“Fare un film è per me vivere”, diceva Michelangelo Antonioni, regista cinematografico italiano di chiara fama internazionale, significando laconicamente che la sua attività di cineasta prendeva spunto in ogni momento – a partire dalla scrittura del film fino alla realizzazione sul set – dalle sorgenti creative, umane, relazionali dell’effettiva esistenza
di Redazione
16 giugno 2014 – Il titolo del progetto “Il cinema è vita”, concepito dall’associazione Circonvalla Film con il patrocinio e il contributo di Fondazione Cariplo, ha fatto sua questa massima per ideare un ciclo di laboratori in vari luoghi di Milano – scuole di teatro e Centri di aggregazione giovanile – rivolti a giovani tra i 18 e i 25 anni con l’intenzione di introdurli alle modalità della narrazione e della pratica cinematografica. Dopo aver seguito due lezioni propedeutiche sul linguaggio cinematografico, ai partecipanti viene chiesto di esprimersi di fronte all’occhio vitreo della telecamera in due diversi momenti: in un’intervista intima in cui poter liberamente parlare di se stessi – delle amicizie, degli amori, dei progetti futuri – e in un’improvvisazione teatrale che metta in scena i propri vissuti personali legati alle emozioni essenziali.
Tutto il materiale filmato durante il laboratorio, previo consenso dei partecipanti, verrà caricato sul blog www.ilcinemaevita.org e sulla pagina Facebook intitolata “L’assoluto presente”.
Ma qual è l’obiettivo del laboratorio? Quello più immediato è fare i casting per cercare gli attori protagonisti del film che verrà girato a Milano a settembre di quest’anno, dal titolo L’assoluto Presente. La storia, scritta dal regista Fabio Martina con gli sceneggiatori Massimo Donati e Alessandro Leone, racconta di tre ragazzi milanesi di 20 anni che durante una serata di festeggiamenti, picchiano un uomo a loro sconosciuto in cui per caso si sono imbattuti mentre girovagano per la città a bordo di un Suv.
Ispirato a fatti di cronaca recentemente accaduti, il film vuole provare a spiegare il motivo di questo gesto apparentemente insensato, penetrando nella quotidianità dei tre ragazzi, osservandone il comportamento e i gesti. Ne deriva un ritratto di una generazione giovanile spaesata, alla ricerca degli affetti e di punti di riferimento etici e morali, polverizzati attualmente dalla società del consumo, che vive in un tempo senza dimensioni, né passato né futuro, in un Presente Assoluto chiosando il titolo.
«Per fare questo film – racconta Fabio Martina – sto cercando attori non professionisti, ovvero che non abbiano già acquisito una particolare tecnica di recitazione, che sappiano piuttosto esprimere davanti alla telecamera con spontaneità e immediatezza i propri vissuti personali. Come già nel lustro passato del cinema italiano, nel neorealismo, movimento sviluppatosi alla fine della seconda guerra mondiale, quando c’era la necessità di rappresentare la drammaticità del reale e ci si avvaleva di attori presi “dalla strada”. Oggi più che mai i cambiamenti tecnologici, sociali, culturali occorsi negli ultimi 20 anni hanno provocato un mutamento antropologico nei giovani d’oggi che ha l’urgenza di essere documentato attraverso i veri protagonisti».
Dunque il progetto “Il cinema è vita” utilizza i casting come pretesto per raggiungere un obiettivo più importante: raccogliere le testimonianze dei partecipanti e tracciare una mappa del loro mondo attraverso le esperienze, le visioni, i desideri, le paure, le incertezze, le gioie, le emozioni.
«La cosa straordinaria che abbiamo constatato durante il laboratorio – spiega Fabio Martina – è che i partecipanti ad un certo punto si dimenticano di essere ad un casting. La possibilità dei giovani d’oggi di esprimersi con sincerità si è molto ridotta da quando il prorompente e assoluto diffondersi dell’uso dei cellulari e degli smartphone ha ridotto le distanze fisiche tra gli individui, ma ha aumentato quelle spirituali, per cui non esiste più l’opportunità di una confidenza intima a tu per tu. Una ragazza, dopo aver raccontato alla telecamera del profondo dolore legato alla scomparsa prematura di una sua amica, è venuta a ringraziarci così: “Non ne avevo mai parlato con nessuno, adesso mi sento più libera”».
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