La caotica e ambigua gestione italiana della questione migratoria, tra l’incerto ruolo delle istituzioni e le pervasive strategie biopolitiche del capitalismo. Le osservazioni di Fulvio Vassallo Paleologo
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/foto-Simona.jpg[/author_image] [author_info]di Simona Chiapparo. Ama i piccoli animali e, soprattutto, l’arte contemporanea. Non ha artisti preferiti, ma adora tutto ciò che si occupa di spazi umani e spazi urbani. Crede che le aperture del corpo e le aperture del senso siano le medesime. Combatte per la resistenza alla bio-mutazione. [/author_info] [/author]
20 agosto 2014 – Nella notte tra il 12 e il 13 Agosto, le navi della Marina Militare impegnate nelle operazioni Mare Nostrum hanno individuato e soccorso altri 1396 migranti nello Stretto di Messina. Nella giornata precedente, sono stati 1699 ad arrivare sulla nave San Giusto al porto di Reggio Calabria.
Le agenzie di stampa divulgano con frequenza i numeri degli sbarchi, come se i migranti che giungono sulle nostre coste non avessero un corpo fatto di ossa, di carne e di sangue, come se non avessero un sesso o un nome o una storia. Soltanto numeri, come se si quantificassero gli sbarchi di merci. “Per divenire merce, il prodotto deve essere trasmesso all’altro, a cui serve come valore d’uso, mediante lo scambio” è Arjun Appadurai a citare Karl Marx per tentare un’analisi complessa delle dinamiche migratorie nell’odierno scenario biopolitico dell’Occidente.
Le operazioni di Mare Nostrum
Dopo i tragici incidenti dell’Ottobre 2013 con la morte in mare, al largo di Lampedusa, di centinaia di migranti, sembrava essere iniziato un processo legislativo finalmente innovativo in materia di migrazioni, dall’introduzione del dispositivo di soccorso denominato Mare Nostrum, all’approvazione definitiva alla Camera, lo scorso 2 Aprile, dell’emendamento della Legge n.67 del 2014 con cui si disponeva di derubricare a mero illecito amministrativo il c.d. reato di immigrazione clandestina. Sempre ad Aprile, il Ministero degli interni dichiarava che l’azione di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, avrebbe rappresentato un’area cruciale nel semestre di Presidenza europea dell’Italia.
Si arriva ad Agosto, senza un delegato agli affari esteri per l’Unione Europea, pressati da notizie sui numeri degli sbarchi che non colpiscono più di tanto l’opinione pubblica, impegnata nelle procedure di anestesia prescritta dalle istituzioni, attraverso l’obbligo di officiare al rito delle vacanze estive. Un’opinione pubblica che non si interroga sugli sviluppi, sui significati e sulle cause di quei numeri. Quale è il destino dei migranti e dei rifugiati dopo gli sbarchi? Un costo mensile di oltre nove milioni di euro per le operazioni Mare Nostrum a fronte di quale costo in termini di quella disumanità, a cui i migranti e i rifugiati sono ancora costretti a soccombere sul territorio italiano?
Nella prima settimana di agosto sono riprese le proteste delle bocche cucite al Cie di Ponte Galeria. Cosa costringe un ragazzo sopravvissuto ad esperienze di viaggio drammatico (di cui la traversata in mare sui gommoni è solo l’ultima tappa di un prolungato inferno) ad azioni così violente contro il proprio corpo?
La nuova protesta delle bocche cucite, al Cie di Ponte Galeria (Luglio/Agosto 2014)
Intanto la Camera, lo scorso 17 Luglio, ha approvato il nuovo disegno di legge riguardante la Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo: un provvedimento largamente criticato per le ambigue aperture alle imprese e alle banche. Ma anche ambiguamente carente di qualsiasi potenzialità in termini di prevenzione delle insostenibili migrazioni di massa dai paesi sottosviluppati.
L’opinione pubblica degli italiani sarà intanto prossimamente manipolata e plasmata, tra nuove tragedie e nuove paure: tra numeri di morti per annegamento nel Mediterraneo e numeri di morti per Ebola in Africa. Strumenti di una strategia di controllo che pervade di angoscia il cittadino occidentale dell’epoca dell’incertezza e non gli consente di svolgere un esercizio di lucidità di fronte alla caotica questione delle migrazioni.
Abakans di Magdalena Abakanowicz
Un esercizio di lucidità nel quale è strenuamente impegnato Fulvio Vassallo*, docente di Diritto di Asilo e Status Costituzionale dello Straniero presso l’ Università degli Studi di Palermo, nonché autore del blog tematico Diritto e Frontiere.
