In cerca di giustizia

Alla Corte Penale dell’Aja si sta svolgendo il processo a Charles Blè Goudè, il generale di strada, accusato di crimini contro l’umanità, omicidio, stupro, persecuzione e altri atti disumani commessi durante la crisi elettorale in Costa d’Avorio del 2010-2011, conclusa con 3000 vittime

[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. @RAFFAELEMASTO. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]

1 ottobre 2014 – Quasi sotto silenzio all’Aja si stanno svolgendo alcune sedute della Corte Penale che hanno una importanza profonda per la Costa D’Avorio, per tutta l’Africa Occidentale e per il principio stesso di giustizia internazionale.

La Corte Penale deve, infatti, decidere se confermare i capi di accusa a carico di Charles Blè Goudè, ex leader dei Giovani Patrioti fedeli sostenitori dell’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo.

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Charles Blè Goudè

La decisione della corte è importante e per comprenderlo basta riferire chi è Blè Goudè e di cosa si è macchiato. Quella ivoriana è stata una guerra sporca nella quale, più che il presidente Gbagbo, era tutto il suo entourage a giocare nel torbido.
Gbagbo era influenzato pesantemente dalla moglie Simone, da un misterioso “pastore” evangelico che lo ha sempre spinto alla guerra, e da un giovane spregiudicato come Blè Goudè, appunto. Chi era questo personaggio e perché il fatto che sia stato messo sotto processo è importante?

42 anni, arrestato in Ghana nel gennaio 2013, dopo una latitanza di un anno e mezzo, Blè Goudè è stato estradato in Costa d’Avorio e trasferito alla Cpi lo scorso marzo. Sul suo capo pendono quattro pesanti accuse: crimini contro l’umanità, omicidio, stupro, persecuzione e altri atti disumani commessi durante la crisi elettorale del 2010-2011, conclusa con 3000 vittime.

Blè Goudè era l’esecutore sul terreno e tra la gente delle direttive che arrivavano dal presidente Gbagbo e dal suo entourage. Non a caso questo personaggio si faceva chiamare “il generale della strada”. Le direttive erano quasi sempre radicali e spietate. Impedire agli oppositori del regime di manifestarsi e individuare, anche attraverso soffiate o addirittura interrogatori sotto tortura, contestatori e personaggi potenzialmente pericolosi.
Blè Goudè, sulla strada, aveva poteri quasi assoluti: dava istruzioni, reclutava giovani, li armava, li addestrava e, i più “meritevoli” li inseriva nella catena di comando delle sue forze. Il presidente Gbabò lo aveva fatto ministro della gioventù e, pare, gli aveva elargito quantità consistenti di denaro.
Il fatto che la Corte Internazionale si occupi di un personaggio così è importante. Di solito a finire sotto accusa sono presidente, ministri, generali, leader guerriglieri. Il loro entourage quasi sempre non viene toccato e così personaggi come Blè Goudè escono indenni, impuniti.

Invece è importante, direi quasi determinante, il fatto che anche chi compie crimini all’ombra di un presidente sappia che la giustizia internazionale non dimenticherà. È una questione di giustizia, certo. Ma anche un potenziale elemento di dissuasione per tutti coloro che compiono crimini di guerra e, nonostante il loro ruolo secondario, spesso sono più colpevoli dei personaggi in vista che finiscono sotto processo.

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