Robin Williams è fra le stelle

Ork chiama Mork, alla fine. Come lo ha salutato Steven Spielberg, Robin Williams è tornato fra le stelle. Non è un coccodrillo, questo pezzo, cioè tecnicamente un articolo che ricordi la vita e le opere di un uomo famoso che è morto. Sono solo alcuni ricordi messi in fila, quindi senza l’obbligo di completezza della filmografia, corposa e bella, di Robin Williams.

di Angelo Miotto
@angelo Miotto

 

13 agosto 2014.-  Era il 1978 e Mork veniva da Ork, con il suo modo particolare di salutare, lo usavamo in molti fra gli amici: pollice nel palmo, mignolo e anulare da una parte e staccati come fosse uno zoccolo indice e medio: Nano nano!

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‘Mork e Mindy’ era un telefilm di una televisione che aveva degli orari precisi, non era trasmessa con un ‘adesso ininterrotto’ e si aspettava di vedere il telefilm della sera. Sapore fantascientifico, trovate ridicole e divertenti, con dentro una riflessione precisa come quella che può sviluppare un alieno naif che si scontra con il mondo degli umani, tradotto da una simpatica e piacevole ragazza.

Robin Williams è una faccia nota in famiglia. Avevo nove anni allora, ai tempi dell’uovo spaziale di Mork e oggi in casa spesso si sente la voce di Carlo Valli, il doppiatore di Robin Williams, che gioca fra i bimbi sperduti di Hook, un Peter Pan di mezza età e panciutello che si ricorda di colpo di com’era volare e immaginare, dimenticando gli affari e il telefonino. E fra qualche anno sarà Robin Williams a raccontare in famiglia la bellezza di una cultura senza stereotipi dove l’individualità si realizza a pieno per il gusto di seguire non le concenzioni sociali e la fama, il potere, ma la realizzazione di una passione, nel segno di una mente aperta alla cultura e disposta ad apparire quasi eccentrici rivendicando quel messaggio: L’attimo fuggente.

Un pagliaccio che cerca di alleviare le pene dei malati, un dottore che si confronta con la psiche, Mrs Doubtfire, la Leggenda del re pescatore, credo che li vedremo comunque tutti apprezzando la capacità di ridere di quegli occhi e il sorriso timido e poi aperto che Williams sapeva recitare.

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Cosa vi fosse poi dentro di lui sarà tema di speculazione di altro giornalismo, ma un accenno solo merita di essere scritto e riguarda quel sapore magico di una fiaba dove se si crede alle magie allora queste esistono. Al di là dei sogni, se non credi non potrai mai arrivare dentro di te e salvare l’amore. Quando lo vidi, intendo il film Al di là dei sogni, ero a Madrid in una sala cinematografica quasi deserta. E alla fine me ne uscii rapito per una decina di minuti dalla tecnica che allora poteva suscitare stupore (oggi sembra cosa piuttosto normale), ma soprattutto impressionato da questo viaggio nella profondità tenebrosa e malata della psiche dove il protagonista si cala rischiando di finire in un limbo di assenza di ricordi per salvare la moglie.

 

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In fondo, non avrei mai pensato di sentire una spinta interiore a scrivere quete righe per Robin Williams il giorno della sua partenza. Eppure, acceso il telefono, questa notizia mi ha colpito riportando in me sensazioni diverse legate ai film e alle serate al cinema o a quelle a casa davanti ai suoi film.

È banale, ma non per questo meno appropriato, chiudere salendo sui banchi e salutandolo, per quello che ha trasmesso nei suoi personaggi.

 

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