Ha diretto l’opera di Wagner in Israele. Ha composto un’orchestra in cui israeliani e palestinesi suonano fianco a fianco. Questa è la musica secondo Daniel Barenboim
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/FacebookHomescreenImage.jpg[/author_image] [author_info]di Susanna Allegra Azzaro. Amo definirmi “cittadina del Mediterraneo”. Le mie origini si perdono tra Sardegna, Genova, Sicilia e Nord Africa, ma è a Roma che sono (casualmente) nata. Lavorare nella cooperazione internazionale mi ha dato la possibilità di vivere un po’ in giro nel mondo; la curiosità, invece, mi ha spinta a cercare di imparare il più possibile dalle culture con cui sono venuta a contatto. Tra il 2008 e il 2009 il lavoro mi porta in Medio Oriente e da allora esso continua ad essere una presenza costante nella mia vita. Recentemente vi sono tornata per approfondire i miei studi della lingua araba colloquiale “levantina”.[/author_info] [/author]
8 ottobre 2014 – È un caldo weekend del luglio 2001 e circa tremila persone assistono al concerto dell’orchestra Staatsoper di Berlino che, diretta dalla bacchetta di Daniel Barenboim, esegue alcuni brani di Stravinskij e Schumann.
Il concerto finisce e un pubblico soddisfatto incita l’orchestra a concedere un bis. Barenboim allora chiede l’attenzione degli spettatori e cordialmente invita a lasciare il teatro coloro che si possano sentire offesi dalla sua personale decisione di suonare Richard Wagner.
Dal pubblico si sollevano insulti e improperi, il direttore d’orchestra risponde civilmente alle critiche, la discussione va avanti per una buona mezz’ora, ma alla fine solo un esiguo numero di spettatori abbandona il teatro. Barenboim entra a far parte della storia.
L’ultima volta era stato Toscanini nel 1938 a far suonare le note di Wagner in territorio israeliano, dopodiché il compositore tedesco, nato ben cinquant’anni prima dell’ascesa di Hitler al potere, fu bandito da tutte le rappresentazioni ufficiali.
Nota era l’ammirazione del Führer per le opere di Wagner, così come tristemente noti sono i commenti antisemiti del compositore il quale, però, ebbe non pochi ebrei tra i suoi più fidati collaboratori, direttori d’orchestra e musicisti.
Alcuni spettatori fanno presente a Barenboim che le note di Wagner venivano suonate nei campi di concentramento mentre migliaia di bambini ebrei venivano mandati a morire nella camere a gas, ma la stragrande maggioranza del pubblico lo incita ad andare avanti e questi, visibilmente commosso, non li delude.
L’orchestra esegue l’ouverture di Tristano e Isotta, l’opera rivoluzionaria che cambiò per sempre il mondo della musica; anche Barenboim compie la sua piccola rivoluzione personale.
Nei giorni successivi si scatena il putiferio. Persino l’allora premier Sharon critica aspramente la scelta di Barenboim il quale, pur essendo ebreo, porta avanti la sua battaglia in difesa del compositore tedesco, invitando a distinguere le idee politiche dell’uomo dalla sua genialità musicale.
Se molti israeliani lo considerano un traditore, per molti altri, ebrei e non, Barenboim è invece un idolo, un combattente che attraverso la musica ha fatto molto di più per la pace in Medio Oriente di orde di politici inutili.
Nel 1999, grazie alla sua collaborazione con il filosofo Edward Said, nasce la nota West-Eastern Divan Orchestra, la prima orchestra della storia composta da musicisti israeliani e arabi, non più nemici su un campo di battaglia ma collaboratori e creatori di un esperimento di convivenza pacifica.
L’orchestra, oggi con sede a Siviglia, suona per la prima volta nei Territori Occupati, a Ramallah, nel 2005 e riesce a portare avanti la sua missione anche in momenti di crisi in cui le due parti si combattono pesantemente a Gaza o in Libano.
È grazie al suo impegno per una risoluzione pacifica del conflitto araboisraeliano che Daniel Barenboim diventa il primo individuo nella storia ad essere in possesso sia del passaporto israeliano che di quello palestinese; quest’ultimo infatti gli viene conferito nel 2008 dalle autorità palestinesi per il suo impegno “nella creazione di un dialogo pacifico tra giovani israeliani e arabi”.
Nato nel 1942 a Buenos Aires da genitori russi di origine ebraiche, si trasferisce con tutta la famiglia a Tel Aviv nel 1952; in Europa porterà avanti i suoi studi di pianoforte, ma è come direttore d’orchestra che otterrà la grande fama internazionale.
Dal suo debutto con la bacchetta nel 1967 dirigerà in tutti i più importanti teatri del mondo, entrando di diritto nell’olimpo dei direttori d’orchestra più quotati di sempre.
Ma a differenza di molti suoi colleghi conosciuti si per le loro doti artistiche, ma anche per quel modo di fare piuttosto snob non raro nel mondo dell’opera, Daniel Barenboim si distingue per il suo impegno civile e la grande umanità.
L’orchestra non è solo uno strumento per condividere una passione comune, quella per la musica, ma anche per dare “all’altro” la possibilità di farsi conoscere e uscire dal pericoloso tunnel dell’ignoranza.
Molti giovani israeliani dell’orchestra rimasero senza parole quando videro un musicista egiziano suonare magistralmente l’oboe dal momento che, nell’immaginario collettivo, gli arabi non sono altro che un popolo grezzo ed ignorante, privi di qualsiasi velleità artistica.
Tramite l’orchestra invece molti palestinesi hanno avuto modo di relazionarsi per la prima volta con israeliani che non indossassero una divisa, la musica ha dato loro modo di scavalcare muri e frontiere.
A Barenboim tutto il merito di questo piccolo grande miracolo mediorientale; forse non sarà la musica a portare la pace in Palestina ma optare per il dialogo, anziché le armi, è già di per sé un gran passo in avanti.
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