Gaza, vita spietata

Intervista a Salvatore Maraventano, educatore e cooperante a Gaza, da oltre quattro anni in Medio Oriente con CISS

 

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/Andrea-Cardoni.jpg[/author_image] [author_info]di Andrea Cardoni. Andrea Cardoni è responsabile comunicazione Anpas Nazionale. Ha pensato e raccontato, con video, foto e cose scritte, storie e tante care cose dei villaggi rurali della Tanzania, dei terremoti dall’Aquila all’Emilia, di un partigiano che ha più di 100 anni che si chiama Garibaldo e di suo nonno Remo.[/author_info] [/author]

 

14 luglio 2014 – “A Gaza c’è una persona che fa parte del nostro staff e dopo l’ultimo bombardamento ha avuto difficoltà a raggiungere sua moglie che è incinta e che è alla seconda minaccia d’aborto. Non riescono nemmeno a farla visitare perché gli ospedali sono pieni e adesso c’è il rischio che lei questo bambino lo perda”, dice Salvo.

L’ospedale di Al-Shifa, a Gaza, questa mattina ha dichiarato che tra una settimana non avrà più medicine per curare, nemmeno gli antibiotici. Gli altri ospedali sono al collasso: manca la metà dei farmaci inclusi nella lista dei farmaci essenziali stilata dalla Organizzazione Mondiale della Salute. Per questo i cooperanti italiani in Palestina hanno lanciato una raccolta fondi per acquistare i farmaci da poter fare entrare poi a Gaza.

Salvatore Maraventano, educatore e cooperante da oltre quattro anni in Medio Oriente con CISS (Cooperazione Internazionale Sud Sud) con progetti di sostegno educativo e psicosociale dei gruppi vulnerabili, e in particolare dei bambini, a Gaza. In questi giorni è dovuto uscire da Gaza e ora è a Ramallah «e non so dirti cosa sia più pesante perché non riesci ad avere contezza di cosa sta accadendo ai bambini con i quali lavoro, con lo staff e gli amici che sono lì», dice.

 

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Due anni fa Salvo era impegnato in un lavoro svolto sulle attività di sostegno ai bambini vittime di disordine da stress post traumatico derivanti dall’operazione “Piombo fuso” con la creazioni di luoghi sicuri per bambini e famiglie dopo i traumi delle guerre precedenti. Poi nel novembre 2012 c’è stata l’operazione chiamata “Colonna di nuvola”. Ora è in atto operazione “Margine protettivo” ed è di queste ore la notizia, seppur non confermata, che parte delle ludoteche sono state danneggiate e una ludoteca si è incendiata. Buona parte delle case dei bambini sono state distrutte o danneggiate: alcuni di quei bambini si trovano nelle scuole che sono utilizzate come rifugi.

“Rispetto alle altre volte di nuovo, però, c’è stato ciò che è successo a Gerusalemme”, dice Salvo, “dove c’è stata una nuova diffusione di odio su scala popolare e quando dico ‘popolare’ intendo dire nell’accezione di popolo: si è assistito a manifestazioni pesanti che inneggiavano alla violenza contro la popolazione araba e la città è tornata indietro di tanti anni, ad una situazione e non avevo mai conosciuto prima e che fino a ieri sera ha fatto registrare scontri. Situazione che adesso sta continuando con scontri fino a ieri sera. Poi si è aperta la questione di Gaza con le dinamiche di sempre: provocazioni da un lato e dall’altro, bombardamenti da una parte, missili a lunga gittata dall’altra. Gaza però è inaccessibile, non ci sono i bunker e i bambini non vanno nemmeno più nei rifugi perché vengono colpiti anche quelli. Quanto è accaduto nelle scorse ore assomiglia tanto ad una punizione collettiva: ieri è stata bombardata la casa della sorella di Ismail Haniye, presunto capo di Hamas”.

I dati: ne vogliamo fare una cosa di numeri? “Mi rivolgo agli organi di stampa per la diffusione di informazione e non di posizioni. Vorrei che si facesse un ragionamento per capire quanto è delicato e importante dare l’informazione realmente per com’è citando tutti i dati perché altrimenti si fomenta la dinamica che si è vista a Gerusalemme per fomentare posizioni estreme. Detto questo però condanno qualsiasi tipo di attacco su qualsiasi popolazione civile, ma non posso non vedere lo squilibrio e la risposta non adeguata in termini di morti e di danni”.

I dati diffusi dalle Nazioni Unite dicono che fino a ieri c’è stata una media di due morti ogni ora: il report del 12 luglio dice che sono stati uccisi 126 palestinesi, di cui 89 civili e 27 erano bambini sollevando, come affermano le Nazioni Unite, “preoccupazioni circa il rispetto del diritto internazionale umanitario”, mentre sette sono i feriti in Israele. Sempre secondo il report, preoccupano i danni alle infrastrutture civili legate alla distribuzione di acqua, energia elettrica e attrezzature igienico sanitarie. A Gaza servirebbero sessanta milioni di dollari per coprire l’emergenza sanitaria. Migliaia sono i bambini traumatizzati che necessitano di sostegno psicosociale.

“Per questo penso che dovremmo stimolare una riflessione etica sul valore della vita e smettere di fomentare le diverse posizioni. Ne faccio un discorso di umanità, non discorsi politici o religiosi” e la voce di Salvo è sempre più stanca perché questa notte è andato a dormire alle sei per tenersi sempre in contatto con Gaza. “Non possiamo continuare a far finta di pensare che il conflitto si esaurisca all’interno di queste frontiere. Tutta la società civile dovrebbe prendersi in carico tutti i giorni la responsabilità di quanto accade qui. Poi esorto le rappresentanze diplomatiche e i governi a prendere posizioni dure non rispetto a qualcuno, ma rispetto alla violazione dei diritti umani. Ieri mattina è stato anticipato che stamattina ci sarebbe stato un incontro sulla sicurezza per mediare. Tra ieri e questa mattina sono morte 70 persone con tutto quello che questo comporta”.

I dati, i diritti umani, i traumi che si sommano ad altri traumi, Salvo che non vede l’ora che finiscano i mondiali così che “il mondo si accorga di quanto è terribile quanto sta accadendo”, il problema di far entrare medicine in città, le macerie delle ludoteche, il figlio di quell’amico di Salvo e di sua moglie che non si sa se nasce ora che sente tutto da lì dentro, il numero dei civili morti e dei bambini morti scritti su un report in azzurrino scuro su un rettangolino azzurrino chiaro, e a me viene la paura di non riuscire ad avere qualcosa che mi sostenga per capire tutte queste cose, di non riuscire a essere abbastanza capiente per contenere le parole di Salvo e le immagini di quello che sta succedendo e di quello che è successo e di quello che succederà e allora, forse mi viene in mente una cosa che ha scritto una persona che si chiama Lev Tolstoj che ha una volta ha scritto: “Se c’è qualcuno che dirige le cose della vita, vorrei rimproverarlo. È troppo difficile e spietata”.

 

 

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