Un battello piccolo, una notte d’estate, il Danubio e uno scrittore. Tutto attorno le luci di Belgrado, le sue chiese, le sue kafane
di Christian Elia, da Belgrado
@eliachr
30 agosto 2014 – Un battello piccolo, una notte d’estate, il Danubio e uno scrittore. Tutto attorno le luci di Belgrado, le sue chiese, le sue kafane.
Il tragitto è un romantico cerchio, un’inversione sulla rotta Kalemegdan – Zemun e ritorno, che a Belgrado vuol dire passare dalle vestigia della dominazione turca della fortezza che domina la città e la confluenza tra il Danubio e la Sava, i due fiumi che innevano la capitale serba e della ex-Jugoslavia, e l’avamposto della Vojvodina ungherese, austro-ungarica.
Un filo rosso che si cuce, sotto un tetto di stelle, attorno a una città deliziosa, schiva e notturna, dove le parole dello scrittore Dusan Velikovic accompagnano croceristi della seconda edizione di Navigando lungo i sapori del Danubio serbo, progetto dell’associazione di promozione sociale del turismo responsabile Viaggiare I Balcani, in collaborazione con Slow Food.
Cinque giorni in battello sul Danubio, da Novi Sad alle Porte di ferro.
CARTOLINE DA BELGRADO, DELL’ARTISTA ALEXANDAR ZOGRAF, UNO DEGLI OSPITI DELLA CROCIERA DI VIAGGIARE I BALCANI SUL DANUBIO. GRAZIE ALL’AUTORE E A EUGENIO BERRA DI VIAGGIARE I BALCANI PER LE TAVOLE
Velikovic, scrittore e giornalista che in italiano ha pubblicato Balkan pin-up e Serbia Hard Core con l’editore Zandonai, accompagna il lieve scivolare del battello su un Danubio placido e serioso leggendo brani dei suoi scritti.
Le sue parole si diffondono nella notte di Belgrado, spazzata da un vento freddo, portando sulla nave naviganti fantasma. La morte dell’editore Feltrinelli e l’omicidio dell’ex premier serbo Zoran Djndjic nel 2003, cui Velikovic era legato da profonda amicizia, la Jugoslavia dissolta nella guerra e I bombardamenti della Nato su Belgrado.
Ricordi, personaggi, storie. Che fanno da colonna sonora alle sponde della città, che con il fiume ha un rapporto particolare. “I serbi sono, in fondo, gente di terra”, sostiene Velikovic. “Contadini e allevatori, di base. Che non hanno una memoria dell’acqua. Forse perché la Serbia è lontana dal mare, non so, ma esistono diverse barzellette e storielle sulle fobie dei serbi per l’acqua. Come tutte le storielle, hanno un fondo di verità”.
La vita attorno al fiume, però, brulica di locali e ristoranti. Quelli più chic e le kafane, che in ogni racconto di Velikovic sono protagonist assolute, tra chiacchiere di politica e di vita quotidiana, musica e sogni.
Guardare Belgrado oggi può lasciare il dubbio che lasciano molte belle città in giro per il mondo. Un certo tipo di negozi, sempre gli stessi, un certo tipo di locali, un certo tipo di progetti immobiliari delirnanti. Come la Belgrado sull’acqua, modello Dubai, che inquieta gli innamorati di questa città.
Il suo fascino, però, di notte, dal Danubio, è intatto. Un magnetismo del bello, dove l’Europa è ovunque, in ogni pietra, in ogni palazzo e in ogni storia, anche se ancora non ci è arrivata in forma di burocrazia e di Unione Europea. Dove il bello è testimone d’accusa della barbarie dei bombardamenti e degli anni neri della guerra e della dissoluzione della ex-Jugoslavia.
Buona notte Belgrado, città della “repubblica delle città del mondo, che si somigliano più tra loro che al Paese cui appartengono”, come dice Velikcovic, stretta nell’abbraccio dei suoi fiumi e della sua storia, mentre uno scrittore parla di sè, parlando di tutti noi, in una notte d’estate.