Voci da Maidan/2

Hanno perso l’innocenza, hanno conosciuto la rivoluzione. I giovani di Kiev e i loro sogni della nuova Ucraina

di Giorgia Orlandi 

31 agosto 2014 – Splende il sole oggi a Kiev e per un attimo ci dimentichiamo che a pochi chilometri da noi, ad est della capitale, si continua a combattere. Dobbiamo tornare al Maidan, la piazza degi scontri, dove ci aspettano Yaroslava, Alina e Alesia. Le abbiamo conosciute grazie ad alcuni amici in comune. Tre giovani donne, tutte e tre diverse. Per la prima volta ci confrontiamo con qualcuno che non sta dalla parte di chi ha combattuto in piazza contro l’uscente governo Yanukovich.

Alesia, venticinque anni, é nata e cresciuta in Crimea e da qualche anno ha deciso di vivere a Kiev. Ha già ricevuto il passaporto russo a pochi giorni dall’annessione del suo Paese natale all’ex Urss, che lei ci ha descritto “inevitabile”. “A Kiev”, ci dice, “manca un esercito forte in grado di difendere le frontiere”. La Crimea, dal suo punto di vista non é nè Ucraina nè Russia e nonostante la vicinanza culturale a quest’ultima, rimane qualcosa di diverso. Troppo tardi ormai per tornare indietro, perché un referendum popolare, da molti descritto “illegale”, ha sancito di fatto l’appartenenza alla Russia. La vita di Alesia é ormai a Kiev e visto che ci troviamo a pochi metri dal Maidan, le chiedo cosa ne pensa delle manifestazioni che si sono tenute qui, che hanno costato la vita a molte persone.

“Sono contro il Maidan”, spiega, “per due motivi, uno il fatto che le due economie, quella russa e quella ucraina, sono troppo interdipendenti, non possiamo pensare di interrompere le strette relazioni tra questi due Paesi dall’oggi al domani. Secondo, la rimozione di Yanukovich é avvenuta in modo illegale, é stata violata la costituzione ucraina, é mancato il cosidetto impeachment“.

Yaroslava - Foto di Gabriella De Martino (www.gabriellademartino.com)

Yaroslava – Foto di Gabriella De Martino (www.gabriellademartino.com)

Yaroslava, addetta stampa di un deputato ucraino, ce l’ha su invece con il governo, incapace, secondo lei, di gestire la crisi al meglio. Con lei riflettiamo sul ruolo dei media e di quanto sia cruciale nel raccontare gli eventi, non solo all’interno, ma anche all’esterno del Paese. “Il pericolo maggiore”, spiega Yaroslava, “é quello delle tv locali, alle quali, sopratutto ad est, la gente fa affidamento per capire cosa sta succedendo. I canali russi tendono a rafforzare certe idee per diffondere la paura. Come nel caso dei molti banditi pagati da Putin per portare avanti la sua campagna ideologica”. La giovane ci racconta che in questo momento in tutto il Paese è stata sospesa la diffusione dei canali russi. Situazione che, come sappiamo, non é nuova in Ucraina, dove anche adesso, a distanza di mesi, vige lo stesso divieto per paura della propaganda. Del resto il cosidetto freedom of speech é un tema molto dibattuto qui come in Russia.

Le chiedo allora quali potrebbero essere le conseguenze che una presa di potere del Cremlino potrebbe causare nel mondo dell’informazione.”In questo modo non avremmo libertà di parola o di stampa. I giornalisti si troverebbero a scrivere sotto la direzione del governo russo”, ci dice Yaroslava. Ne sa qualcosa la giovane Alina, nata e vissuta in Russia fino al 2004, anno in cui é venuta a vivere a Kiev. “Dove sono nata non ci si può neanche incontrare per strada, organizzare manfestazioni, il rischio che una situazione simile si ripeta in Ucraina, dove per fortuna ancora esiste la libertà di stampa, è molto alto”.

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