Almeno ventuno vittime dell’offensiva israeliana, ma nessuno parla dei reali motivi dell’attacco
di Christian Elia
@eliachr
9 luglio 2014 – Le vittime, fino alla notte di ieri, sono ventuno. I razzi, dalla Striscia di Gaza, sono stati lanciati verso le città israeliane. “Basta usare i guanti bianchi con Hamas”, fanno sapere dal governo israeliano.
Se non ci fossero di mezzo i civili palestinesi, tutto questo verrebbe rubricato per quel che è: una tragica farsa. Nessuno tra i vertici militari e politici crede a una sola parola di quel che dichiara: l’ennesimo attacco alla Striscia di Gaza, dal cielo e dal mare, con il rischio che l’offensiva si estenda via terra, non servirà a nessuno degli obiettivi dichiarati dagli israeliani.
Non chiarirà le responsabilità sulla morte dei tre giovani coloni, non servirà a fermare il lancio di razzi, che si intensifica dopo gli attacchi ma che i media mainstream raccontano sempre al contrario, come se l’attacco fosse la reazione e non l’azione. Perché l’azione è l’operazione militare ‘Bordo protettivo’, non il lancio di razzi.
Solo che confondere azione e reazione non è solo cattivo giornalismo, è una falsità. Come raccontare che gli obiettivi colpiti sono covi di terroristi, rampe di lancio di missili e altri legittimi obiettivi militari. Non è così, guardate le foto delle vittime, guardatele negli occhi, vedrete ragazzi, madri, vecchi.
Perché la più grande falsità è che questa ennesima pioggia di fuoco serva a colpire Hamas, quando invece tutta la storia del conflitto racconta di come i movimenti più odiati in Israele sono sempre usciti rafforzati dalle incursioni militari.
Questo attacco serve solo e soltanto a far saltare l’accordo che dopo anni e molta fatica i due principali partiti palestinesi – Hamas e Fatah – avevano raggiunto. Il resto è falsità.
Oggi, come sempre, si sentiranno i soloni dire che è colpa dei palestinesi. I peggiori, però, non sono loro. Sono quelli del grigio stagnante, quelli che alla fine due popoli si fanno del male senza ragione, si incaponiscono in una guerra senza vincitori.
Quella zona grigia è quella della vergogna, quella che cancella il diritto internazionale, che racconta un’occupazione come un elemento di normalità, che normalizza la situazione e la porta in una condizione di parità. Ma quale parità può esistere tra l’occupante e l’occupato, tra l’assediante e l’assediato, tra chi bombarda e chi muore?
Il grigio copre il rosso del sangue. Ma non lo cancella. Resta, a testimoniare la colpa di coloro che hanno fatto finta di non vedere, per più di settant’anni, che un popolo veniva tenuto in ostaggio e in regime di apartheid, che viene attaccato senza potersi difendere, a cui si tenta di negare anche il diritto ad esistere. Di questo sangue, resteranno sporche le mani. Per sempre.
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