Rio de Janeiro, la rivoluzione delle impiegate domestiche. Storie sull’affascinante e controverso rapporto coi nuovi ricchi carioca
di Claudia Bellante, da Rio de Janeiro
foto di Mirko Cecchi
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22 giugno 2014 – Due anni fa, quando è arrivata a Rio de Janeiro, Paola cercava una stanza dove abitare che non fosse molto cara. Era venuta dall’Italia per fare uno stage di qualche mese prima di tornare a Milano e terminare l’Università. “Mi ricordo che molte delle inserzioni che trovavo erano per degli alloggi alla Barra da Tijuca, molto lontano dal centro. Gli affitti però erano meno cari rispetto alla Zona Sul, a Copacabana o Ipanema. Solo che le stanze che mi facevano vedere erano piccolissime, a volte senza nemmeno una finestra. Ma come si fa a vivere lì dentro? mi chiedevo”. Oggi Paola, che ha 27 anni, ha finito l’Università, a marzo scorso si è laureata, ma in Italia non è più tornata. Vive a Rio, è sposata con Leo, un giovane carioca che fa l’assistente finanziario, e dopo un lungo stage presso l’Enel, un’azienda italiana con diverse sedi in Brasile, ha trovato un lavoro proprio a Barra. Lei e Leo vivono in un monolocale a Copacabana e per evitare di passare ore nel traffico esce da casa all’alba e arriva in ufficio prima di tutte le sue colleghe. Il posto in cui è stata assunta cinque mesi fa si chiama La Maison Belle e il suo compito è cercare delle donne disposte ad andare a vivere esattamente in quelle stanze che a lei sembravano così piccole. Non come studentesse però, ma come impiegate domestiche.
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“Ho visto l’annuncio su Linkedin, ho fatto un colloquio e mi hanno presa. Mi trovo bene, le colleghe sono simpatiche, c’è un ambiente molto piacevole”. Paola ha fatto fruttare la sua laurea in “Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane” e si occupa di far incontrare “domanda” e “offerta”, come direbbero gli economisti. “Io sono una consultora de atendimento. In pratica accolgo le clienti che si rivolgono a noi, ascolto le loro esigenze e compilo una scheda dove annoto il tipo di figura che stanno cercando. Che sia una signora delle pulizie, una babá, una cuoca. Poi passo le informazioni alle altre ragazze che individuano le possibili candidate e fissiamo gli appuntamenti”.
Quando alla fine dell’estate scorsa il governo di Brasilia ha approvato una nuova legge, il cosiddetto PEC das Empregadas, che obbligava tutti i datori di lavoro a regolarizzare le persone a loro servizio pagando, tanto per cominciare, le molte ore extra che mai erano state conteggiate, in molti ambienti si è sparso il panico. “Le licenzieranno tutte”, “Avremo migliaia di disoccupati”, “Nessuno si potrà più permettere una domestica”. Invece, a sentire Paola, le cose, almeno per l’agenzia di collocamento La Maison Belle, stanno andando in tutt’altro modo: “Riceviamo tra le cinque e le dieci chiamate al giorno – mi dice – alcuni solo chiedono informazioni, ma molti diventano effettivamente nostri clienti. Da quando sono qui l’agenzia è in continua crescita”.
A fondare La Maison Belle è stata nell’agosto 2012 Glayci Erruas, una giovane donna di 35 anni che in passato aveva lavorato per un’agenzia di elicotteri privati. “Volevo avviare una mia attività, offrire un servizio e stare a contatto con le persone.” Glayci, prima di buttarsi nel business, ha fatto un’attenta analisi di mercato. “Il mio pensiero iniziale è stato: il lavoro domestico è un settore, esattamente come gli altri. Quindi, se trent’anni fa le imprese del nostro Paese hanno iniziato a richiedere mano d’opera sempre più qualificata, lo stesso deve accadere nelle famiglie, che sono come delle piccole aziende.” Il target a cui si rivolge è preciso: persone appartenenti a una elevata classe sociale, con una buona disponibilità economica, principalmente residenti nella Barra da Tijuca, dove lei stessa abita.
