Idee editoriali semplici ed efficaci nell’utilizzo della fotografia: In Sight, The Lively Morgue, Outtakes
[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]di Leonardo Brogioni, @leobrogioni. Fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]
26 settembre 2014 – Il Washington Post ha da pochi giorni lanciato il suo blog In Sight dedicato al fotogiornalismo e alla narrazione per immagini.
Nulla di nuovo verrebbe da dire, dato che già il Los Angeles Times con Framework, Time con Lightbox e soprattutto i soliti secchioni del New York Times con Lens hanno piattaforme simili e consolidate, nella quantità e nella qualità dei contenuti.
Qualcuno ha scritto che In Sight pare la copia di Lens: stesso sfondo nero, stesso testo bianco, stessa struttura. Può darsi, ma quello che sempre mi colpisce nell’editoria statunitense è questo radicato, costante, attento e seguito utilizzo della fotografia giornalistica; realizzato con mezzi semplici e idee che paiono l’uovo di colombo.
Questi blog ne sono la dimostrazione: vi si pubblicano interi reportage che non troverebbero lo spazio adeguato sul cartaceo, interviste agli autori, riflessioni sul fotogiornalismo, prodotti multimediali; il tutto con chicche derivanti dai contributi di fotografi di staff, di collaboratori free lance esterni o di materiale proveniente dall’archivio del giornale.
Sono ormai diventati un punto di riferimento sia per i lettori che per gli operatori del settore.
Ma non finisce qui, ulteriore dimostrazione dell’attenzione verso la fotografia e del pieno sfruttamento delle sue potenzialità sono due iniziative – o meglio – due idee, semplici ed efficaci, che utilizzano il patrimonio fotografico conservato e incrementato giorno per giorno da ogni quotidiano.
La prima è il noto “obitorio vivente” del New York Times, The Lively Morgue, il modo per sfruttare al meglio l’immenso archivio fotografico del giornale: dai 5 ai 6 milioni di stampe e provini a contatto, 300.000 sacchi di negativi, 13.500 dvd. La redazione fotografica ha deciso infatti di aprire su Tumblr uno spazio web per mostrare immagini storiche e preziose ottenute dalla digitalizzazione delle stampe originali. “Se ogni settimana dovessimo postare 10 foto del nostro archivio, non avremmo finito prima del 3935” si legge nella presentazione del sito. La piattaforma non valorizza solo le immagini: basta un click sulla thumb pubblicata a fianco di ciascuna di esse per vedere anche il retro di ogni stampa, con tanto di numero di archivio, timbro dell’agenzia, didascalia originale, didascalia pubblicata, note sul pagamento, numeri di codice e appunti vari. La cura con cui sono state conservate e con cui sono oggi rese pubbliche quelle fotografie sono un emozionante tuffo nel passato, compreso quello del fotogiornalismo analogico. Divertente, interessante, non pedante, non elitario, alla portata di tutti.
La seconda iniziativa se l’è inventata il Los Angeles Times insieme al suo fotografo di staff Luis Sinco. I suoi Outtakes, che non oso tradurre con “scarti” ma definirei “immagini che non sono state utilizzate” – vengono periodicamente pubblicati sul già citato Framework, preceduti da questa breve ma esauriente spiegazione:
Un fotografo può realizzare dozzine di scatti per un servizio commissionato, e di solito pochi di essi vengono selezionati per essere utilizzati sul giornale cartaceo e su quello online. Quelli che per il fotografo sono dettagli e momenti significativi spesso non vengono scelti. Outtakes presenta una selezione di queste immagini. Commenti e discussioni sono i benvenuti.
A photographer may take dozens of shots for an assignment, and they’re usually edited down to just a few images for use in the newspaper and online. Details and moments significant to the photographer often don’t make the cut. Outtakes presents a selection of those images. We welcome comments and discussion.
Della fotografia non si butta via niente.
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