India: analisi del voto musulmano verso il partito nazionalista BJP, ritenuto responsabile delle violenze in Gujarat del 2002 che hanno causato migliaia di morti
di Raheel Dhattiwala, tratto da The Hindu Centre
introduzione e traduzione a cura di Alessandro Ingaria, @aleingaria
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19 giugno 2014 – Le elezioni del maggio 2014 hanno visto l’affermazione del BJP e di Narendra Modi nel subcontinente indiano con una debacle del partito dei Ghandi. L’analisi di Raheel Dhattiwala ci offre una chiave di lettura inedita per analizzare il successo del nazionalista Modi. L’autrice analizza la presenza del fattore identitario che ha permesso al BJP di affermarsi non solo tra l’elettorato indù ma anche tra quello musulmano. Il subcontinente è infatti composto da una maggioranza induista (circa l’ottanta percento della popolazione) e da una forte minoranza musulmana (circa il 14 percento).
Come spesso capita, la leva nel nazionalismo permette di raggiungere gli strati più poveri e quelli meno dotati di pensiero critico. Il trasformarsi da alterità (anti-nazione) a gruppo maggioritario (pro-nazione) è un’efficace esca che il BJP ha teso per catturare nella propria rete i votanti musulmani, con alterne fortune e risultati. Analogamente, nelle logiche clientelari i partiti fondano il loro potere e la loro forza riuscendo, in India, addirittura a far passare in secondo piano le migliaia di vittime uccise con la complicità dei nazionalisti e del BJP nel 2002. QCode ha già trattato il tema etnico-religioso in India in questo articolo.
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Questo rapporto esamina un fenomeno politico in Gujarat (India): il supporto dei musulmani per il Bharatiya Janata Party (BJP) che molti musulmani percepiscono come responsabile delle brutali violenze avvenute nello stato nel 2002, quando almeno un migliaio di musulmani furono uccisi. La creazione del rapporto si basa su 23 mesi di lavoro etnografico sul campo – nel periodo che abbraccia le tre elezioni del 2010, 2012 e 2014 – oltre che su un’ analisi di 101 seggi elettorali nella città di Ahmedabad.
Esistono musulmani che provano risentimento verso il BJP e poi lo votano? L’importanza di questa domanda è maggiore nel contesto del Gujarat, dove ha assunto significato dopo il riavvicinamento politico del BJP con i musulmani, avvenuto nel 2009. Il report cerca di rispondere alla domanda sul perché i musulmani del Gujarat sostengono un partito che molti ritengono responsabile delle violenze contro gli stessi meno di dieci anni fa. Per questo, il rapporto esamina il profilo dei sostenitori musulmani del BJP e cosa significa questo sostegno.
I risultati del rapporto sono principalmente basati su di un lavoro sul campo, attraverso l’analisi di tre tornate elettorali nella città di Ahmedabad (2010-2014). Le interviste suggeriscono un supporto pubblico senza precedenti da parte dei musulmani verso il BJP nel periodo analizzato. Le motivazioni del sostegno sono variabili e oscillano tra coloro che hanno aderito al partito come membri attivi e chi ha sostenuto o fatto campagna per il partito. Per i membri musulmani del partito, il clientelismo politico di un movimento che detiene il potere dello stato [nel Gujarat il BJP è il partito di maggioranza n.d.t.] è stato un forte incentivo ad un aperto sostegno, al contrario dei sostenitori/attivisti, nei quali prevalgono motivazioni razionali (“per eliminare la nostra immagine di anti-nazionalisti noi dobbiamo essere con il BJP”). Tuttavia, l’effetto di esperienze personali legate alle violenze è comune a entrambi i gruppi analizzati. Un musulmano con un’esperienza diretta del periodo violento del 2002 (ad esempio la morte di un famigliare) ha meno probabilità di esprimere un sostegno dichiarato al BJP.