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“Le nostre clienti sono donne giovani, indipendenti, che lavorano tutto il giorno e non hanno il tempo materiale per lavare, stirare, fare la spesa o cucinare. Ma nonostante questo sanno perfettamente come va amministrata una casa e pretendono quindi delle collaboratrici competenti, capaci di rispondere ad ogni esigenza. Per questo noi stesse ci incarichiamo di fare loro brevi lezioni, tra cui una obbligatoria per tutte di galateo e comportamento professionale”. Sul sito dell’agenzia si possono trovare tre diversi tipi di servizio personalizzati e tagliati su misura per il cliente: si parte dal pratique che per 575 reales (190 euro) offre una ricerca attenta di quella che viene chiamata diarista, ovvero una collaboratrice domestica saltuaria. C’è poi il facilité, al costo di 1.460 reales, rivolto a chi cerca una domestica fissa, e infine il privilège del valore di 2.440 reales, descritto come “la vera innovazione se desideri un trattamento esclusivo con un consulente qualificato” che ti segue direttamente a casa tua e realizza con te una mappatura precisa delle tue necessità e che, una volta individuato il candidato, lo prepara con una formazione ad hoc.
La prima volta che sono stata a trovare Glayci alla sede de La Maison Belle non avevo ancora capito che tipo di quartiere fosse la Barra da Tijuca. Così, guardando sulla piantina, ho preso un autobus che mi avrebbe dovuto lasciare a pochi passi. Ma a Barra niente si misura in passi perché tutto si raggiunge in macchina. Ci si muove all’interno di un ordinato labirinto fatto di palazzi alti venti piani, con terrazzi, piscine, piazzole, giardini, campi da tennis, palestre, uffici e shopping center. Tutto è pulito, ombreggiato, sicuro. Ho camminato più di mezz’ora prima di arrivare a destinazione ma una volta lì, alla grande finestra della sala 235 del Blocco 06 dell’O2 Corporate & Offices, al numero 200 dell’Avenida Paisagista José Silva de Azevedo Neto, mi sono goduta la vista di quella che ai miei occhi appariva una città del futuro, inquietante e perfetta.
Il quartiere di Barra da Tijuca si affaccia sul mare, e sorge lungo l’Avenida das Americas, una strada lunga circa 40 chilometri che collega il centro di Rio con l’immensa Zona Ovest, composta da decine di municipi e abitata da oltre 3 milioni di persone. Costruita alla fine degli anni sessanta, Barra avrebbe dovuto rappresentare, nell’idea dell’architetto Lucio Costa a cui venne assegnato l’incarico di progettarla, una città esemplare, un “plano piloto”, un “eldorado urbano”, capace di svilupparsi nel pieno rispetto della natura che si preparava ad accoglierla, fatta di spiaggie, montagne e lagune. Ma come spesso accade gli interessi privati ebbero la meglio e molto del sogno di Costa andò perduto.
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Glayci ha ben chiaro cosa rappresenta oggi Barra, e mentre il mio sguardo corre tra un grattacielo e l’altro, me lo spiega: “Questa zona è la pupilla degli immobiliaristi e gli amministratori di shopping centers. Nel quartiere ci sono già quattro grandi centri commerciali in continua espansione e altri tre sono in fase di avvio. Le imprese stanno investendo nel settore quasi un miliardo e mezzo di reales creando nella regione 152 mila metri quadrati di superficie commerciabile. Gli investitori scommettono su Barra perché nel 2020 qui vivranno mezzo milione di persone con una rendita pro capite di 2.500 reales al mese. Tra quattro anni il quartiere potrà contare su nuovi collegamenti che porteranno qui moltissimi potenziali consumatori, come la linea 4 della metropolitana che collega Barra a Ipanema e la BRT TransOeste, un autobus veloce che servirà tutta la zona ovest.”
