#HumanGaza14

Raccontando delle persone, delle vite, delle giornate di quelli che la guerra la pagano


di Q Code mag
@QcodeMag

22 luglio 2014 – L’ennesima punizione collettiva alla quale viene sottoposta la popolazione civile di Gaza, come tutte le altre, non porterà a nessun risultato. Sempre che il risultato non sia quello di nuovi lutti, di nuove distruzioni, di un odio che non potrà che crescere, ingrossando le fila di coloro che non hanno più alcuna fiducia in una soluzione giusta del conflitto.

Il governo israeliano, attraverso il suo esercito, ancora una volta scatena una pioggia di fuoco in risposta al lancio di razzi di qualche gruppo, come se ne fossero responsabili i civili di tutta la Striscia di Gaza. Che dieci anni fa, mentre festeggiavano la fine di un’occupazione, si sono resi conto di essere finiti reclusi in una prigione a cielo aperto. Cielo dal quale, a cicli alterni, piovono bombe.

Questa raccolta di pensieri (in quindici righe) vuole essere un racconto ‘altro’ di Gaza, reso da coloro che hanno avuto per i motivi più diversi la fortuna di incontrare l’umanità di Gaza, quella che non viene mai raccontata, da media che si ricordano di Gaza solo quando c’è un attacco, come se la vita a Gaza non fosse un inferno quotidiano. Ma anche nell’inferno la vita esiste e resiste, sempre, ogni giorno. Ed è questa resistenza di umanità che questa raccolta di voci vuole raccontare. 
Perché a un popolo si può togliere la libertà, ma non gli si può togliere l’umanità.

Se siete mai stati a Gaza, mandateci le vostre quindici righe a: redazione@qcodemag.it

pescatori


Raffaella Benedetti, ha partecipato a un viaggio organizzato dalla Ong milanese “Vento di Terra” in Cisgiordania e Gaza

La mia vita ora ha uno spartiacque e si suddivide in due parti: prima e dopo Gaza.
Gaza la prigione, Gaza distrutta, Gaza sporca e piena di immondizia, Gaza sovraffollata e povera. Eppure nonostante ciò, Gaza è stracolma di ricchezza. Piena di gente sorridente, molto più di noi, popolata di persone che hanno qualcosa che noi abitanti della bambagia spesso tendiamo a dimenticare di avere: la speranza. Piena di gente in grado di essere felice con poco e niente.

Ho viaggiato tanto in questi anni eppure, Gaza è il luogo in cui mi sono sentita meglio accolta; camminando per le strade del mercato le persone si accorgevano che ero straniera, i loro occhi si illuminavano e mi dicevano,”Welcome to Gaza!” un gigantesco sorriso che si allargava sul viso.

Gaza è umanità, interazione con la gente, Gaza è piena di storie allegre e dolorose. Gaza è voglia di libertà, è curiosità, è voglia di vivere. Gaza è voglia di riscatto.

Non so se rivedrò ancora tutte le persone che ho conosciuto a Gaza, ma la loro amicizia e le loro storie mi stanno insegnando in pochi mesi quel che la mia vita non mi ha insegnato in tanti anni. Gaza è maestra di pazienza. Gaza è un’amica. Gaza è gentilezza e aiuto reciproco. Gaza è dolcezza che scaturisce dai visi incorniciati delle donne, e dai loro sorrisi quando cercano, con un inglese stentato, di sapere perché sei lì. Gaza è la capacità di stupirsi e rallegrarsi ancora.

Gaza è quel pescatore che incontrai a mezzanotte dopo che aveva pescato sardine. Mi disse che quelle sardine venivano dalla Sardegna e quindi dall’Italia, proprio come me. Se posso avere dei dubbi sulla provenienza di quelle sardine, non ho dubbio alcuno sulla forza e la potenza culturale, umana e morale di questo popolo. Gaza ti insegna ad amare e ti ama incondizionatamente.

 

 


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