Allo stesso tempo, le informazioni ricavate dai 101 seggi elettori in sette circoscrizioni in Ahmedabad, evidenziano una distinzione tra il sostegno pubblico e quello elettorale: più musulmani supportavano pubblicamente il BJP di quelli che effettivamente hanno votato per esso. Un dato plausibile, in quanto il referendum anonimo implica la possibilità di comportamenti pubblici differenti da quelli manifestati in termini elettorali. L’analisi campione della cabina suggerisce che non più del 10 percento dei voti a favore del BJP sono stati espressi da musulmani. Questa cifra non è molto diversa dal voto musulmano negli anni precedenti al 2009. Quel che è certo è che fare incroci con i dati della cabina elettorale determina una serie di cautele, quali confermare l’incertezza nell’accreditare che “oltre il trenta percento ha votato per noi”, come invece affermato dal BJP in base ai dati aggregati a livello di circoscrizione.
Questo comportamento contraddittorio, ossia l’alto sostegno in pubblico con un basso riscontro elettorale, potrebbe essere conseguente all’assenza di uno spazio per il dissenso, o di una “trascrizione nascosta” per i musulmani da cui deriva una dissonanza espressiva limitante le reali motivazioni emotive. Plausibilmente, nell’ottica del musulmano che vedeva il BJP come un partito anti-islamico, la nuova prospettiva di inclusività risulterebbe incompatibile con la consapevolezza che il BJP è anti-musulmano. Se un musulmano sceglie di sostenere il BJP per i potenziali vantaggi economici, esprimendo la sua convinzione originale, potrebbe attrarre la disapprovazione sociale sia da parte della maggioranza hindu, per il contrasto a un governo inclusivo, sia dalla sua comunità, per l’opposizione ad un governo che fa ammenda degli errori e distribuisce benefici. In particolare, il supporto pubblico per il BJP tra i musulmani è diminuito nel 2014, confermando il modello assunto in base alle rilevazioni elettorali. L’assenza di rappresentanza musulmana nel BJP nelle elezioni del 2012 con “nessun tangibile beneficio” ha comportato che la pressione sociale “per tacere i dubbi sul BJP” si sia verosimilmente ridotta.
Anche se il gruppo analizzato evidenzia un sostegno pubblico di gran lunga superiore rispetto al sostegno elettorale, i dati delle cabine suggeriscono che i musulmani poveri sono più propensi a votare per il BJP rispetto a quelli ricchi. I musulmani che vivono in quartieri misti sono stati più propensi a votare il BJP rispetto a quelli che vivono in enclave a maggioranza islamica e in ghetti. E, contrariamente alle analisi sul campo, non ci sono prove che i musulmani che vivono nelle zone non colpite dalle violenze fossero più propensi a votare il BJP rispetto a quelli delle zone con vittime. Queste sono deduzioni perché il campione è limitato ai seggi omogenei e ha il limite delle sovrapposizioni di voti. Quello che si vuole illustrare è che l’intervista non può necessariamente corrispondere ai comportamenti, fornendo così una buona ragione per intraprendere analisi più sistematiche a livello di cabine elettorali che consentano interferenze localizzate.
Quali sono le implicazioni di questi risultati? In primo luogo, data l’evidenza dell’influenza della violenza etnica nel processo elettorale, deve essere incoraggiata l’autonomia istituzionale dei custodi dell’ordine e di coloro che applicano la legge. In relazione a questo è necessario rafforzare le disposizioni giuridiche in modo che lo stato [del Gujarat n.d.t.] venga riconosciuto responsabile per futuri episodi di violenza. In mancanza delle disposizioni di legge, le minoranze etniche non elettoralmente gratificate, continueranno a vivere il dilemma dell’elettore musulmano del Gujarat, stretto tra la necessità di risorse statali e la dissociazione morale. Infine, la dipendenza degli elettori dalle logiche clientelari dei partiti politici spesso li costringe ad agire da intermediari politici, diventando membri del partito in carica, o affidandosi eccessivamente agli intermediari che facilitano lo scambio di risorse tra i votanti e lo Stato. Campagne tese ad educare gli elettori al processo politico e alla scelta dei candidati potrebbero ridurre la dipendenza dagli intermediari politici e produrre un’interfaccia elettore-politico più trasparente.
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(Questa sintesi, insieme con la Policy Report, è stato pubblicato nel Blog Oxford Policy India e sul The Hindu Centre for Politics and Public Policy
Il report completo in inglese è scaricabile presso The Hindu Centre)
(Raheel Dhattiwala, è una studiosa di Politiche Pubbliche presso l’Hindu Center e phd in sociologia al Nuffield College, Università di Oxford. In passato è stata corrispondente del The Times of India in Ahmedabad)
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