La nazionale eliminata in Brasile dalla Germania dona il premio della federazione ai bambini di Gaza sotto attacco
di Christian Elia
@eliachr
3 luglio 2014 – La normalità, a volte, è rivoluzionaria. Ci sono occasioni, situazioni, momenti in cui il senso della misura, la percezione della realtà, le piccole e semplici cose prendono un sapore esotico, nuovo.
“Loro ne hanno più bisogno di noi”. Così Islam Slimani, 26enne centravanti sgusciante dello Sporting Lisbona e della nazionale algerina ha commentato sulla sua pagina facebook la decisione di tutta la squadra di donare il premio che la federazione calcistica di Algeri ha pagato alla nazionale per la qualificazione agli ottavi di finale ai bambini di Gaza.
Una frase di una chiarezza, di una semplicità spiazzante. Come una finta di un bravo attaccante, tecnico e veloce, alla Slimani. Lo guardi venirti incontro, immagini quello che farà, perché è semplice, normale, ma riesce a farlo lo stesso, facendoti perdere l’equilibrio, quello della normalità dell’indifferenza, che ha avvelenato i pozzi della civile convivenza.
Nazionale algerina, mondiali 2014
Il rapimento e l’uccisione di tre coloni israeliani, la brutale punizione collettiva cui la popolazione civile palestinese è sottoposta dall’esercito israeliano, il linciaggio di un adolescente palestinese. L’orrore, la morte, mentre tutto il mondo guarda il mondiale in Brasile. Slimani e gli altri, con quei nove milioni di dollari donati, non cambieranno le cose, ma hanno dato un segnale grandioso di attenzione, di vicinanza, di umanità.
Il calcio può usare la sua mediaticità per questo, senza pretese, ma girando quei riflettori che gli vengono donati dalla passione di miliardi di persone verso situazioni in ombra. Una possibilità che la nazionale algerina conosce bene, perché nella lotta per l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia il calcio ha avuto un ruolo determinante.
A metà degli anni Cinquanta, una serie di giocatori algerini giocavano a buon livello nei club francesi. Il Fronte Nazionale di Liberazione, l’organizzazione politico-militare che guidava gli indipendentisti algerini, ebbe l’idea di costruire una nazionale di calcio algerina che girasse il mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale rispetto alla guerra in Algeria.
Nazionale algerina 1954
La loro storia l’ho già raccontata, ma è bello vedere una continuità tra quei giocatori e quelli di oggi. La favola sarebbe stata perfetta se fosse arrivato anche il lieto fine: la vittoria dell’Algeria sulla Germania negli ottavi di finale. Una vendetta per quel che accadde nel 1982.
Ai mondiali di Spagna, che incoronò campione del mondo l’Italia di Bruno Conti e Paolo Rossi, l’Algeria fece un figurone. La Germania Ovest era la grande favorita: campione d’Europa in carica, uno squadrone pazzesco. Uno dei campioni tedeschi, prima della partita contro l’Algeria del girone di qualificazione, fece lo spiritoso immaginando a chi dedicare il settimo e l’ottavo goal, tra il suo cane e sua moglie, mentre un altro prometteva di giocare con il sigaro in bocca.
L’Algeria era alla sua prima partecipazione, tutti immaginavano una cenerentola. Non era affatto così. L’Algeria parte forte, attacca a folate rapide e veloci, identiche a quelle che hanno messo in gran difficoltà la Germania nell’ottavo di finale dove i teutonici hanno vinto solo ai supplementari.
Nazionale algerina 1982
Rabah Madjer, detto il ‘tacco di Allah’, porta in vantaggio l’Algeria nel primo tempo. La Germania reagisce rabbiosa e pareggia con Kalle Rumenigge, come a punire un affronto. Solo che i tedeschi non conoscevano Lekhdar Belloumi, un centrocampista algerino dotato di un talento cristallino, che con una giocata di gran classe porta l’Algeria sul 2-1. E finì così.
I giornali tedeschi , il giorno dopo, ne parlarono come di una tragedia nazionale. L’Algeria perse poi con l’Austria, battendo il Cile. La Germania, per passare il turno, dopo la vittoria con il Cile, doveva battere l’Austria con almeno un goal di scarto. Segna l’attaccante Hrubesh e tutto si ferma. Tutti i giornalisti presenti raccontarono di una sceneggiata per far vincere i tedeschi.
L’Algeria insorge, offesa da un dirigente austriaco che accusò gli algerini di gridare al complotto solo perché ignoranti. Tutto il mondo riconobbe lo scandalo e l’Italia, in finale, punì la Germania Ovest. A quei giocatori venne tributato un ritorno da eroi. Come i ragazzi di oggi che, dopo aver scritto la storia portando al secondo turno per la prima volta l’Algeria, lavando lo scandalo del 1982, con il loro gesto per Gaza hanno vinto il trofeo della dignità.