Il racconto di un viaggio in Tunisia fatto interamente in autostop col gruppo “Carovana in viaggio”
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/08/IMG_4409.jpg[/author_image] [author_info]di Samuel Bregolin, @Samuelbregolin. Diplomato come perito agrario, ha seguito letteratura contemporanea a Bologna. Si occupa di agricoltura biologica, reportage, poesia, giornalismo e viaggio. Ha viaggiato in Francia, Italia, Inghilterra, Spagna, Ex-Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Turchia, Tunisia e Marocco. Ama raccogliere e raccontare storie dal basso e dalla strada. Ha collaborato con Il Reporter, Colonnarotta, Lindro e Turisti non a Caso. Collabora con Viaggiare i Balcani, OggiViaggi, Il circolo del Manifesto di Bologna, Articolo3, Il Reportage, Qcode Mag. [/author_info] [/author]
4 settembre 2014 – Il diario di viaggio “Tunisia, esperienze di carovana in viaggio” recentemente edito da Edda Edizioni è un insieme di frammenti, di visioni e di letture. Parlano di un viaggio fatto nell’estate 2008 in Tunisia, attraversando il Paese in autostop. È la prima pubblicazione del gruppo Carovana in Viaggio che da più di dodici anni si muove in autostop. Ogni estate Carovana in Viaggio parte per una nuova avventura, a oggi il gruppo ha attraversato a passaggi Marocco, Paesi baschi, Portogallo, Francia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Albania, Bulgaria, Romania, Grecia, Turchia, Tunisia e Italia.
Il manifesto di Carovana in Viaggio, scritto dall’antropologo siciliano Nicola de Gregorio sembra spiegare perfettamente le dinamiche di questi viaggi così anomali e avventurosi.
Cos’è la “Carovana in viaggio”?
«La “Carovana” è un viaggio collettivo in autostop a partecipazione libera. È un’esperienza fatta di strada e di persone, di incontri e di luoghi poco battuti, di avventure e di cieli stellati. Ogni anno, tramite una discussione nel forum del sito (www.carovanainviaggio.it) viene stabilita una meta, e una volta immaginati i possibili percorsi, vengono fissati data e luogo del raduno. Ad incontro avvenuto, partendo da un’idea condivisa di itinerario, andiamo avanti in autostop (o a piedi), decidendo di giorno in giorno una tappa da percorrere».
E come fate a viaggiare in tanti?
«Paese che vai, uso che trovi. Nelle autostrade o nelle grosse vie di collegamento la tappa viene generalmente percorsa divisi in gruppetti di poche persone costituitisi prima o al momento stesso della partenza. Questi gruppi di giorno in giorno variano, tanto che alla fine del viaggio ci si accorge di aver viaggiato con tutti i partecipanti (o quasi). Nelle zone rurali o poco abitate, poi, la Carovana riesce a trovare la sua dimensione ideale viaggiando in gruppo nei cassoni scoperti dei camion (in the casson) o dei trattori, nelle furgonete, sui pick-up, sui patpat e occasionalmente dentro autobus o treni locali».
Chi vi carica?
«Si tratta quasi sempre di persone che non hanno paura dell’incontro con l’altro o che scelgono di rompere il muro della diffidenza. Spesso a caricarci sono anche ex autostoppisti nostalgici, curiosi o gente in cerca di compagnia. Il passaggio nelle cabine dei camion oggi è solo un luogo comune e, fatta eccezione per i camionisti turchi, avviene molto di rado».
[new_royalslider id=”165″]
Ogni giorno c’è un percorso obbligatorio da seguire?
«No. L’unica cosa certa è un appuntamento serale nella tappa prevista che, quasi sempre, coincide con un piccolo centro sconosciuto al turismo di massa. Ogni gruppo di carovanieri decide liberamente il tragitto da percorrere per arrivare a destinazione, quando e dove fermarsi, come vivere la propria giornata di viaggio. Affidarsi alla casualità degli incontri, perdendo la percezione del tempo e vivendo una dimensione nuova in cui tutto scorre è l’anima più intima del viaggio in autostop. Non lasciatevi prendere dall’ansia di arrivare, potreste perdervi la parte più bella del viaggio!»
Quindi capita anche di non arrivare…
«A volte sì, specie quando la tappa prevista è troppo lunga o la strada poco battuta. Non si tratta comunque di un problema: non si è mai da soli e al contrario l’esperienza del non arrivare sarà un’avventura indimenticabile. Solitamente chi rimane indietro raggiunge il gruppo alla tappa successiva»
E dove dormite?
»Sotto le stelle, en plein air, in compagnia del sacco a pelo. Quando piove o c’è freddo cerchiamo invece un riparo. Spesso, inoltre, nelle piccole comunità dove ci fermiamo, capita di essere accolti e ricevere ospitalità»
Ma come vi lavate?
«Con l’acqua (e il sapone). Il nostro viaggio si fonda sull’essenzialità, pertanto ci si può fare una doccia ovunque: in una fontana, in un autogrill, servendosi di un tubo, tuffandosi in un fiume, sotto una cascata»
E per mangiare?
»Nei posti in cui porta la strada. Quando rimaniamo tra di noi o ci offrono uno spazio per cucinare viene fatta una spesa collettiva privilegiando in particolar modo i prodotti locali. Durante le prime Carovane nei luoghi autogestiti in cui ci offrivano da mangiare ricambiavamo lavorando»
Cosa serve portarsi?
»Lo zaino è come la propria casa, ognuno mette dentro ciò che vuole. Solo poche cose risultano indispensabili: un sacco a pelo, un documento e qualche soldo. Utili possono rivelarsi anche altri oggetti come una carta stradale, una torcia, un coltello, un piatto e le posate»
Aspettando il ritorno dei carovanieri (attualmente in giro in autostop tra Puglia e Basilicata) con il loro nuovo carico di racconti e annedoti. Il diario “Tunisia: esperienze di carovana in viaggio” edito da Edda Edizioni (www.eddaedizioni.it) restituisce l’esperienza personale di uno dei carovanieri che parteciparono al viaggio in Tunisia, in un Paese contadino in cui gli scontri sociali avrebbero presto infiammato le strade fino alla caduta del regime di Zine el-Abidine Ben Alì. Buona lettura.
.
Sosteneteci. Come? Cliccate qui!