Nuove moschee, vecchie polemiche

Viaggio nell’Italia del pluralismo mancato, tra luoghi di culto che esistono ed altri che vorrebbero sorgere

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/07/nuccio-franco-680×365.jpg[/author_image] [author_info]di Pasquale Nuccio Franco. Nato a Napoli, il 16 gennaio 1969, laureato in Giurisprudenza. Scrittore e giornalista freelance, attualmente svolge attività di Comunicazione ed Ufficio Stampa. Collabora con testate giornalistiche locali e nazionali, organismi di cooperazione e turismo responsabile, riviste letterarie e musicali. Specializzato in Storia e Diritto islamico, da anni si occupa delle problematiche concernenti il mondo dell’Islam e dell’area mediorientale dove è stato spesso inviato. Vincitore della sezione narrativa inedita del Premio letterario “Firenze per le culture di Pace 2010” dedicato a Tiziano Terzani con “Nevè Shalom – Wahat al Salam”, edito nel 2011 da GDS Editore. Ha inoltre pubblicato “Salam Islam, viaggio all’interno della comunità musulmana”, GDS Edizioni (maggio 2013) e “Il sogno di Safiyya”, Arkadia Editrice (settembre 2013).[/author_info] [/author]

1 agosto 2014 – Come ogni anno la celebrazione del mese sacro del Ramadan, oltre che per le implicazioni spirituali che coinvolgono circa un milione e mezzo di fedeli islamici, assurge agli onori della cronaca per il fatto di alimentare critiche e polemiche circa la libertà di culto.

In particolare queste si riferiscono alla possibilità o meno di procedere alla costruzione di nuove moschee che in Italia sono solamente nove.

Da una parte c’è chi si schiera apertamente in virtù del rispetto di un sacrosanto principio, ossia quello del pluralismo religioso a favore della realizzazione di strutture che non siano garage o scantinati; altri, invece, si ostinano con un ostracismo spesso ingiustificato facendo del “no” a nuove moschee un cavallo di battaglia, politico soprattutto, soffiando sul fuoco della presunta islamizzazione del Paese.

Che la si pensi in un modo o nell’altro, il dibattito tra forze politiche, società civile ed Associazioni islamiche è assolutamente aperto a qualsiasi tipo di sviluppo.

Al fine di meglio comprendere la situazione in essere abbiamo tracciato una panoramica di quelle che potrebbero essere le nuove moschee in Italia dopo la recente inaugurazione di quella di Colle Val D’Elsa, anch’essa oggetto di feroci polemiche per il passato e la cui realizzazione è stata dettata da semplice buon senso.

 

l

 

In ordine di importanza la situazione più delicata riguarda Milano dove la questione è all’ordine del giorno da anni ed ha interessato le ultime amministrazioni del capoluogo lombardo in un tira e molla estenuante. Tuttavia, la sensazione è che alla fine la moschea si farà ed anche con tanto di minareto.

Quanto alle zone che potrebbero risultare eleggibili, proprio in questi giorni gli uffici dell’Assessorato all’Urbanistica hanno lavorato alacremente all’identificazione di aree dove potrebbero sorgere nuovi luoghi di culto (Sinagoga compresa, ndr).
Sono otto le aree scelte, ma alla fine ne resteranno quattro o cinque.

Ma le parole dell’Assessore Majorino fanno pensare anche a possibili diversi sviluppi: “Il bando non esclude la creazione di sedi provvisorie realizzabili entro la prossima primavera. Anche in sedi già utilizzate a questo scopo ma migliorabili dal punto di vista strutturale”.

Anche se la lista è ancora top secret, da fonti attendibili trapela, che tra queste ci sarà sicuramente quella di Viale Certosa con l’esclusione a sorpresa di tutta l’area adiacente al Palasharp, dove i fedeli da alcuni anni a questa parte si radunano per la preghiera del venerdì e che ospita i fedeli durante il Ramadan.

Proprio su questa area il Caim – ossia il Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano – aveva già presentato da tempo il suo progetto ma la Giunta desidera che qualsivoglia decisione venga presa di concerto con tutte le associazioni.

Insomma situazione ancora fluida nel capoluogo lombardo ma la sensazione è che il nuovo luogo di culto per musulmani si farà e che sia solo una questione di tempo.

Analoga situazione si registra a Trieste dove la visita del 10 luglio del Mufti di Slovenia Nedzad Grabus ed il conseguente incontro sia con il Sindaco Roberto Cosolini che con il Vescovo Mons. Giampaolo Crepaldi, ha riportato l’argomento al centro dell’attenzione e del dibattito politico cittadino.

