Ambientalisti contro lo Sblocca Italia

Mobilitazione contro le norme contenute nel decreto che permette di fatto le trivellazioni senza il consenso dei territori e dei cittadini interessati

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/149443_1453084330719_6152780_n.jpg[/author_image] [author_info]di Alessio Di Florio, da Chieti. Attivista di varie associazioni e movimenti pacifisti e ambientalisti abruzzesi e responsabile locale dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink – Telematica per la Pace. Collaboratore delle riviste Casablanca – Storie dalle Città di frontiera, de I Siciliani Giovani, di Libera Informazione, Popoff Quotidiano e di altri siti web che si occupano di pacifismo, denunce ambientali(tra cui speculazione edilizia, gestione rifiuti, tutela delle coste, rischio industriale e direttive SEVESO), diritti civili, lotta alle mafie e altre tematiche[/author_info] [/author]

17 settembre 2014 – La mobilitazione ambientalista non ha un attimo di tregua nel BelPaese. In un precedente articolo l’attenzione è stata rivolta alla sezione ambientale del Decreto Competitività, significativamente ribattezzata “Inquinatore Protetto” da chi la contestava.

Alla fine “Inquinatore Protetto” è diventato legge dello Stato ma senza una delle parti più contestate: l’equiparazione delle aree militari a zone industriali. Ma l’estate non è ancora finita e una nuova mobilitazione già è iniziata: quella contro le norme in materia ambientale e sui beni comuni contenute nel decreto “Sblocca Italia”, protagonista di vari annunci nelle scorse settimane ma che ha ufficialmente visto la luce solo nei giorni scorsi.

La sezione abruzzese del Coordinamento Nazionale No Triv ha ribattezzato il decreto “Sblocca Idrocarburi” definendolo “la traduzione in legge dello Stato del manifesto programmatico scritto vent’anni fa da Assomineraria e dai gruppi economico-finanziari che spingono sul ritorno alle energie fossili” composta da quella che identifica come una “galleria degli orrori” ovvero “titolo concessorio unico di durata indeterminata ed indeterminabile; coinvolgimento di facciata delle Regioni nel procedimento di rilascio dei titoli attraverso lo strumento dell’Intesa, che la Riforma del Titolo V provvederà a svuotare di contenuto; apertura delle acque del Golfo di Napoli, del Golfo di Salerno e delle Isole Egadi alle attività petrolifere; autorizzazione di non meglio specificati “progetti sperimentali” di estrazione di idrocarburi per la durata di 10 anni; possibilità di autorizzare anche la reiniezione delle acque di strato o della frazione gassosa estratta in giacimento allo scopo di migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi, ed altre amenità”.

 

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Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica ha attaccato lo “Sblocca Italia” in quanto riconoscerà alle attività di “prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale” “carattere strategico” accentrando a livello nazionale gli iter autorizzatori a partire dalle procedure di Valutazione d’Impatto Ambientale. L’Associazione Antimafie Rita Atria, l’Associazione Culturale Peppino Impastato e PeaceLink Abruzzo ha aggiunto che “non è accettabile e non si può cancellare il futuro dell’Abruzzo e l’espressione chiara e netta della cittadinanza” ricordando che contro Ombrina Mare e la deriva petrolifera “l’anno scorso 40.000 persone scesero in piazza a Pescara nella più grande manifestazione della storia” dell’Abruzzo”.

Alcuni giorni fa 7 capodogli si sono spiaggiati sulla costa di Punta Penna a Vasto (Abruzzo). Intervenuto durante le operazioni di soccorso e intervistato da televisioni e quotidiani il professor Vincenzo Olivieri, Presidente del Centro Studi Cetacei Onlus di Pescara, ha affermato che“il disorientamento che porta i cetacei a spiaggiarsi solitamente è dovuto a diversi fattori tra cui sicuramente l’uso in zona di sonar militari e le ricerche petrolifere” aggiungendo in un’intervista che non crede sia possibile per i 7 capodogli arenati a Vasto la prima ipotesi, riportano l’Associazione Antimafie Rita Atria, l’Associazione Culturale Peppino Impastato e PeaceLink Abruzzo, allegando nel comunicato successivo allo spiaggiamento 3 link ad altrettanti documenti in materia. Secondo le associazioni ambientaliste il riconoscimento del “carattere strategico” che delineerebbe procedure “chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”, porterà a vie agevolate e preferenziali per progetti come Ombrina Mare 2, Elsa e l’ampliamento di “Rospo Mare” proprio al largo delle coste vastesi, i progetti petroliferi per cui si sta completando l’iter autorizzativo in questi mesi.

Lo “Sblocca Italia” così come questi i progetti di Ombrina Mare 2 ed Elsa, concludono l’AssociazioneAntimafie Rita Atria, l’Associazione Culturale Peppino Impastato e PeaceLink Abruzzo, dovrebbero essere fermati mentre per l’ampliamento di “Rospo Mare” (che ha già ricevuto parere positivo dalla Commissione VIA nazionale) il ricorso al TAR (definita “la prima azione di contrasto” possibile) non dovrebbe vedere “protagonista solo il Comune di Vasto” (per il quale si è già impegnato).

Marco Bersani (Attac Italia) ha attaccato quello che ha definito la “diretta consegna agli interessi dei grandi capitali finanziari” dei beni comuni in quanto, entro un anno dall’entrata in vigore della legge, sarà obbligatorio collocare in Borsa o direttamente il 60%, oppure una quota ridotta, a patto che privatizzino la parte eccedente fino alla cessione del 49,9%”. Stesso tenore da parte del Progetto Rebeldia di Pisa che denuncia la crisi del “ruolo del pubblico e dello Stato” che “si sta comprimendo drasticamente a favore della rendita e della proprietà privata diventando il suo vero e proprio Cane da guardia” in quanto “gli unici interventi seri da parte dello Stato – declinati con una precisa chirurgia repressiva – sono quelli fatti per la tutela della sacralità della proprietà” mentre, oltre alla collocazione in Borsa dei beni comuni il decreto “Sblocca Italia” prevede, tra gli altri provvedimenti, “la svendita degli immobili demaniali inutilizzati esclusivamente a soggetti privati” con l’Agenzia del Demanio che “da soggetto che governa il patrimonio comune di tutti i cittadini” verrà trasformato dal decreto in “istituzione preposta alla svendita di immobili ai privati”.

Sullo stesso tema è intervenuto il portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli per il quale “con lo Sblocca Italia via libera alla cementificazione del demanio” in quanto prevede “la concessione o il diritto di superficie per beni pubblici, anche demaniali non utilizzati, per la realizzazione e lo sviluppo di progetti urbanistici e edilizi” anche in aree “mai state oggetto di concessione da parte dello Stato” e “fuori dai piani regolatori”.

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