Accampamento di richiedenti asilo lungo il fiume Isonzo. Allestita una tendopoli provvisoria a Gorizia, ma l’emergenza è destinata a continuare
di Cora Ranci
@coraranci
2 ottobre 2014 – Bejza Kudic ha 20 anni. Quando è arrivata in Italia aveva solo pochi mesi. La madre l’ha data alla luce in Croazia, durante il viaggio che nel 1994 l’ha portata a scappare dalla Bosnia martoriata dalla guerra. Sei mesi passati in un campo profughi in provincia di Belluno, poi un lavoro, una casa, una vita costruita qui, nel nostro Paese. Bejza oggi studia all’università di Udine, ma non dimentica cos’hanno passato i suoi genitori. È anche grazie a lei che due settimane fa la provincia di Gorizia ha fronteggiato l’emergenza rifugiati che interessa questa città di confine.
«Poco più di un mese fa, sono venuta a sapere tramite Facebook di un gruppo di ragazzi afgani accampati sulle rive del fiume. Con alcuni amici, sono andata a portare del cibo e a vedere coi miei occhi di cosa si trattava».
Nel mese di agosto, circa un centinaio di ragazzi e uomini, quasi tutti afgani salvo 4-5 pachistani, si sono insediati lungo il fiume Isonzo. La maggior parte è arrivata in Italia da est, dopo un viaggio che può durare dai 5 agli 8 mesi, a piedi o attaccati sotto ai camion. Con loro vi erano anche tre minori.
«Dopo aver visto le condizioni in cui vivevano queste persone abbiamo deciso di provare a smuovere la situazione. E così, finalmente, circa due settimane fa la provincia di Gorizia ha deciso di fare allestire una tendopoli».
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Le tende, in principio, erano 16. Ora, circa 50 persone hanno fortunatamente trovato sistemazione presso il centro di accoglienza per richiedenti asilo o presso strutture allestite dalla Caritas. Rimangono sette tende, 40 persone sono ancora in attesa di una sistemazione migliore.
«Adesso che arriva il freddo la situazione diventa problematica. La tende non sono riscaldate né illuminate, e manca l’acqua calda per lavarsi».
Un’emergenza che è destinata a continuare: «Negli ultimi giorni è arrivata la notizia di altre 25-30 persone accampate alla “Jungle” – così la chiamano – lungo il fiume. La tendopoli non può accoglierle, perché non può diventare questa la soluzione al problema».
A Gorizia si trova una delle sette Commissioni territoriali per il riconoscimento dello ‘status di rifugiato’ presenti su tutto il territorio italiano. Per questo i richiedenti asilo arrivano qui e, una volta fatta domanda di asilo, restano in attesa di sapere come andrà a finire. Nel frattempo, però, non hanno un posto dove stare.
A Gorizia, intanto, qualcuno storce il naso per la presenza della tendopoli in città e per la sua vicinanza con una scuola. «Le ostilità si manifestano soprattutto sui social network – commenta Bejza – perché alla manifestazione di protesta indetta da Forza Italia qualche giorno fa erano davvero quattro gatti». Molte, invece, le persone che si presentano al ‘campo San Francesco’, come viene chiamato, per portare vestiti, cibo, o anche solo per sapere come possono rendersi utili.
Non è ancora chiaro quale sarà il destino di queste persone. Il CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Gradisca ha potuto al momento accogliere solamente dieci persone. Tutti i centri di accoglienza della zona sono pieni e i tempi di attesa si prospettano assai lunghi.
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