Importanti le parole del Primo cittadino che ha tenuto a sottolineare come Trieste sia sempre stata fin dagli albori sempre “favorevole e aperta alla libera espressione di ogni credo e culto religioso” assicurando il proprio sostegno “affinché ogni comunità possa avere un luogo dove poter esercitare a Trieste il proprio culto, valutando una soluzione adeguata assieme alla comunità islamica locale”.

Decisamente peggiore la situazione a Legnago dove la Lega punita dalle urne cavalca la paura e i pregiudizi gettando fumo negli occhi e creando un discutibilissimo effetto panico nella cittadinanza.

Tuttavia le parole del Sindaco Clara Scarpin non lasciano adito a dubbi : “A Legnago la moschea non si farà”.

Ciò che la Giunta ha invece concesso alla seppur consistente comunità marocchina è la possibilità di utilizzo di una palestra dietro versamento di una cauzione e pagamento di regolare affitto.

Per quanto riguarda Brescia, c’è da dire che nel mese di gennaioil Tar aveva respinto il Piano di Governo del Territorio perché non prevedeva luoghi di culto per i non cattolici. Il Comune avrebbe potuto appellarsi al Consiglio di Stato ma ha preferito soprassedere. Nonostante ciò, dall’Associazione islamica Muhammadiah fanno sapere di essere ottimisti per il futuro.

Situazione leggermente diversa si registra a Bergamo dove il “sogno” dell’Assessore all’Urbanistica Zenoni sarebbe quello di dar vita ad una “Casa delle religioni” sulla scia di quanto realizzato a Berlino, su aree dismesse e con investimenti privati. Ovviamente qualsiasi discorso in merito è prematuro ed andrebbe anticipato dalla costituzione di un gruppo di lavoro “per studiare la mappa dei culti. Quanti sono i fedeli, di quali religioni, quante volte si trovano a pregare”.

Situazioni ancor più delicate rispettivamente a Cantù, Crema e Sassuolo dove lo scontro sembra assumere davvero le sembianze di una crociata.

A Cantù Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno lanciato la propria campagna, anche attraverso un referendum popolare, e che a detta degli esponenti locali non si concluderà fino a quando il progetto che prevede la realizzazione di una moschea in via Milano non sarà definitivamente tramontato.

Attacchi continui vengono infatti mossi al Sindaco Bonaldi la cui colpa sarebbe quella di proseguire nell’intento “nonostante la netta contrarietà manifestata dalla popolazione cremasca in relazione alla costruzione di una moschea”.

E a dar man forte alla Lega ci pensa Fratelli d’Italia secondo cui in un periodo di crisi economica, di sacrifici e spending review,“la solerte attivazione della giunta comunale, per assicurare l’esercizio del diritto di culto della minoranza islamica, suoni quanto meno stridente ed a volte irritante”. 

Anche a Crema, nemmeno a dirlo, si registra la netta opposizione dei leghisti all’apertura di qualsivoglia luogo di preghiera per gli islamici anche se dalla Curia arriva un monito ben preciso ossia che la diocesi di Crema vede con favore che sia riconosciuto ai musulmani, che da anni vivono tra noi pacificamente, il diritto all’esercizio della loro attività di culto. È importante che gli uomini e le donne di buona volontà si adoperino per realizzarne le condizioni concrete”.

A Sassuolo, infine, il centro islamico sanati gli abusi edilizi e presentata la necessaria documentazione, aveva diritto a riaprire immediatamente i battenti ma l’Amministrazione, strumentalmente e per allungare i tempi, ha fatto richiesta di documentazione supplementare.

Anche qui è intervenuta la Curia direttamente nella persona del Vescovo di Reggio Emilia e Guastalla Massimo Camisasca, il quale con una lettera aperta, condivisa anche da quello di Modena monsignor Antonio Lanfranchi, ha chiesto ed invitato le istituzioni a trovare una soluzione ragionevole alla mancanza di un luogo di culto per i cittadini islamici.

Appello, questo, sostenuto anche dal gruppo di dialogo interreligioso Camminare insieme, composto da famiglie cattoliche e musulmane. 

Dunque questioni ancora aperte e situazione estremamente fluida per quello che dovrebbe essere un legittimo diritto a professare liberamente ed in appositi spazi il proprio credo (condiviso anche dalla chiesa cattolica) ma che, invece, rappresenta ancora un “problema” tutto italiano.

.

.

Sosteneteci. Come? Cliccate qui!

associati 1

.

.



Lascia un commento