Orientarsi in un mondo arabo che cambia
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/FacebookHomescreenImage.jpg[/author_image] [author_info]di Susanna Allegra Azzaro. Amo definirmi “cittadina del Mediterraneo”. Le mie origini si perdono tra Sardegna, Genova, Sicilia e Nord Africa, ma è a Roma che sono (casualmente) nata. Lavorare nella cooperazione internazionale mi ha dato la possibilità di vivere un po’ in giro nel mondo; la curiosità, invece, mi ha spinta a cercare di imparare il più possibile dalle culture con cui sono venuta a contatto. Tra il 2008 e il 2009 il lavoro mi porta in Medio Oriente e da allora esso continua ad essere una presenza costante nella mia vita. Recentemente vi sono tornata per approfondire i miei studi della lingua araba colloquiale “levantina”.[/author_info] [/author]
25 settembre 2014 – Non è facile ricominciare dopo un silenzio, non casuale, di quasi tre mesi. Inutile spiegare che mille volte ho cercato di buttare giù qualcosa, di trovare la giusta concatenazione di parole e ogni volta ho semplicemente fallito.
Intento di questo blog era parlare della mia umile esperienza in un mondo che oggi faccio fatica a riconoscere.
Nel giro di pochi anni tutto, o quasi, è cambiato. La “mia” Siria era un paese sicuro e ospitale, lì e in Iraq ancora non si era materializzato un esercito di estremisti taglia teste e Gaza non era ridotta al cumulo di macerie che è oggi.
Non avrei potuto aggiungere nulla a immagini che valevano più di mille parole o a numeri che cercavano di quantificare un disastro.
Semplicemente la vita, improvvisamente, non è stata più la stessa. Un giorno ero lì che discorrevo allegramente via chat con un giornalista con base a Tel Aviv; neanche 48 ore dopo lui era lì, nel bel mezzo della tempesta, testimone dell’inimmaginabile.
Gli ho chiesto se ha voglia di parlarne, mi ha risposto che non può.
Eccome, nonostante tutto, la vita si aggrappa con ostinazione a tutti i fragili appigli che incontra sul suo cammino.
A Damasco c’è chi stamattina è andato a lavorare come ogni santo giorno, a Gaza bambini di ogni età hanno ripreso ad andare a scuola.
Proprio loro, che sono state le principali vittime di questo ennesimo conflitto, con i loro grembiulini blu e lo sguardo un po’ spaesato sembrano dire “Ricominciamo”.
E lì trovo la motivazione per continuare anch’io, nel mio piccolo, a parlare di un mondo che continua a essere oggi più che mai frainteso e guardato con sospetto.
Appunto, ricominciamo.
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