Intanto Barra, da quartiere esclusivamente dedito al consumo, sta iniziando ad assumere nuove sfaccettature, grazie ad esempio alla realizzazione della Cidade das Artes, uno spazio polifunzionale dedicato a ospitare spettacoli ed esposizioni, nonché l’Orchestra Sinfonica Brasileira di Rio de Janeiro che non ha mai avuto una sua vera casa. In realtà sono in molti a criticare l’operazione perché da sempre gli abitanti di Barra sono stati visti come dei “parvenu”, interessati solo a beni materiali e per nulla amanti della cultura. Ma come fa notare Ledilson Lopes, autore di una tesi di dottorato in pianificazione urbana dal titolo “Socialità e identità confinata nei condomini di Barra da Tijuca”: “Il quartiere è grande e cresce di anno in anno pertanto non possiamo escludere che la domanda culturale diventi via via sempre maggiore”. Tra l’altro, aggiunge Lopes, “è evidente che la Cidade das Artes rappresenta un esempio tipico di modernismo brasiliano che rimanda all’epoca in cui Barra fu ideata dall’architetto Lucio Costa”. Può essere dunque che per gli abitanti originari della zona, che, alla fine degli anni ‘60 lasciarono il centro caotico, sovrappopolato e insalubre, alla ricerca di un luogo moderno, razionale e immerso nella natura, il nuovo spazio non sia altro che il tassello mancante a quell’idea di quartiere che avevano sempre sognato.
Ma prima del 2020 descritto da Glayci, un altro importante appuntamento sarà decisivo per lo sviluppo di Barra: le Olimpiadi del 2016. Per quell’anno infatti dovrebbero essere pronti non solo i collegamenti veloci, ma anche le strutture previste per i Giochi, come il Parco Olimpico e i due villaggi che ospiteranno gli atleti e altre 15 installazioni dedicate a tutti gli sport, dal badminton al polo acquatico. Tra queste, un nuovo campo da golf che, come si legge nel sito rio2016.com, “dopo le competizioni rimarrà pubblico, in modo da incentivare la popolazione locale a praticare questo sport”. Sono quindi davvero curiosa di vedere quanti e chi saranno gli iscritti e come, con questa generosa donazione, il golf si sostiturà al calcio come sport nazionale.
Nell’attesa però che tutto questo si realizzi, vero è che per molti, anche grazie a Barra e alla sua espansione, la vita sta cambiando. Come per Liza, una delle babá delle quali si è occupata Glayci. Liza è peruviana, ha 38 anni e vive in Brasile dal 2000. “Sono nata a Cajamarca, nel nord del Perù, ma quando avevo 14 anni mi sono trasferita a Lima, la capitale, per iniziare a lavorare”. Liza si è sempre presa cura dei bambini, perché le piacciono e tra tutte le cose delle quali si potrebbe occupare in una casa è l’unica che la fa davvero felice. La incontro una domenica pomeriggio mentre sta per raggiungere la chiesa evangelica che frequenta, l’Assembléia de Deus. È lì che Liza ha conosciuto otto anni fa José Luis, il suo compagno, che lavora come guardia in un centro commerciale. Liza e José Luis si vedono solo durante il fine settimana perché da lunedì mattina alle 8.00 a sabato mattina alla stessa ora Liza vive in casa di Rafaela, la sua nuova datrice di lavoro.
“Sono arrivata in Brasile con la famiglia presso la quale sono stata impiegata 13 anni – mi spiega Liza – All’inizio sono stata a San Paolo e poi, dopo due anni, ci siamo trasferiti a Rio. Per me San Paolo era bellissima, così moderna rispetto a Lima, da dove venivo”. Le notti che Liza non dorme al lavoro le passa nella sua casa, nel quartiere di Paciência che sorge sempre nella Zona Ovest di Rio de Janeiro ma molto oltre la Barra da Tijuca. “Sì è lontano, ammette Liza, ma da quando hanno inaugurato il BRT ci metto solo quaranta minuti e la fermata dell’autobus è a cinque minuti da casa mia”. Il BRT è un autobus che gode di una sua corsia preferenziale pensato per unire Barra alla periferia occidentale di Rio, dove si trovano i municipi più popolati della città, come Campo Grande e Santa Cruz.
