Milano, Zam e il sogno di largo don Gallo 1

Dopo 425 giorni, finisce l’esperienza della Zona Autonoma Milano (Zam) in via Santa Croce, nel cuore del quartiere Ticinese di Milano

di Lorenzo Bagnoli, foto da sito Milano in movimento

24 luglio 2014 – Dopo 425 giorni, finisce l’esperienza della Zona Autonoma Milano (Zam) in via Santa Croce, nel cuore del quartiere Ticinese di Milano. O meglio, Zam di Largo Don Gallo, come i frequentatori del centro occupato avevano ribattezzato lo spazio: un’ex scuola elementare, abbandonata da anni. Se l’erano presa dopo un altro sgombero, nel gennaio 2011: in quel caso a ordinarlo fu il proprietario dello stabile di via Olgiani, zona Barona.

Fuori dall’ingresso della scuola, sbarrato da una trentina di agenti, ci sono 50 ragazzi. “La Giunta Arancione sta diventando sempre più grigia”, dicono dal microfono. La faccia è segnata dalla delusione di vedere cancellata un’esperienza che aveva portato in quartiere “l’Osteria “Pane&Rose”, un bar, lo Zam Hip Hop Lab, un laboratorio di teatro, il Photolab, un’aula studio, l’aula che ospitava le assemblee della Rete Studenti Milano, l’Acciaieria (l’ormai celebre palestra di arrampicata), le palestre della Polisportiva Popolare, una sala per concerti, un orto e tanto altro che probabilmente, al momento, ci siamo dimenticati”, come scrive Milano in Movimento, sul suo sito. Succede alle 8.30 del 23 luglio. Almeno cinque i contusi nel contatto tra manifestanti e polizia: cronache di ordinarie manganellate.

scontri Zam

Dieci ore dopo, di fronte all’ex scuola si apre un tavolo di trattativa sugli spazi sociali. Il dialogo arriva dopo lo sgombero, sostengono da Zam. Si discute della Milano possibile, delle soluzioni per gli spazi sociali. Chissà cosa resterà delle parole.

Palazzo Marino: sono le 19 quando il sindaco Giuliano Pisapia entra nell’ufficio del suo assistente, Paolo Limonta. “È bene che tutti lo sappiano: la scuola di via Santa Croce era pericolante il sindaco ha il dovere di tutelare la salute dei suoi cittadini – dice -. Già sono state minacciate denunce contro il sindaco perché non è intervenuto”. Ma lo sgombero nulla cambia nell’idea del sindaco di costruire una città dove gli spazi inutilizzati possano tornare in vita.

Secondo il Comune, in Largo don Gallo non ci può stare nessuno: il terreno su cui è costruita rischia di franare, per una roggia che ci passa sotto. Serve ristrutturare l’area: “Abbiamo fatto una delibera in tempi non sospetti per mettere a bando lo spazio èer finalità sociali”. Se lo aggiudicherà chi proporrà il miglior progetto e chi si accollerà i costi di ristrutturazione. Le stime fatte da Zam sono di 20 milioni di euro. Per i movimenti è un modo, ancora una volta per tagliarli fuori. “Il problema dei luoghi di aggregazione per persone che hanno idee anche diverse dalla maggior parte dei milanese lo sento profondamente”, dice. Il sindaco ricorda quando da avvocato difese gli occupanti del Leoncavallo, ottenendo il riconoscimento del valore “morale e sociale” delle azioni che si svolgevano all’interno di quel progetto. “Ma ci deve essere un dialogo. In molte altre realtà abbiamo trovato delle soluzioni, spero che si possa arrivare anche in questo caso”, dice. Altrimenti il rischio è passare da un’esperienza che si chiude con un fallimento all’altra, senza soluzione di continuità.

 

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stayzam

 

Pisapia si congeda dopo 15 minuti. Ha il volto stanco e preoccupato: “Ho appena finito di parlare di una questione che ritengo molto più importante: il caso di 2.200 lavoratori che rischiano di perdere il posto dall’oggi al domani e ora pensavo di non dover affrontare quest’altro problema”, spiega.

Intanto su Twitter compare l’hashtag che i movimenti ripropongono ogni volta che qualche amministrazione cerca di chiudere l’esperienza dello spazio autogestito: #stayZam. Alle 20 un gruppo invade i cantieri della Darsena, una delle opere legata a Expo. Non è quella la Milano che vogliono i movimenti.

 

 

 

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