Durante la vigilia e poi nel giorno della finalissima della Coppa del Mondo, si è giocata “un’altra partita” a Rio de Janeiro ed in altre città del Paese. Una partita “truccata” caratterizzata dal gioco durissimo (del governo, della FIFA e delle forze dell’ordine) e dal non rispetto delle “regole” (democratiche)
di Carlinho Utopia, da Il Resto del Carlinho
18 luglio 2014 – Per tutta la giornata di ieri (13 luglio, ndr.), mentre si disputava la finale della Coppa del Mondo al Maracanã tra Germania e Argentina nella Piazza Saens Pena, a pochi metri dallo stadio, erano state convocate iniziative e manifestazioni di protesta. Dopo i gravissimi avvenimenti di sabato con gli arresti “preventivi” di decine di attivisti, avvocati, professori, insegnanti, studenti (anche minorenni), con accuse che se non fossero di una gravità inaudita (formazione di banda armata, associazione a delinquere, ecc.) sarebbero quasi comiche, la manifestazione chiedeva anche la liberazione dei “detenuti politici”.
I manifestanti, assolutamente pacifici, non erano più di un migliaio, a dimostrazione della forte (e violenta) repressione di questi mesi che è riuscita a “svuotare” le piazze brasiliane. Poco dopo il loro concentramento nella piazza i manifestanti sono immediatamente stati attaccati da uno spropositato contingente di forze dell’ordine, di gran lunga superiore al numero dei manifestanti. Cavalleria, truppe speciali e polizia militare si sono resi protagonisti di un fitto lancio di lacrimogeni, di granate stordenti, di spari di pallottole di gomma e di quantità industriali di spray al peperoncino Poi è stata caccia all’uomo. Pestaggi e violenze. Il bilancio è di numerosissimi feriti ed almeno 6 arresti. Numerosi anche gli atti di violenza della polizia verso i giornalisti ed i fotografi presenti. Un fotografo australiano (lo si vede chiaramente nel video) dopo essere stato pestato dai poliziotti è stato addirittura derubato della sua videocamera! Ad altri reporter sono state distrutte le attrezzature.
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Successivamente la piazza intera è stata accerchiata, con barriere invalicabili della polizia in almeno sette punti, una sorta di “prigione a cielo aperto” dalla quale nessuno (nemmeno gli abitanti del quartiere) ha più potuto entrare e, soprattutto, uscire, fino al tardo pomeriggio quando, nel frattempo, la partita al Maracanã si era conclusa.
Luiz Rodolfo Viveiros de Castro, della Commissione Diritti Umani dell’OAB (ordine degli Avvocati brasiliani) ha manifestato l’intenzione di denunciare il comando della Polizia Militare per la sospensione di fatto del diritto di libera circolazione. “Durante la dittatura questo avveniva dentro gli stadi di calcio. Oggi la PM ha trasformato questa piazza in un grande carcere dal quale nessuno può uscire. Questo è un vero e proprio carcere privato in uno spazio pubblico.” ha detto Luiz Rodolfo, ex detenuto politico degli anni della dittatura militare che ha così concluso: “Oggi questa piazza ha vissuto il suo giorno di dittatura.”
La direttrice del gruppo Tortura Nunca Mais (Mai più tortura) Joana D’Arc Ferraz, ha raccontato che le è stato addirittura impedito di uscire dallo stabile in cui abita, proprio lì nella piazza.
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Dal sito della BBC Brasil
di Jefferson Puff e Luís Kawaguti
Almeno 10 giornalisti sono rimasti feriti da schegge di bombe di gas lacrimogeni e da manganellate durante una manifestazione a Rio de Janeiro in concomitanza con la finale della Coppa del Mondo. La protesta è stata duramente repressa dalla polizia che ha utilizzato anche la cavalleria e la “Tropa de Choque” (truppe speciali antisommossa).
La strategia della polizia, conosciuta all’estero come “kettling”, è stata quello di circondare completamente i manifestanti ed impedire loro di lasciare la piazza Saens Peña nel quartiere di Tijuca, a meno di due chilometri dallo stadio Maracanà, dove intendevano dirigersi.