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Per chi arriva dal centro, dai quartieri “nobili” di Laranjeras, Flamengo e Botafogo ad esempio, ma anche dalle spiagge di Copacabana e Ipanema, la Zona Ovest può rappresentare un altro pianeta, distante anni luce e ore di traffico incessante e caotico. Eppure, se si cambia per un attimo prospettiva e si pensa a quella che probabilmente sarà il nuovo baricentro della Rio futura, ecco che per Liza il sobborgo di Paciência diventa un posto comodo dove abitare vicino a un lavoro che ama e le garantisce un salario più che rispettabile di 1.750 reales al mese.
Liza è arrivata a La Maison Belle grazie a Fabiana, la signora brasiliana con cui lavorava precedentemente, la stessa che l’aveva portata con sé dal Perù dove aveva vissuto qualche tempo per il lavoro del marito. Liza si è presa cura dei figli di Fabiana per 13 anni, sino a che, cinque mesi fa, la sua figura di tata non è stata più indispensabile. “La signora mi ha chiesto se volevo rimanere per aiutarla nelle faccende di casa o in cucina, ma a me piace fare la baby sitter, nient’altro”, spiega Liza, che sul suo lavoro ha le idee chiare. Così Fabiana, una volta rientrata nel suo circolo di amici e conoscenze brasiliane, l’ha accompagnata da Glayci, ne ha elogiato le capacità e l’ha raccomandata. E nel giro di pochi giorni, Liza aveva un nuovo impiego con il salario che lei stessa aveva stabilito. “All’agenzia avevo detto che per meno di 1.500 reales al mese non avrei lavorato e loro mi hanno accontentata. Anzi, prendo persino un po’ di più”. Liza dorme cinque notti su sette in una quelle stanze che a Paola facevano tanta impressione ma non si lamenta: “Ho tutto quello che mi serve: una televisione, l’aria condizionata, c’è anche la finestra”. La sua nuova casa è una villa con giardino e piscina e tra i domestici ci sono anche una cuoca, un giardiniere, un autista e una incaricata delle pulizie. Durante il week end un’altra donna va a darle il cambio. Quando Liza ha incontrato la sua futura “patroa” si è parlato chiaramente: il suo compito era di occuparsi dei bambini, punto. “Sono due ragazzini molto impegnati, Inacio ha cinque anni, gioca a calcio e fa nuoto. Mentre Sofia, che ha 12 anni, studia teatro, frequenta delle classi private di inglese e ora va matta per la danza.” Anche Rafaela è molto occupata perché con suo marito ha aperto un negozio di cioccolato all’interno del Barra Shopping, il centro commerciale più grande e famoso del quartiere. Liza è stata scelta non solo per le sue doti innate e la sua passione per i bambini ma anche perché parla una lingua straniera. “La signora mi ha detto per il momento di usare il portoghese, perché i bambini frequentano una scuola dove gli insegnano già sia francese che inglese. Ma appena Inacio sarà un po’ più grande comincerò a rivolgermi a loro in spagnolo così presto sapranno quattro lingue.” Prima di salutare Liza le chiedo se è difficile passare tanti notti fuori casa e poter vedere raramente la persona che ama: “Dopo tanti anni ci siamo abituati ma io quando ho fatto il colloquio ho detto subito che avevo intenzione di sposarmi quest’anno e per la signora non ci sarà problema a lasciarmi tornare a casa la sera.”
Il fatto che Liza sia una donna in gamba e che nonostante non abbia avuto la possibilità di studiare abbia qualcosa di importante da offrire a Inacio e Sofia per la loro cultura è certamente una cosa alla quale Fabiana ha pensato nel momento di assumerla. E un ragionamento simile è stato fatto da Daniela, un’altra delle clienti de La Maison Belle.
“Ho scelto Lourdes perché aveva un livello di istruzione superiore rispetto alle altre due possibili babá che l’agenzia mi ha proposto” mi spiega quando la intervisto via skype.
[Continua]
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