Terra di Transito

Un docufilm di Paolo Martino sui percorsi dei rifugiati di di Afghanistan, Iraq e Siria in Italia, Paese da cui devono passare ma dove non intendono restare

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/08/Clara-Capelli-NFC-Tunis-2013-Picture.jpg[/author_image] [author_info]di Clara Capelli, @clariscap. Dottoranda in economia dello sviluppo con la passione per la lingua araba, si occupa di mercato del lavoro in Nord Africa e Medio Oriente. Ha lavorato in Cisgiordania, Libano e Tunisia, ma non ha ancora capito quale Paese le piaccia di più. [/author_info] [/author]

12 ottobre 2014 – “Nessuno vuole rimanere qui”. Così inizia Terra di Transito, docufilm che segue i percorsi dei rifugiati di Afghanistan, Iraq e Siria in Italia, Paese da cui devono passare ma dove non intendono restare.
La fuga dalla violenza della guerra non si conclude infatti con l’arrivo in Europa. Sono (forse) cessati i pericoli, non si rischia più di essere uccisi, né di annegare nel Mediterraneo o soffocare in un camion, ma il viaggio deve continuare.

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La meta finale è infatti il ricco Nord Europa, la Terra Promessa dei diritti e delle opportunità. Ottenere lo status di rifugiato in Italia è invece una condanna, perché una volta ottenuti i documenti si viene praticamente abbandonati a se stessi, in un limbo di emarginazione dove l’assistenza serve solo a trascinarsi fino alla fine della giornata e non a crearsi un futuro di riscatto e dignità.

Il regista Paolo Martino, classe 1983, prosegue nella sua opera di documentazione dell’odissea dei rifugiati cominciata nel 2011 e culminata nel 2013 con il pluripremiato Just About My Fingers sulla condizione dei migranti in Grecia, altra terra da attraversare per raggiungere il sogno dell’Europa. È proprio in Grecia che Paolo conosce Rahell, due volte rifugiato perché fuggito dall’Iraq alla Siria dopo il massacro di Halabja nel 1988 ai danni della popolazione curda e poi dalla Siria ora dilaniata dalla guerra.
Rahell vorrebbe che il suo viaggio finisse in Svezia, dove vive parte della sua famiglia. E invece è bloccato in Italia, perché è qui che è stato registrato e gli sono state prese le impronte digitali.

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Ph – Slaveryfootprint.org

Così recita il regolamento di Dublino, che impone ai rifugiati di risiedere nel primo Paese d’ingresso nell’Unione Europa, solitamente l’Italia o la Grecia, per evidenti ragioni geografiche.

Ma “nessuno vuole rimanere qui”. Nessuno vuole stare in Italia, senza un alloggio decente, senza un adeguato sostegno economico, senza un programma di inserimento nel mondo del lavoro. L’Italia di Terra di Transito somiglia molto a una squallida sala d’attesa, nella quale Rahell ci guida per svelarci l’esistenza sospesa dei rifugiati, perché attraverso le loro storie ci facciano capire quale sia il costo umano del regolamento di Dublino.
Che siano registrate o meno, la strada di queste persone per l’obiettivo di una vita migliore passa per l’illegalità, per un viaggio in cui l’Italia è solo una tappa di passaggio verso il benessere della Scandinavia che accende i discorsi di tutti i personaggi del documentario.

Ma giungere in Nord Europa non sempre significa arrivare, perché nella generosa Svezia che Rahell vede nelle chiacchiere su Skype con la zia c’è il rischio di venire rimandati indietro nell’Italia dove l’accoglienza spesso si esaurisce in un documento.

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Ph – Slaveryfootprint.org

Terra di Transito ha il merito di mostrarci le colpe del sistema europeo, in cui gli Stati membri si scaricano reciprocamente addosso la responsabilità dell’accoglienza, laddove la questione andrebbe affrontata in maniera congiunta, garantendo degli standard comuni per l’assistenza ai rifugiati.
Una questione nota e ampiamente discussa – benché ostaggio di luoghi comuni e stereotipi – ma cui gli occhi di Rahell danno una nuova intensità. Più di tante dettagliate spiegazioni, questo mosaico di storie può aiutarci a prendere coscienza dell’importanza di riconoscere diritti a chi li chiede. Perché la terra è anche di chi la attraversa.

 

 

Terra di Transito è prodotto dall’Associazione ABuonDiritto (www.abuondiritto.it) in collaborazione con Luce Cinecittà e con il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International.
Per informazioni sulle prossime proiezioni in programma è possibile consultare la pagina Facebook (https://www.facebook.com/terraditransito). 

 


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