti, come quelli che avevano dipinto il bianco e nero delle televisioni chiudendo per sempre un’epoca. Il Magdeburgo, che adesso galleggia in 4^ Divisione in Germania, aveva sconfitto l’8 maggio – a Rotterdam – il grande Milan di Gianni Rivera.

Sorteggio beffardo. Due a zero secco, Coppa delle Coppe in bacheca. Il primo, e unico, trofeo continentale vinto da una squadra della Germania Est. Ma il sogno era all’inizio, la primavera annunciava l’estate. Anche nel 1974. Nella formazione del Magdeburgo giocava Jürgen Sparwasser, una punta crudele. Di quelle che in area non lascia scampo, se la palla è buona. La parte occidentale della Germania non si curò del trofeo vinto oltre cortina, con quella supponenza che poteva regalare la vittoria netta del Bayern Monaco in Coppa dei Campioni. Un 4-0 secco all’Atletico Madrid.

I fratellastri dell’Est si godessero pure la loro coppa minore, c’era un mondiale da organizzare. I campionati del mondo del 1974, infatti, li organizzava proprio la Germania Ovest. I sorteggi del girone, come se si fossero tenuti nel castello dei destini incrociati, mettono di fronte nello stesso girone (numero 1) della prima fase le due Germanie. Appuntamento fissato per il 22 giugno, Volksparkstadion di Amburgo. Primo e unico derby tedesco della storia, a livello di rappresentative nazionali.

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Il diagonale di Marx. Nessuno, all’ovest, si rovina il sonno per Sparwasser. Si guarda già oltre, agli avversari di sempre: Brasile, Italia, Argentina. La Germania Ovest assalta il girone come una divisione di panzer: Cile e Australia sono spazzate via. La Germania dell’Est, invece, si fa imporre il pari dai cileni. Passano le prime due e, visti i risultati, le due Germanie nello scontro diretto si contendono non solo il primo posto. La Germania Est ha tre punti e il Cile uno. Se i sudamericani battono l’Australia e i tedeschi orientali perdono con quelli occidentali c’è il rischio di tornare a Berlino Est. In palio, però, non c’è solo quello. C’è aria di lezione di vita, esibizione di muscoli, superiorità da ostentare.

Forse il destino era scritto nel nome di quello stadio, Parco del Popolo, che avrà strizzato un occhio ai cugini dell’Est. Forse quel 1974 doveva andare così. Resta il fatto che tutto avvenne in un attimo. Jürgen Sparwasser s’infilò tra il grande portiere Sepp Maier e il terzino d’acciaio Berti Vogts, lasciandoli per terra come salami, infilzando il capitalismo con un destro in diagonale.
Viene immortalato nell’Olimpo del calcio, per sempre, con le braccia levate al cielo, come gli 8500 tifosi venuti quella notte ad Amburgo dall’Est, con un visto che durava poco più di 90 minuti. 
Un po’ incredulo, ma felice. Alle sue spalle il kaiser Beckenbauer, offeso come Golia di fronte al più piccolo dei Davide.

Prima di saltare il muro. Finì 1-0 per la Germania Est, in casa dei fratellastri occidentali. Un trionfo che la politica a Berlino Est non avrebbe mai sognato, tanto che per anni aveva deciso di investire (con mezzi leciti e meno leciti) in altre discipline sportive. Nel calcio, a livello di immagine, la Germania Ovest era troppo forte e il pallone nella Germania orientale diventava il rifugio degli scarti degli altri sport. Quella calda sera di giugno, del 1974, non andò così. Fu vana gloria, perché quel campionato del mondo lo ha vinto la Germania Ovest. Vincendo quella partita, Sparwasser e compagni finirono primi nel girone e, al secondo turno, beccarono Brasile, Argentina e Olanda. 
Un massacro.

La Germania Ovest, invece, andò fino in fondo e alzò la coppa al cielo. Avesse pareggiato, magari, la Germania Est poteva essere al posto dei colleghi occidentali il giorno della finale. Nessuno può dirlo, ma il 77° minuto di quella partita di Amburgo, di quel 1974, non se lo dimenticherà lo stesso più nessuno. Un silenzio come quello dei 58mila spettatori della Germania Ovest, almeno per Sparwasser, vale una coppa del Mondo. Nel 1988, come tanti altri, Sparwasser saltò il muro e passò dall’altra parte. Si dice che alla Stasi, i servizi segreti della Germania Est, il funzionario di turno avvisato del fatto abbia detto: “No, proprio Sparwasser no…”. Due anni dopo, in Italia, la Germania vince la coppa del mondo, ma questa volta con una sola squadra.

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