Quali sono le criticità e quali le prospettive del nostro attuale sistema di accoglienza ai rifugiati e ai richiedenti asilo?
Le criticità sono insite nell’aver creato sistemi paralleli, affiancando i CAS (centri di accoglienza straordinaria) ai CARA ed ai CPSA previsti da anni, con una struttura prevista da un capitolato di appalto, dal ministero dell’interno nel 2008. E si corre continuamente il rischio che il sistema degli SPRAR, che dovrebbe subentrare successivamente all’arrivo dei migranti e che dovrebbe infatti essere impiegato ai fini del progetto di integrazione nel medio periodo, venga utilizzato anche per la prima accoglienza. Ed è particolarmente critica la situazione dei minori non accompagnati, lasciati spesso allo sbando in strutture prive di personale, non è dunque un caso se oltre la metà fuggono dai centri dopo pochi giorni.
I Centri di Identificazione ed Espulsione
Molti sono i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti che di fatto sono al di fuori del sistema di accoglienza. Quali le soluzioni da mettere in campo?
Dopo esser sbarcati a Porto Empedocle, come a Pozzallo o Siracusa, dopo essere stati soccorsi dalle navi di Mare Nostrum, centinaia di migranti si disperdono nelle campagne, tra questi anche minori non accompagnati, tutti privati di una vera “prima accoglienza”, oltre che di informazioni corrette sulla possibilità concreta di accoglienza immediata e di trasferimento in altri paesi europei nei quali hanno parenti. Il Regolamento Dublino III lo permette, ma nessuno lo dice. Noi vogliamo che venga sospeso, e completamente riformulato, è il muro dell’egoismo in Europa, ma se intanto se ne applicassero le parti che garantiscono maggiormente i diritti dei potenziali richiedenti asilo, soprattutto dei minori non accompagnati, sarebbe già un progresso.
Le decisioni da prendere sarebbero chiare, ma si indugia, si è già indugiato troppo, sperando di bloccare le partenze con gli arresti degli scafisti e con gli accordi di polizia con i paesi di transito, magari finanziando la missione EUBAM Libia, o fidandosi di FRONTEX e di EUROSUR. E ci si affida al volontariato per supplire alle carenze organizzative delle istituzioni.
L’operazione militare/umanitaria Mare Nostrum non basta più. Non si può continuare con le pre – identificazioni a bordo delle navi. Non si può continuare a sbarcare 1500 persone in un solo porto. Una scelta irresponsabile che produrrà altra intermediazione sulla pelle dei profughi che chiedono mobilità. Non basta proclamare stati di emergenza.
Le operazioni di Mare Nostrum
Occorre che siano subito aperti i “corridoi umanitari” a mare, oltre che dai paesi di transito, recuperando prima possibile le persone in acque internazionali, anche utilizzando navi civili.
Anche se fossero 80.000 arrivi in un anno, questa scelta e la creazione di un vero sistema di accoglienza sarebbero l’ unico modo per dare credibilità alle richieste italiane in Europa. Per modificare Dublino ed ottenere aiuti che non siano l’invio dei soliti ispettori di polizia di Frontex per studi inconcludenti sull’analisi dei rischi”.
Non basta diffondere allarmi, come fanno da tempo gli esperti ed i burocrati di Frontex, le task force nominate dalla Commissione Europea e gli “esperti”dei servizi segreti dei paesi UE. Occorre trovare e praticare soluzioni condivise e partecipate con i cittadini e le associazioni. L’immigrazione tutta, incluso l’arrivo di potenziali richiedenti asilo, o di minori non accompagnati, che non sono comunque espellibili, non è da considerare ancora come un rischio, come un attentato alla sicurezza pubblica e privata, è un elemento strutturale del nostro tempo, piaccia o non piaccia. Basta con l’incremento periodico dei soli fondi UE per i rimpatri forzati. Rimpatri che non si possono certo praticare nei confronti delle persone che arrivano via mare in questi mesi. Occorrono risorse per offrire prima accoglienza e possibilità di trasferimento in altri paesi europei. Diamo una speranza di vita ed opportunità di mobilità e di ricongiungimento ai migranti.
* Estratto dell’intervista realizzata in occasione della Giornata del Rifugiato (“Il Viaggio”, evento promosso dal CEICC/Comune di Napoli in collaborazione con il Tavolo di Cittadinanza, 20 Giugno 2014), nell’ambito di un percorso di consultazione pubblica in materia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo (progetto “New Worlds” a cura di Centro Studi Ksenia e Geronimo Carbonò, in collaborazione con Ariete Onlus)
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