Anche per quest’anno la “Pride Week” ha portato nelle piazze italiane migliaia di persone. Foto e impressioni dalla sfilata di Milano
di Alessandra Puigserver, foto Corrado Di Mauro
di @PuigAlessandra, foto @conrad761
30 giugno 2014 – Anche a Milano, come in molte città italiane, dal 23 al 29 giugno si è svolta la “Pride Week”, la settimana dedicata a incontri e iniziative incentrate sul dibattito dei diritti della comunità LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer ed intersessuali) e culminata nella parata di sabato 28 giugno, data internazionale dell’Orgoglio Omosessuale, che ogni anno celebra i moti del 1969 avvenuti nello storico locale “Stonewall Inn” di New York, inizio simbolico del movimento di liberazione gay moderno.
“Il mondo è formato da un infinito numero di minoranze, ma spesso non ce lo ricordiamo e prendiamo per buona l’immagine di una realtà unica ed omogenea corrispondente alla normalità dell’uomo bianco, eterosessuale, occidentale. Il fatto che sentiamo di non appartenere pienamente a questa normalità, ci porta a volte a mettere in discussione la nostra stessa esistenza invece di farci rifiutare l’immagine propagandata dai media. […] È importante rispettare l’autenticità di ciò che siamo, anche se non corrispondiamo all’immagine prevalente: questa capacità di valorizzare il nostro essere nonostante le imposizioni è il nostro pride.”
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È un estratto del “Manifesto Politico del Milano Pride” (www.milanopride.it) e riassume in poche parole lo spirito che anima la comunità di persone che ne è promotrice: rispettare l’autenticità di ciò che si è e manifestare per ottenere i diritti in sua difesa.
Si tratta di un concetto con una valenza praticamente universale, che supera la collocazione in categorie, perché ognuno di noi è un individuo a sé, rappresenta un’eccezione ed è differente dagli altri perché unico. Omosessuali, transessuali, bisessuali, lesbiche, genitori di omosessuali, queer, intersessuali, travestiti, minoranze etniche: loro “diversi” in qualcosa, tutti gli altri in qualcos’altro. Manifestare in favore della comunità LGBTQI non significa quindi dare il proprio contributo esclusivamente per la sua causa, bensì sostenere la lotta per i diritti di tutti, perché appunto “tutti sono diversi”.
Ed è questo ciò che è successo sabato a Milano e in tutt’Italia: durante le parate hanno sfilato tutti, senza alcuna omologazione. I cortei hanno racchiuso dentro di sé un’energia capace di far scomparire la distinzione tra chi ne ha fatto parte e chi lo ha guardato dall’esterno. Il passaggio di persone così differenti tra di loro ha fatto diventare palpabile la sensazione commossa di una “appartenenza”, e anche chi ha partecipato da spettatore ha finito per desiderare di essere attore. Perché avere di fronte persone orgogliose di essere diverse le une dalle altre perché se stesse fino in fondo spinge a essere fieri di se stessi, chiunque si sia, e a lottare perché ciò sia un diritto di tutti..
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