Fin dall’inizio delle partite della Coppa del Mondo, le autorità statali hanno autorizzato l’uso della violenza per evitare che i manifestanti potessero avvicinarsi agli stadi o strutture della FIFA.
Giornalisti e violenza
La BBC Brasil e il resto della stampa nazionale e internazionale presenti alla manifestazione hanno assistito a scene di violenza contro gli attivisti e i giornalisti.
Mauro Pimentel, fotografo per il sito di notizie Terra, ha avuto un obiettivo della fotocamera rotto e ha preso un pugno in faccia. “Portavo la maschera antigas che è stata distrutta da un pugno. È stato quello che mi ha salvato, avrei potuto rimanere molto più ferito”, ha detto.
“Nella confusione delle bombe di gas sono caduta e la polizia antisommossa ha cominciato a passare sopra di me. Poi è arrivato un poliziotto e si è chinato. Ho pensato che mi avrebbe aiutato, ma lui ha aperto la mia maschera antigas e mi ha spruzzato spray al peperoncino negli occhi” ha detto Ana Carolina Fernandes, fotografa freelance per un’agenzia di notizie.
Nove altri giornalisti sono stati obiettivo della polizia, che in un determinato momento si è focalizzata proprio sui professionisti con macchina fotografica.
Tra questi il documentarista canadese Jason O’Hara, che è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito dalla polizia. “Show dell’orrore per le strade di Rio. L’amico e filmmaker Jason O’Hara brutalizzato dalla polizia, ha preso calci alla testa”, ha detto sul suo account Twitter il geografo americano Christopher Gaffney, visiting professor presso la Università Federale Fluminense (UFF).
Gli scontri
Gli scontri tra polizia e manifestanti sono iniziati quando i manifestanti hanno cercato di forzare le barriere della polizia che circondavano la piazza. La BBC Brasile ha sentito i poliziotti gridare “360, 360!” e subito dopo si sono sentite le esplosioni delle granate stordenti. E infatti, nelle ore successive, la piazza è stata completamente isolata a 360 gradi e nemmeno ai residenti ed ai giornalisti è stato permesso di entrare o uscire.
La strategia utilizzata dalla polizia è stata la stessa di altre occasioni analoghe durante i mondiali: impedire con violenza che i manifestanti si avvicinassero alle aree degli stadi e a quelle riservate alla FIFA. Per far ciò è stato fatto un massiccio uso di gas lacrimogeni e di spray al peperoncino, oltre a diversi spari di proiettili di gomma. Nella piazza erano presenti centinaia di uomini della polizia militare oltre ad un contingente della Forza Nazionale che ha formato una seconda linea di contenimento nelle vicinanze per evitare il passaggio di manifestanti. Gli scontri non sono cessati, la polizia ha iniziato ad usare i manganelli su larga scala e ha addirittura effettuato una carica di cavalleria contro i manifestanti. Diversi di loro sono stati arrestati. Alla fine della protesta, la polizia, che aveva permesso ai manifestanti di lasciare il luogo appena individualmente (non in grandi gruppi), ha deciso di isolare completamente la piazza, impedendo l’ingresso o l’uscita anche ai giornalisti e ed ai soccorritori.
Gli animi hanno cominciato a calmarsi solo alla all’inizio della serata, dopo che gran parte dei manifestanti ha deciso di lasciare la piazza. Ma i manifestanti sono tornati a concentrarsi questa volta a Copacabana, dove hanno inscenato una nuova protesta di fronte all’hotel dove soggiornano le autorità della FIFA. La polizia è arrivata ed altre persone sono state arrestate. Secondo un rapporto della PM, sei persone sono state arrestate durante la protesta. La corporazione ha detto che l’obiettivo dell’operazione era quello di “garantire la sicurezza di movimento per la città, anche a coloro che si recavano allo stadio per la finale della Coppa del Mondo ed anche a garantire il diritto di manifestare senza però permettere atti di vandalismo ed oltraggi a pubblici ufficiali.”
Gli arresti
Il giorno prima della manifestazione, la polizia civile ha arestato 37 persone in un’operazione tesa a rendere difficile la partecipazione degli attivisti alla manifestazione di domenica. Secondo la polizia civile, dei 37 arrestati iniziali, 16 sono stati rilasciati dopo aver prestato deponimento.
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